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ITALIA

Il 30 si decide ricorso su altoforno 2

ArcelorMittal. Legali del gruppo franco-indiano: "Senza accordo discutiamo causa"

Gli avvocati parlano di negoziazione in fase di stallo. Intanto denuncia il sindacato di base: "Il governo sta chiudendo un vergognoso accordo con la multinazionale per consentirle di licenziare migliaia di lavoratori"

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Il destino dell'altoforno 2 di Taranto si deciderà prima del 2020. Mentre proseguono i contatti a vari livelli tra governo e Arcelor Mittal, è arrivata l'ufficialità delle carte: si terrà la mattina del 30 dicembre l'udienza davanti al Tribunale del Riesame di Taranto per discutere del ricorso presentato da Ilva in  amministrazione straordinaria sull'Afo2.

Lo scorso 10 dicembre il giudice del Tribunale di Taranto Francesco Maccagnano aveva rigettato la richiesta di proroga presentata dai commissari rispetto alla deadline del 13. Nonostante il parere favorevole espresso dalla Procura, il giudice pugliese aveva motivato la decisione spiegando che una nuova proroga avrebbe pregiudicato la sicurezza dei lavoratori. Proprio in seguito a questa ordinanza, l'azienda aveva annunciato la cassa integrazione straordinaria per 3500 operai, scatenando un nuova levata di scudi di sindacati, che chiudono ad ogni esubero per le acciaierie.

La questione temporale è dirimente nel dossier: per uno stop definitivo all'altoforno si devono stimare almeno 3-4 settimane, mentre rimane fissata a domani, 20 dicembre al Tribunale di Milano l'udienza sul ricorso cautelare e d'urgenza presentato dall'Amministrazione straordinaria contro il recesso firmato dall'azienda il 4 novembre scorso. Secondo quanto apprende, i legali dei commissari sarebbero intenzionati a chiedere un mini-rinvio, legando l'iter del ricorso alla decisione sull'operatività dell'altoforno a Taranto. Nell'udienza di domani la Procura del Capoluogo lombardo, che è parte, chiederà di essere autorizzata dal giudice a poter replicare alla memoria del gruppo franco indiano nella quale, tra le altre cose, si chiede l'estromissione dal procedimento degli stessi pm. La Procura in sostanza chiederà, come i commissari dell'ex Ilva, un termine di rinvio del procedimento per depositare le sue repliche. 

Dossier prioritario nell'esecutivo
Lasciando il fronte giudiziario, sul fronte politico al momento non sono confermati nuovi incontri ufficiali tra il premier Giuseppe Conte e i Mittal, ma il dossier è ovviamente assolutamente prioritario nell'esecutivo. "Il problema che ha avuto Mittal non è stato quello dello scudo, ma un problema industriale, di impossibilità non contingente di rispettare il piano - ha spiegato oggi il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli -  L'inadempienza non è dello Stato, ma dell'imprenditore che ha fatto male i calcoli. Cerchiamo di affrontare il problema dando anche una prospettiva al territorio, extra Ilva". Il rimando è direttamente alla bozza del Dl Taranto, che prevede un fondo di solidarietà di 50 milioni per la tutela dei lavoratori e lo sgravio fino al 100% per le imprese che assumerano 'esuberi' nel 2020 e nel 2021.

Usb: "Con Dl Taranto si preparano licenziamenti ArcelorMittal"
"La sola cosa di rilievo che emerge dal decreto legge Taranto è che tutte le condizioni di miglior favore sugli ammortizzatori sociali vengono estese ai dipendenti di ArcelorMittal, a coloro che oggi un lavoro lo hanno. Il governo sta chiudendo un vergognoso accordo con la multinazionale per consentirle di licenziare migliaia di lavoratori. Ciò significa che i lavoratori in cig in Ilva As, oggi tutelati dall'accordo sindacale che garantisce loro l'assunzione in Arcelor Mittal, rimarranno disoccupati". Lo denuncia l'Usb, segnalando che "non c'e' traccia dei grandi investimenti per riconvertire fabbrica e territorio. Niente per i lavoratori dell'appalto. Scarse risorse e a numeri ridicoli di nuovi posti di lavoro", aggiunge il sindacato di base annunciando la massima mobilitazione.