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MONDO

Tensione alle stelle

Turchia, 49 arresti ad Istanbul tra chi protestava per la strage di Suruc

Per alcune ore nel paese di Erdogan bloccato Twitter, il social network obbligato ad oscurare le immagini dell'attentato. Nelle manifestazioni spuntano le armi

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Le forze di sicurezza turche hanno arrestato un totale di 49 persone durante diverse manifestazioni di protesta che si sono svolte ad Istanbul per l'attentato kamikaze di lunedì a Suruc, al confine con la Siria, in cui sono morte 32 persone. Lo riferiscono media locali che riportano anche le immagini di alcuni manifestanti armati. Ed intanto per alcune ore nel paese del premier Recep Tayyip Erdogan è stato bloccato l'accesso a Twitter, blocco imposto per limitare e bloccare la diffusione delle immagini dell'attentato al confine con la Siria.

Gli scontri
Gli scontri più duri si sono verificati ieri sera nella zona asiatica di Kadikoy, dove la polizia ha disperso le proteste con lacrimogeni e cannoni ad acqua, arrestando 11 manifestanti. Secondo l'agenzia di stampa statale Anadolu, nei vari interventi delle forze di sicurezza sono anche stati sequestrati alcune armi e munizioni e 203 cocktail molotov.

Le armi
Stanno suscitando allarmi e polemiche in Turchia le immagini di alcuni manifestanti armati e con volto coperto ai funerali di alcune delle vittime della strage, tenutisi ieri nel quartiere di Sultangazi a Istanbul. Le foto, diffuse dai media locali, mostrano alcune persone che imbracciano kalashnikov e pistole tra le centinaia che partecipavano alla cerimonia funebre per Ismet Seker e Cemil Yildiz. Secondo testimoni, uno di loro avrebbe anche sparato alcuni colpi di kalashnikov in aria. Nello stesso quartiere ieri mattina alcuni colpi d'arma da fuoco erano stati sparati contro una centrale di polizia da assalitori non ancora identificati.

Il blocco di Twitter
La magistratura turca ha bloccato Twitter e vietato la pubblicazione di foto e video relative all'attentato suicida di due giorni fa a Suruc. I tribunali in Turchia possono infatti proibire la diffusione di immagini e informazioni relative a situazioni di crisi che investono il Paese. Il blocco è durato alcune ore ed è stato revocato solo dopo che il gigante dei social media ha applicato le misure decise da un tribunale che aveva vietato la pubblicazione sui siti e sui social di immagini esplicite dell'attentato.

Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa 'Anadolu', il giudice di pace della cittadina al confine con la Siria aveva così disposto "a partire dal 22 luglio" il divieto di pubblicazione di "materiale relativo all'attacco terroristico da parte di televisioni e giornali". Congelato anche l'accesso alle immagini diffuse via Internet. Stando al quotidiano 'Hurriyet', inoltre, nell'arco di quattro ore il medesimo giudice ha intimato la rimozione da Twitter di 107 post sull'argomento, anche se in concreto l'operazione è stata portata a compimento nel tempo stabilito solo per metà, con la cancellazione di cinquanta messaggi. I rimanenti 57 sono stati eliminati solo in seguito, insieme alle foto e ai video collegati all'hashtag #suructakatliamvar, super-cliccato in seguito alla carneficina dell'altroieri.

#TwitterBlockinTurkey
Subito dopo bandito un altro hashtag, #TwitterBlockinTurkey, divenuto nel frattempo uno dei più popolari sul web. In base ai dati forniti sempre da 'Hurriyet', dal 2010 al 2014 mass e social media turchi sono stati destinatari di oltre centocinquanta 'ordini di non pubblicazione' relativi alla morte di civili, a casi di corruzione, alla diffusione del contenuto di intercettazioni, alle tragedie nelle miniere di Soma ed Ermenek, e persino in occasione della 'calciopoli' locale.

I precedenti
Lo scorso marzo, su richiesta del presidente Recep Tayyip Erdogan, l'accesso a Twitter fu bloccato da un tribunale di Ankara: provvedimento poi annullato dalla Corte Costituzionale per violazione dei diritti dei cittadini. Il 'blocco delle pubblicazioni' disposto oggi era stato preceduto di 24 ore dal divieto di manifestazioni, comizi e assembramenti emesso da Izzettin Kucuk, prefetto della provincia sud-orientale di Sanliurfa ove si trova Suruc, e valido sull'intero territorio.