Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Ruby-il-giorno-della-sentenza-A-Milano-Berlusconi-rischia-estinzione-politica-f535f4c9-9c03-4bc5-9b54-011bb1fb8b51.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Processo d'appello

Ruby, il giorno della sentenza. A Milano Berlusconi rischia l'estinzione politica

E' attesa per oggi la sentenza d'appello del processo Ruby in cui l'ex premier è accusato di concussione e prostituzione minorile. L'accusa ha chiesto la conferma della condanna a 7 anni. Condanna che se venisse confermata oggi e poi in Cassazione porterebbe a 10 gli anni che Berlusconi deve scontare

Condividi
Silvio Berlusconi e Ruby
E' attesa per il primo pomeriggio di oggi la sentenza d'appello sul caso Ruby. L’accusa ha chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado a Silvio Berlusconi, cioè 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile, e l’ex premier rischia, qualora la condanna fosse confermata oggi e poi anche in Cassazione, di dover scontare una pena complessiva di quasi 10 anni. Se venisse infatti condannato in via definitiva anche in questo procedimento, il leader di Forza Italia perderebbe il beneficio dell’indulto che gli ha “abbonato” 3 anni della sentenza Mediaset. Uno scenario che preoccupa e non poco Berlusconi ed i suoi legali che, sostenendo che l’ex premier non fosse a conoscenza della minore età della giovane marocchina e fosse realmente convinto della sua parentela con Mubarak, hanno in ogni caso chiesto per il loro assistito l’assoluzione. E la sentenza potrebbe avere conseguenze anche sul piano politico e sul delicato fronte delle riforme. Non è infatti un mistero che almeno parte della strategia politica dell'ex premier sia figlia delle vicende giudiziarie del leader di Forza Italia.
 
Le richieste dell’accusa
“Pena severa ma giusta”. Con questa considerazione il sostituto pg di Milano, Piero De Petris, ha chiesto la conferma dei 7 anni di carcere comminati a Berlusconi in primo grado per concussione e prostituzione minorile.
Venerdì scorso, nel chiedere la conferma della sentenza dei giudici della quarta sezione penale emessa poco più di un anno fa, il 24 giugno 2013, il pg De Petris era partito dalla ricostruzione dell'ormai famosa notte in Questura tra il 27 e il 28 maggio del 2010, quando la 17enne Ruby, portata in via Fatebenefratelli perché sospettata di furto, venne rilasciata dopo una telefonata dell'ex premier e affidata all'allora consigliere regionale Nicole Minetti. Secondo il pg, Berlusconi avrebbe fatto pressioni sul capo di Gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, e “a cascata” sul funzionario Giorgia Iafrate, al punto da "ordinare" loro con una "minaccia implicita", e intimidendoli, la consegna della giovane marocchina. Quanto al reato di prostituzione minorile, poi, per il pg "è certa l'attività di meretricio della minorenne" a Villa San Martino, tra il settembre 2009 e il maggio 2010, e anche altrove.
 
E quelle della difesa
La difesa, invece, con i professori Franco Coppi e Filippo Dinacci, ha chiesto l'assoluzione per insussistenza dei fatti contestati, puntando però anche su tutta una serie di questioni processuali, tra cui l'inutilizzabilità delle intercettazioni, che potrebbero portare all'annullamento o alla riforma della sentenza del Tribunale.
Per la Difesa la condanna di primo grado è basata solo su "opinioni" e su "congetture che servono solo a puntellare prove inesistenti". Nei confronti di Ostuni ci fu solo una "mera sollecitazione" e poi, secondo i legali, c'è un "dato insuperabile": la stessa Ruby ha sempre negato di aver fatto sesso con l'allora presidente del Consiglio.
 
Lo scenario che preoccupa Berlusconi
Se dovesse arrivare la conferma dei 7 anni, o comunque una condanna a una pena più bassa, e il verdetto poi dovesse reggere anche in Cassazione (l'udienza potrebbe tenersi tra l'estate e l'autunno 2015), per Berlusconi, in base alla legge, “rivivrebbero” anche i tre anni della sentenza Mediaset cancellati dall'indulto. Rischia in ipotesi, dunque, un cumulo pena delle due sentenze di 10 anni. Pena che, in base all'articolo 47 ter del codice di procedura penale, avrebbe la possibilità di scontare in detenzione domiciliare e non in carcere, perché ultrasettantenne, ma che comunque ne segnerebbe la degnerebbe la definitiva uscita dal panorama politico.