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ECONOMIA

Crisi e occupazione

Alitalia, Giovannini: intesa possibile a breve. Fonti Ue: molto ancora da fare

Secondo fonti della Commissione europea pesano gli stessi problemi di sempre. Gli ultimi faticosi 20 anni dell'ex compagnia di bandiera

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Per il decollo di Ita "è importante partire col piede giusto con un piano industriale per crescere, non per mantenere i livelli di partenza".

Lo ha detto il Ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini a Restart, in onda questa sera su Rai2 - secondo quanto riporta una nota della trasmissione. Sulla possibilità di partire anche senza l'ok di Bruxelles, Giovannini ha frenato: "Sarebbe una scelta di ultima spiaggia. Come ha detto oggi il ministro Giorgetti nell'incontro con i sindacati, noi analizziamo il piano A e il piano B, ma crediamo che sia possibile arrivare a questo accordo in tempi brevi".

Il decollo di Ita "è oggetto delle nostre discussione anche di queste ore con la Commissione europea. Il Governo è impegnato notte e giorno per tentare di chiudere la trattativa anche perché il fattore tempo è cruciale. In vista della ripresa dei traffici, abbiamo bisogno di una compagnia capace di sfruttare questo vento favorevole", ha detto Giovannini. 

Ma per la Commissione europea c'è ancora 'molto lavoro da fare' per trovare un punto di incontro sul caso Alitalia. Secondo fonti Ue sul tavolo ci sono gli stessi problemi di sempre: il perimetro dell'attività della nuova compagnia aerea, il marchio, gli slot in rapporto alla dimensione della flotta aerea, i caratteri della discontinuità economica tra Alitalia e Ita sui quali Bruxelles attende nuovi chiarimenti. Le discussioni proseguono sempre a livello tecnico e per ora non è programmato un incontro della commissaria Vestager e i ministri italiani che seguono il dossier: Giovannini appunto, ma anche Franco e Giorgetti. Un incontro al massimo livello politico sarà organizzato solo quando il negoziato a livello tecnico avrà prodotto risultati tangibili. 

Gli ultimi faticosi 20 anni dell'ex compagnia di bandiera 
Un buco "nero" da 11 miliardi. A tanto ammontano le perdite cumulate da Alitalia negli ultimi 20 anni. Due decenni in cui l'ex compagnia di bandiera ha corso verso il baratro inanellando un risultato negativo dietro l'altro, a parte un'unica eccezione di utile nell'esercizio 2002, grazie però a partite straordinarie per la vendita delle azioni a Klm. E, infatti, per vedere la bottom line sigillata da un risultato netto positivo bisogna riandare alle fine degli '90, quando l'alleanza strategica con gli olandesi volanti marciava a pieno ritmo. Per Alitalia, il millennio si apre con perdite per 256 milioni nell'anno del clamoroso divorzio da Klm. 

La situazione peggiora nel 2001 quando sul trasporto aereo si abbatte lo tsunami scatenato dall'attacco alle Twin Towers. Il passivo supera i 900 milioni. Una boccata d'ossigeno nel 2002 con un utile da 93 milioni per poi imboccare di nuovo la discesa inarrestabile. Nel 2003 i conti ritornano in profondo rosso (-512), peggiorano ancora nel 2004 (-844). Nel 2005, c'è un recupero e la perdita è contenuta a soli 168 milioni per poi tornare a lievitare nel 2006, e poi scendere nel 2007 a 495 milioni. 

Nel 2008 la compagnia viene commissariata e, dopo il nulla di fatto nella vendita ad Air France-Klm, scende in campo la cordata tutta italiana dei 'capitani coraggiosi'. La compagnia parte senza il fardello dei debiti, 3 miliardi che rimangono a carico della collettività, e con l'obiettivo di un break even e ritorno all'utile nell'arco di piano.

Nel 2009, le perdite si attestano a 327 milioni per poi calare fino a 69 milioni nel 2011. Ma nel 2012 si inverte la tendenza e di nuovo il passivo si allarga per toccare quota 580 milioni nel 2014, anno in cui dalla penisola arabica arriva il cavaliere bianco Etihad che entra nella compagnia con il 49% (non può andare oltre essendo un vettore extracomunitario). Ma anche il piano industriale orchestrato sotto la regia di Abu Dhabi non porta il rilancio annunciato. Anzi. Di nuovo il rosso torna a crescere con perdite di 408 milioni e di 496 nel 2016. Alitalia Sai arriva al capolinea e il 2 maggio del 2017 viene commissariata. Altri 4 anni in picchiata che portano l'aviolinea in amministrazione straordinaria a un passo dal fermo operativo. Nel 2020, anno nero del trasporto aereo a causa della pandemia, la perdita è di 484 milioni, in miglioramento di 135 milioni rispetto al 2019.