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POLITICA

Ddl Boschi

Riforme, Bersani plaude all'apertura di Renzi: "Bene, cambiamento sia nell'articolo 2"

Per compattare la minoranza dem si pensa a modificare il comma 5 dell'articolo 2, già rivisto a Montecitorio rispetto alla prima lettura di Palazzo Madama. Al centro del confronto l'elettività diretta o meno dei futuri senatori. Il Pd dopo gli attacchi del M5S: "Sono loro gli assenti in aula"

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"Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa. La questione di fondo è semplice: bisogna che in modo inequivocabile i cittadini-elettori decidano e questo può essere solo affermato dentro l'articolo 2". Risponde così Pierluigi Bersani, attraverso un post su Facebook, all'apertura sul ddl Boschi arrivata ieri dal premier Matteo Renzi.

Premier che dopo che in Aula a palazzo Madama erano state respinte le pregiudiziali sul ddl aveva detto: "Una volta chiarito che la riforma in aula comunque ha i numeri per passare, si può ragionare".

"E' su questo - si chiede l'ex segretario Pd - che si vuole ragionare seppur chirurgicamente? Ebbene, se è così lo si faccia con chiarezza e semplicità. Con la consapevolezza, cioè, che ambiguità, tatticismo, giochi di parole potrebbero solo aggravare una situazione già complicata".

All'approdo del Ddl Boschi in Aula al Senato, ieri, la maggioranza ha tenuto: 171 i voti contrari alla questioni di pregiudizialità presentate dalle opposizioni, otto gli astenuti, che al Senato valgono come voti contrari, 86 i sì. Il dialogo tra maggioranza e minoranza dem riparte da qui.

L'intenzione del premier e segretario Matteo Renzi è quella di "blindare" la parte del ddl Boschi approvata in conformità a Montecitorio e concedere un'apertura su alcuni punti già modificati proprio nel passaggio alla Camera, rispetto alla prima lettura a Palazzo Madama. E negli auspici la tempistica è comunque chiara: approvazione del Ddl al Senato entro ottobre, secondo passaggio alla Camera a gennaio, referendum entro l'autunno 2016. Potrebbe essere così rivisto il comma 5 dell'articolo 2. In modo tale che i membri del nuovo Senato siano scelti tra i consiglieri regionali più votati o da un apposito listino. Sarebbe così superata la questione dell'elettività indiretta dei Senatori. Altre modifiche sarebbero possibili su alcune funzioni della "Camera delle autonomie" e sull'elezione dei giudici della Corte Costituzionale.

"E' impossibile che il Pd, la più vasta e radicata comunità politica del Paese, non sia in grado di applicare al proprio dibattito interno il principio di razionalità politica e giungere ad una decisione comune. Sono convinta che ci siano tutte le condizioni e la Direzione del Pd di lunedì è un passaggio importante, per  arrivare a scrivere una buona riforma costituzionale e del Senato con una ampia condivisone nel mio partito, nella maggioranza e nell'aula di Palazzo Madama". Sono le parole della presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro. "Lavorando nel solco dei regolamenti, senza stravolgere il lavoro fin qui svolto, si può lavorare per rendere più efficienti le funzioni del Senato che deve essere espressione delle istituzioni territoriali, sul protagonismo del Senato nell'espressione degli organi di garanzia, sul pieno coinvolgimento dei cittadini nel procedimento per la composizione del Senato. Mi sembra che questi siano alcuni dei temi su cui  il lavoro dell'aula e la proposta emendativa, che mi auguro sia un contributo importante per migliorare il testo uscito dalla Camera, possono agire per portare a compimento quella riforma del bicameralismo da tanti e da tanto tempo invocata", conclude.

E stamattina era stato Roberto Speranza, deputato del Pd, in un'intervista a DiMattina diRainews24 a dire che "in direzione Pd", lunedì prossimo, "non servono contese muscolari". Al centro delle sue dichiarazioni, il nodo della riforma costituzionale che riguarda il nuovo Senato e quella direzione di partito convocata nei giorni scorsi dal premier-segretario dem proprio nel bel mezzo della discussione sul disegno di legge Boschi . "Se in direzione ci sarà un voto ne prenderemo atto, ma - ha sottolineato l'ex capogruppo Pd a Montecitorio, esponente della minoranza interna al partito - chiaramente un voto in direzione non può essere vincolante in una materia costituzionale, lo stesso Matteo Renzi ha detto che non ci può essere disciplina di partito sulla Costituzione".

Intanto, mentre in aula prosegue la discussione sul ddl Boschi, il Pd denuncia l'assenza dei senatori del M5s che soltanto ieri avevano attaccato "i parlamentari in fuga con i trolley già pronti per il week end" nonostante il nuovo calendario d'esame presupponesse un allungamento dei lavori anche a oggi.