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MONDO

Attacco chimico in Siria, il MIT di Boston smentisce Obama: "Non fu Assad ma i ribelli"

Report del Mas­sa­chus­setts Insti­tute of Tech­no­logy su quanto accaduto nel piccolo centro non molto lontano dalla capitale Damasco. Per la Casa Bianca la responsabilità era di Assad ma per due studiosi di Boston il punto da cui è partito un missile è nell'area controllata dai jihadisti

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Attacchi in Siria
Boston (Stati Uniti)
Anche il Mas­sa­chus­setts Insti­tute of Tech­no­logy mette in dubbio la versione dell’amministrazione Obama sull’attacco chimico di Ghouta, in Siria, il 21 agosto scorso.
Il MIT infatti ha pubblicato un nuovo rapporto dal titolo ‘Le pos­si­bili impli­ca­zioni degli errori dell’intelligence sta­tu­ni­tense riguardo all’attacco al gas ner­vino del 21 ago­sto 2013’ che contraddice nei dettagli il governo statunitense. In quella occasione infatti la Casa Bianca aveva indicato il presidente Assad come responsabile dell’attacco ma Richard Lloyd (ex ispet­tore Onu sugli arma­menti) e Theo­dore Postol (docente di Scienza, Tecnologia e Sicurezza Nazionale Politica) sono giunti a conclusioni diverse.

Per i due studiosi infatti la git­tata del mis­sile rudi­men­tale tro­vato dagli ispet­tori Onu non poteva essere supe­riore ai due chi­lo­me­tri e considerando la mappa delle forze in campo sul territorio siriano in possesso di Washington il 30 agosto, il punto da cui era partito il missile si trovava nelle aree controllate dai ribelli jihadisti che stanno combattendo Assad.

Un risultato che conferma, secondo Lloyd e Postol, la possibilità che parte dell’amministrazione americana volesse utilizzare delle informazioni ‘sbagliate’ per convincere il Congresso ad autorizzare un intervento militare contro il governo di Damasco. A settembre infatti si era arrivati ad un passo dai bombardamenti ma poi la proposta russa sulla consegna alla comunità internazionale dell’arsenale chimico di Assad aveva fermato Obama e lasciato spazio alla diplomazia.

Certo è che il documento del MIT fornisce un’informazione in più rispetto al rapporto finale delle Nazioni Unite sulle armi chimiche in Siria consegnato al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon lo scorso dicembre. Per gli ispettori guidati dallo svedese Ake Sellstrom infatti, a Ghouta è stato riscontrato l'uso di armi chimiche (in particolare gas sarin) "su scala relativamente larga nei confronti dei civili, tra cui bambini” ma nella relazione nessuna indicazione dei responsabili perché questo compito era escluso dal mandato degli esperti.