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MONDO

Renzi: "Non ha senso parlarne"

Siria, vertice Ue: niente sanzioni alla Russia

Scompaiono dal documento finale del Consiglio europeo che si chiuderà oggi a Bruxelles i riferimenti a possibili sanzioni contro la Russia motivati dal ruolo di Mosca nella crisi siriana

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I leader dell'Unione europea hanno deciso di non imporre sanzioni alla Russia per i bombardamenti ad Aleppo, anche se hanno avvisato Mosca che l'opzione rimane sul tavolo se continuano i massacri. L'ipotesi, che era nella bozza del testo finale, è sparita in extremis grazie alla ferma opposizione dell'Italia che, secondo fonti europee, ha lavorato in questo senso insieme alla responsabile per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini.


Renzi: "Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia"
"Credo che non avesse senso inserire anche qui un riferimento alle sanzioni", ha detto al termine della cena a porte chiuse il premier, Matteo Renzi. "Bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si faccia un accordo in Siria, ma è difficile che questo abbia a che vedere con ulteriori sanzioni alla Russia".  Nel vertice europeo, ha detto Renzi, sono emerse "due posizioni diverse" sulla Russia. "La prima è la posizione di chi oggi ha parlato di nuovo di sanzioni legate al dossier Ucraina perché ieri c'è stato il vertice in formato Normandia a Berlino" ma, ha sottolineato il premier, "questo argomento sarà ripreso alla scadenza delle sanzioni che sarà a gennaio 2017". "Rispetto al tema della Siria - ha  proseguito - tutti noi siamo preoccupati ed abbiamo approvato un documento che richiama l'esigenza di arrivare ad un accordo per una tregua vera e al processo di transizione politica che da tempo aspettiamo. Ma io credo che non abbia senso inserire anche qui un riferimento alle sanzioni".  "Del resto - ha concluso Renzi - questa posizione è la stessa posizione che i ministri degli esteri hanno approvato lunedì. Quindi credo che le espressioni che sono state trovate nel documento finale sono concordi nel dire che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria. Difficile immaginare che questo abbia a che vedere con ulteriori sanzioni alla Russia". 

La condanna degli attacchi ad Aleppo 
L'Unione europea - si legge dunque nel testo finale approvato dai 28 capi di Stato e di governo Ue - condanna con forza gli attacchi da parte del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, su civili ad Aleppo; li richiama a mettere fine alle atrocità e a fare passi urgenti per assicurare l'accesso umanitario senza ostacoli ad Aleppo e alle altre parti del paese. Il Consiglio chiede inoltre la cessazione immediata delle ostilità e il ripristino di un processo politico credibile sotto gli auspici dell'Onu. I responsabili delle violazioni della legge umanitaria internazionale e dei diritti umani devono essere portati a giudizio. E l'Ue -conclude il testo-  sta considerando tutte le opzioni disponibili, se le attuali atrocità continuano".   Francia, germania e Gran Bretagna in primis ma anche altri Paesi avrebbero voluto un esplicito riferimento a possibili sanzioni, che infatti era contenuto nel testo provvisorio, e lo stesso presidente Donald Tusk non aveva escluso tale opzione prima dell'inizio della riunione: Tutti i leader europei sono "molto preoccupati" sulla situazione in Siria e l'emergenza di Aleppo e per questo hanno "approvato un documento che richiama l'esigenza di arrivare il più velocemente possibile a un accordo, a una tregua vera e al processo di transizione politica che da tempo aspettiamo".   L'Italia è sempre stata fra i Paesi che non condividono l'ipotesi di sanzioni, perché le ritiene inadeguate a tenere aperto il processo politico che deve portare alla soluzione della crisi siriana.

Renzi: "Niente bilaterale con Juncker ma passi avanti"
I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno avuto ieri sera "una discussione molto seria e molto ampia" durante il Consiglio europeo che continua anche oggi  a Bruxelles, in particolare sul tema dell'immigrazione, dove "a livello di parole si è fatto un passo in avanti", ma "più che le parole servono i fatti". Lo ha affermato il premier italiano Matteo Renzi ieri notte al termine della prima giornata dei lavori del vertice. "Bene la discussione sull'immigrazione, ma noi continuiamo a dire che più che le parole servono i fatti", ha osservato il premier con un chiaro riferimento al rifiuto di diversi Stati membri di accogliere la quota loro assegnata di rifugiati provenienti da Italia e Grecia, attuando la decisione Ue sui "ricollocamenti" Con un riferimento implicito alle richieste italiane alla Commissione europea di applicare la clausola di flessibilità per il deficit pubblico superiore al previsto nella manovra finanziaria per il 2017, in gran parte a causa della spesa per la gestione dell'emergenza migratoria, Renzi ha detto di non aver avuto alcun incontro bilaterale con il capo dell'Esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, ma ha sottolineato il riconoscimento, da parte del Consiglio europeo, del "contributo anche economico" da parte dei governi, come quello italiano, in prima linea nella crisi.