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ITALIA

La sentenza del Tribunale di Torino

Maestra perse lavoro dopo video, tre condanne

Condannate la dirigente scolastica, una collega e la mamma di un'alunna

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Un anno e un mese alla dirigente scolastica di un asilo del Torinese e un anno alla mamma di un'alunna. Sono le condanne decise dal Tribunale di Torino al processo sul caso di revenge porn (all'epoca dei fatti non ancora reato in Italia, lo è da agosto 2019), che ha come protagonista una maestra d'asilo del Torinese.

La donna, secondo la ricostruzione della procura, fu costretta a dimettersi dal suo incarico dopo la diffusione di alcune immagini a sfondo sessuale che aveva inviato al fidanzato dell'epoca. Quest'ultimo le aveva condivise con i compagni di calcetto, fra cui il papà di una bimba iscritta all'asilo in cui insegnava la vittima. A finire sul banco degli imputati, la dirigente scolastica dell'asilo che, dopo essere venuta a conoscenza delle immagini avrebbe costretto l'insegnante a dimettersi, e la mamma della bambina dell'asilo, moglie del compagno di calcetto dell'ex fidanzato (quest'ultimo nel frattempo ha ottenuto la messa alla prova), che avrebbe diffuso i contenuti erotici.

Il pm Chiara Canepa aveva chiesto una condanna a 14 mesi per la direttrice dell'istituto e a 12 mesi per la madre della bimba sostenendo, in particolare, che la direttrice "l'ha costretta ad allontanarsi dall'asilo di fronte alle altre insegnanti" e successivamente "ha informato alcuni genitori che la ragazza era protagonista di video porno". In abbreviato è stato assolto il papà dell'alunna e marito della donna imputata, mentre un'altra maestra è stata condannata a 8 mesi per violazione della privacy.

"E' una sentenza importante perché ha indubbiamente dei risvolti anche sociali". Così Dario Cutaia, uno dei difensori della maestra d'asilo costretta a lasciare il lavoro dopo che l'ex fidanzato in una chat aveva diffuso a sua insaputa foto osé. "Nessuna persona e le donne tanto meno - aggiunge il legale - debbono essere giudicate, e si spera che questo sia un tassello importante per dimostrarlo, per quello che fanno nel proprio intimo, in camera da  letto". "Se uno è bravo e capace deve essere valutato per quello, non esistono più le lettere scarlatte", conclude.

"Sono soddisfatta di questa sentenza e che dopo anni la verità è venuta fuori, anche se non mi sento risarcita a livello personale", ha commentato la maestra, vittima di revenge porn, dopo le condanne inflitte alla dirigente scolastica del plesso, a una collega maestra e alla mamma di un'alunna. "Non ho ancora trovato lavoro ma il mio obiettivo è tornare a insegnare in un asilo - ha aggiunto - non provo rancore, non sono io che devo perdonarli, la mattina mi alzo e ho la coscienza pulita. Questa storia è stata raccontata fin troppo bene, senza molti dettagli, le scuse posso anche accettarle ma non me ne faccio niente".