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MONDO

Dopo il golpe del 15 luglio

Licenziati in tronco 51mila dipendenti pubblici: l'epurazione di massa della Turchia di Erdogan

Circa 8mila membri del personale di sicurezza e oltre 2.346 accademici sono stati sospesi in Turchia dai loro incarichi, nell'ambito delle purghe legate al fallito golpe di metà luglio.  Ankara ha rimosso 80mila persone dagli incarichi pubblici e arrestato molti di essi, accusandoli di legami con i golpisti. La Gazzetta ufficiale ha riferito che i giudici e i procuratori in pensione potranno tornare ai loro incarichi, se faranno richiesta nei prossimi due mesi

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Sono quasi 51.000 dipendenti pubblici licenziati in Turchia nell'ambito della colossale epurazione scattata dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso.

Un decreto pubblicato nelle ultime ore sulla Gazzetta Ufficiale turca annuncia licenziamenti per 50.589 dipendenti pubblici, comprese migliaia di insegnanti e accademici, tutti colpiti anche dal divieto di poter tornare in futuro a lavorare nelle istituzioni.

"Le purghe continueranno", ha scritto nella notte su Twitter il vice premier Nurettin Canikli.    






Il ministero dell'Istruzione è il più colpito dal provvedimento con 28.163 dipendenti licenziati, per lo più insegnanti.

Il decreto, come riporta il portale Turkish Minute, ufficializza anche il congedo dal servizio per 7.669 poliziotti e 323 uomini della gendarmeria.

Colpiti dai licenziamenti di massa anche il Consiglio per l'istruzione superiore (Yok, responsabile per le università), con 2.346 licenziamenti, e i ministeri della Sanità e delle Finanze, dove sono rispettivamente 2.018 e 829 i dipendenti costretti a lasciare l'incarico. Al ministero dell'Agricoltura le purghe colpiscono 733 dipendenti e sono 1.519 gli impiegati della Direzione Affari religiosi costretti a lasciare.      

Devono abbandonare definitivamente l'incarico 24 governatori e 102 vice governatori. Il decreto, che riguarda anche altri uffici pubblici, prevede inoltre che le autorità possano ritirare il passaporto alle oltre 50mila persone colpite dal provvedimento, tutte accusate di legami con il movimento dell'imam Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara l'ispiratore del fallito golpe.