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ITALIA

Nuovi raccapriccianti particolari nell'ordinanza di convalida del fermo

Sara già aggredita da Paduano una settimana prima dell'omicidio

Paduano aveva assistito a un bacio fra la ragazza e il suo nuovo fidanzato e in quell'occasione "aveva assicurato che, in qualche modo, gliela avrebbe fatta pagare"

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Sara Di Pietrantonio e Vincenzo Paduano in una foto tratta dal profilo Facebook della ragazza
Nell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, scritta dal gip emergono nuovi raccapriccianti episodi che hanno riguardato la morte di Sara Di Pietrantonio, la ragazza uccisa dall'ex fidanzato, Vincenzo Paduano, a Roma.

Dal racconto di un'amica di Sara, che aveva raccolto le confidenze della vittima, è emerso che Vincenzo aveva assistito a un bacio fra la ragazza e il suo nuovo fidanzato e in quell'occasione "aveva assicurato che, in qualche modo, gliela avrebbe fatta pagare". L'amica ha anche riferito che Sara "aveva di recente cambiato password di accesso a Facebook augurandosi che Vincenzo, esperto di informatica, non riuscisse ad azzeccare anche quella".

Anche lo stesso Paduano ha descritto agli inquirenti "quanto accaduto la settimana precedente" quando, si legge nell'ordinanza, "non ricevendo risposta da Sara ai suoi messaggi, l'aveva raggiunta trovandola in compagnia" del nuovo fidanzato e, "con forza, strattonandola per un braccio l'aveva costretta a parlare con lui, fatto che, come dichiaratogli dalla stessa Sara, le aveva generato uno stato di agitazione".

Sara si era confidata con la madre
Poche ore prima del delitto, Sara si sarebbe confidata con la madre. La sera del 28 maggio Vincenzo Paduano si era recato a casa della ragazza e subito dopo l'incontro la donna aveva parlato con la figlia complimentandosi per "la pazienza e la maturità dimostrata nell'affrontare il suo ex fidanzato". Sara a quel punto aveva risposto che "Vincenzo stava soffrendo ed era una brava persona".

L'interrogatorio di Paduano, una ricostruzione confusa
Paduano poi ha spiegato anche perché quella sera aveva lasciato sul posto di lavoro il telefono in carica. L'ho fatto, ha detto, "per non avere la tentazione di controllare gli accessi di Sara". La versione, però, non avrebbe convinto il gip. Nell'nell'ordinanza di custodia cautelare si legge: "Assume rilievo - si ritiene - la circostanza che Vincenzo Paduano abbia dapprima lasciato in un ufficio il suo telefono cellulare e ciò al fine evidente di non essere 'tracciabile' e abbia poi lucidamente creato un'apparenza di normalità rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrando a casa".

Durante l'interrogatorio davanti ai magistrati e agli investigatori, in base a quanto scrive il gip nell'ordinanza di convalida del fermo, Paduano ha affermato: "Non l'ho aggredita. Sara è scappata dalla macchina perché avevo già aperto la bottiglietta e l'avevo versata in macchina. Io le sono corso dietro. Non ho usato l'accendino. Non l'ho fatto apposta. Non era mia intenzione. Abbiamo litigato. Non ho capito niente. Volevo spaventarla. Sono un mostro". Poi nella sua ricostruzione di ciò che è accaduto quella drammatica notte, ha detto: "Sono giorni che penso a cosa possa essere successo, mi sono stati prospettati vari scenari ed altri me li sono figurati. Le versioni delle quali parlo sono ipotesi, ma non sono ancorate a dati reali, io non ricordo nulla". Insomma una ricostruzione dei fatti assolutamente confusa e vaga: "Ero al lavoro, poi a tarda notte verso le 3 sono andato sotto casa di Alessandro; poi Sara è tornata e in quel momento devo essere andato a intercettarla con la macchina, ma non ricordo bene. Io fino alla mattina dell'episodio non ero cosciente e consapevole di quello che era successo. Più passava il tempo e più mi venivano forniti dettagli che mi indicavano come responsabile e a me tornavano in mente ricordi. Ho in mente due o tre versioni, ma non so se una delle tre è vera. Una che credo sia la più plausibile è che dopo averla bagnata in macchina, devo essermi acceso una sigaretta. Eravamo entrambi nella macchina di lei. Voglio precisare che sino all'arrivo sotto l'abitazione di Alessandro io ho un'immagine abbastanza chiara di quanto accaduto, dopo non so piu'". E ancora: "Mi hanno detto che ho tagliato io la strada a Sara, mi hanno detto che potrei averla pestata di botte, che potrei averla strangolata ed essere tornato poi in un secondo momento. Mi hanno detto questa cosa della sigaretta ma io sinceramente ci ho messo un po' anche a capire che il corpo fosse distante dalla macchina, nella descrizione della scena che mi hanno fatto in commissariato".

Per il gip, Paduano ha cercato di non essere 'tracciabile' 
Per il gip Paola Della Monica, "Vincenzo Paduano si è allontanato dal luogo in cui sono avvenuti i fatti e ha creato le condizioni per impedire che si potesse risalire alla sua presenza nei luoghi" e poi assume rilievo la circostanza che il vigilante "abbia dapprima lasciato in ufficio il suo telefono cellulare e ciò al fine evidente di non essere 'tracciabile' e abbia, poi, lucidamente creato un'apparenza di normalità rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrato a casa. Assume altresì rilievo il fatto che Paduano - spiega ancora il giudice - non abbia avuto neppure un attimo di ripensamento sia quando ha lasciato il corpo, in fiamme, della ragazza, sia in seguito".

Intanto gli investigatori proseguono a fare altri accertamenti ed esami tecnici che riguardano l'autopsia, in particolare esami del sangue e dei polmoni della vittima per stabilire se quando le fu dato fuoco fosse o meno già morta.

Il gip non contesta la premeditazione ma ravvisa l'aggravante dei motivi abietti e futili
Al momento comunque non viene contestata la premeditazione ma il gip Paola Della Monica ha ravvisato l'aggravante dei motivi abietti e futili, già contestata dalla Procura. "Le modalità del fatto e la sproporzione fra la situazione oggettiva, aver trovato la fidanzata oramai lasciata da oltre un mese in compagnia di un altro ragazzo, e la reazione, resa evidente dalla tragica fine della donna, porta a ritenere - ha concluso il gip - che la gelosia, certamente causa scatenante, sia stata l'occasione per la manifestazione di una volontà punitiva nei confronti della vittima assolutamente ingiustificabile".