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MONDO

I leader del'Ue discutono di immigrazione e di Brexit

Renzi: "O siete solidali nel dare e nel prendere, oppure smettiamo noi di essere solidali"

Il premier attacca i Paesi dell'Est Europa che non sono disponibili ad accogliere i migranti: "Basta con le prese in giro". Sulla Brexit il presidente del Consiglio europeo Tusk spera di riconvocare i leader dei 28 per la firma dell'accordo questa mattina

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Bruxelles
Si è concluso a notte fonda il primo giorno di lavori del Consiglio europeo a Bruxelles e sembra ancora lontano un accordo sui due punti principali sull'agenda: la cosiddetta brexit, la richiesta di nuove concessioni da parte di Londra per rimanere nell'unione europea e la gestione dei flussi di migranti. Matteo Renzi ha parlato di piccoli passi avanti sul nodo immigrazione ma di passi indietro nella trattativa con Cameron.





Solidali nel dare e nel prendere
La solidarietà fra paesi Ue "non può essere solo nel prendere: o siete solidali nel dare e nel prendere oppure noi paesi contributori smettiamo di essere solidali". Questo avrebbe detto il presidente del Consiglio
Matteo Renzi durante la cena che i leader del'Unione europea hanno dedicato al problema dell'immigrazione. Renzi si riferiva ai paesi che ricevono molti fondi Ue ma non sono disponibili nell'accoglienza dei profughi, come quelli dell'Est Europa. "Basta con le prese in giro", avrebbe premesso Renzi, ricordando che l'Italia dice da un anno che il problema riguarda tutti e che inizia adesso la fase della programmazione dei fondi per il 2020. Secondo le stesse fonti, le parole del premier sarebbero state lodate dai Paesi fondatori, Francia e Germania. 

I lavori del Consiglio europeo a Bruxelles sono andati avanti fino a notte inoltrata con il negoziato tecnico affidato agli "sherpa". La discussione sui termini dell'accordo per la permanenza di Londra nell'Ue è stata forse più difficile e complessa del previsto, ma "non drammatica", ha riferito uno dei negoziatori.

Sarebbero ancora quattro i punti che non sono ancora stati risolti e che gli "sherpa" cercheranno di dirimere, dopo un cruciale incontro convocato dopo la cena fra il premier britannico David Cameron, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.

Il welfare, e in particolare gli assegni familiari per i cittadini Ue non britannici residenti nel Regno Unito, sarebbe uno dei nodi ancora da sciogliere. Cameron vorrebbe una introduzione graduale della parità con i "social benefit" pagati dallo Stato a questi "stranieri dell'Ue", per un periodo di sette anni prorogabili due volte per tre anni (13 anni in tutto), e un'indicizzazione dei pagamenti riferita a quelli analoghi che dà il paese d'origine dei migranti. Gli altri paesi, e la Commissione, non intendono andare oltre sette anni totali (4+2+1).

Il secondo nodo è quello su cui è forse più difficile per Cameron ottenere quello che chiede, o qualcosa che gli si avvicini. Si tratta di un meccanismo che garantisca gli interessi del Regno Unito e della City di Londra nelle future decisioni e nella gestione, da parte dell'Ue e dell'Eurozona nel campo dell'Unione bancaria, del mercato unico finanziario e dell'ulteriore integrazione in questi settori.

Il terzo punto riguarda la richiesta di Londra d'inserire delle modifiche che confermino l'accordo nei Trattati Ue la prossima volta che saranno emendati, senza tuttavia che ci sia bisogno di queste modifiche, nel frattempo, per attuare comunque quanto prevede l'accordo stesso. Il Belgio si oppone a questa formulazione.

Infine il quarto punto, vede il Belgio, più di altri, ad opporsi anche all'altra formulazione relativa all'esenzione, concessa alla Gran Bretagna, dalla parte del Trattato Ue che impegna tutti i suoi Stati membri a una "unione sempre più stretta" ("ever closer union").

Tusk spera di poter riconvocare i leader dei Ventotto per la firma dell'accordo questa mattina.