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La relazione del colosso delle informazioni

Vodafone, Italia al primo posto per le intercettazioni

Il nostro Paese di gran lunga in testa per le intercettazioni legali. Secondo gli esperti scontiamo la presenza della criminalità organizzata

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Oltre 600.000 richieste di dati alla Vodafone in un anno: è l'Italia a guidare la classifica dei 29 Paesi "intercettati" attraverso il più grande gruppo al mondo di telefonia mobile, che oggi ha rivelato l'esistenza di un sistema di sorveglianza di massa e, in alcuni Paesi, senza bisogno di autorizzazione, che va oltre anche quello dell'americana Nsa rivelato da Edward Snowden.
Tutte "legali" le 605.601 richieste di accesso ai tabulati avanzate alla Vodafone in Italia ma guardando la tabella pubblicata dal quotidiano britannico Guardian, che si riferisce al 2013, colpisce la distanza tra il nostro Paese e la Francia, dove le richieste sono state solo tre. Non solo, i numeri si riferiscono solo ai dati di Vodafone ma considerando anche tutti gli altri operatori attivi in Italia la cifra potrebbe addirittura raddoppiare, dicono gli esperti, che attribuiscono alla presenza di mafia e camorra la necessità di una maggiore intrusione da parte della polizia da noi rispetto ad altri Paesi.

Il Belpaese sconta probabilmente la specificità della sua criminalità organizzata, ma sono anche i numerosi casi di corruzione (come si vede in questi giorni con l'inchiesta sul Mose) a portare i magistrati a ricorrere allo strumento del massiccio controllo telefonico degli indagati. Assai limitata è invece l'attività di monitoraggio telefonico messa in atto dall'intelligence.
Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2011, le intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria sono costate 260 milioni di euro. Uno studio dell'Eurispes parla di ben 181 milioni di intercettazioni eseguite in Italia ogni anno; un fenomeno cresciuto del 22,6% tra il 2006 ed il 2010. Sempre nel 2010 i 'bersagli' intercettati sono stati 139.051. I distretti giudiziari dove la pratica è più attuata sono Napoli (21.427 bersagli), Milano (15.467), Roma (11.396), Reggio Calabria (9.358) e Palermo (8.979).

L'altra fonte di intercettazioni legali è quella dei servizi segreti. Ma in questo caso sono molto poche: solo 12 nel 2013, tutte autorizzate dal procuratore generale della Corte d'appello di Roma, Luigi Ciampoli, l'unica autorità che ha il potere di dare l'ok. La legge consente infatti anche agli 007 di eseguire intercettazioni quando ciò sia ritenuto indispensabile "per l'espletamento delle attività loro demandate", previa autorizzazione della Procura Generale della Corte d'Appello di Roma, l'ufficio presso cui convergono le richieste da parte degli agenti dell'intelligence su tutto il territorio nazionale.

I servizi italiani non partecipano poi ai programmi di spionaggio - come quelli della Nsa americana o del Gchq britannico - che prevedono un accesso diretto ai cavi a fibra ottica che attraversano il pianeta.

Il garante della Privacy: " Intollerabile sorveglianza massiva"
"Non è tollerabile che i governi svolgano un'opera di sorveglianza così massiva, generalizzata ed indiscriminata come quella rivelata dal Rapporto Vodafone. Così come non è accettabile che i governi accedano direttamente alle telefonate dei cittadini, al di fuori delle garanzie previste dalla legge e senza un provvedimento della magistratura. E questo vale innanzitutto per i Paesi europei dove vige un ordinamento rispettoso dei diritti fondamentali delle persone" è stata la reazione di Antonello Soro, presidente dell'Autorità Garante per la privacy, commentando il rapporto Vodafone.