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MONDO

Il conflitto

Possibile svolta in Armenia. Il premier armeno: riconoscimento indipendenza non è escluso

La decisione potrebbe portare alla fine delle ostilità in Nagorno-Karabakh area di importanti interessi anche russi e turchi, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rilancia l'appello del segretario Guterres ad una tregua e Macron ammonisce la Turchia sulle minacce di un intervento militare

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di Antonella Alba
Forse una svolta a quattro giorni dai sanguinosi conflitti nel Nagorno-Karabakh. L'Armenia sta valutando la possibilità di riconoscere l'indipendenza dell'area al centro di importanti interessi turchi e russi. Lo ha detto il primo ministro armeno Nikol Pashinyan.

"Questa opzione è all'ordine del giorno. C'è anche la possibilità di firmare un accordo di cooperazione strategica tra l'Armenia e il Karabakh, c'è la possibilità di firmare un trattato di cooperazione nella sfera della sicurezza e della difesa", ha detto Pashinyan durante un incontro con i giornalisti russi a Erevan. Le opzioni sono in discussione e le decisioni saranno prese "a seconda di alcuni fattori", ha precisato. 

Ieri in una telefonata tra il premier armeno e il presidente russo Vladimir Putin, il capo del Cremlino aveva "espresso grave preoccupazione per la continuazione dei combattimenti" tra azeri e armeni. Chiamato dal premier armeno Putin ha rimarcato l'urgente necessità per le parti di porre fine agli scontri e di adottare misure per una de-escalation della crisi".  

Oggi in una riunione d'emergenza sul conflitto, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva firmato all'unanimità un documento in cui ha espresso il suo sostegno all'appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, rivolgendosi così direttamente alle forze armene e azere di "fermare immediatamente i combattimenti, ridurre le tensioni e tornare a negoziati significativi senza ritardi".

In una prima battuta il primo ministro armeno Nikol Pashinyan aveva giudicato prematura l'idea di negoziati con l'Azerbaïgian, con la complice mediazione russa. "Non è appropriato parlare di un summit Armenia-Azerbaigian-Russia mentre sono in corso scontri", aveva detto. "Per negoziati c'è bisogno di un'atmosfera adeguata".  Eppure dice, l'Armenia è sempre pronta a una soluzione pacifica, "ma questo non significa che sia essa o il Karabakh siano pronti a una soluzione del conflitto che leda i loro interessi nazionali o la loro sicurezza".

E anche da Strasburgo la Corte Europea per i Diritti Dell'Uomo sollecitata da parte armena lunedì, facendo riferimento al diritto alla vita e a comportamenti non lesivi dei diritti fondamentali, ha avvertito i due paesi al centro del sanguinoso conflitto di astenersi da tutte le azioni, in particolare militari, che possano comportare una violazione dei diritti delle popolazioni civili garantiti dalla Convenzione europea dei diritti umani. 

L'appello della comunità internazionale non è bastato alla Turchia che per bocca del suo ministro degli esteri ha ribadito pieno appoggio all'Azerbaigian dicendo che "il paese è in grado di liberare le proprie terre da solo. Ma se vuole" il sostegno della Turchia per "risolvere questo problema" della regione separatista del Nagorno-Karabakh, "noi saremo al suo fianco", ha detto Mevlet Cavusoglu offrendo piena disponibilità a intervenire anche militarmente nel conflitto riesploso nel Caucaso. "Con questo attacco, l'Armenia dichiara di ignorare il diritto internazionale. A questo - ha proseguito Cavusgolu - bisogna dare una risposta. L'Azerbaigian conduce una lotta nel suo territorio. In quale parte del mondo l'occupante e l'occupato vengono trattati alla stessa maniera?".  

Dietro la minaccia turca si è fatta sentire la risposta francese. E' lo stesso presidente Macron a dire dalla Lettonia dove è in visita che la Francia è  "estremamente preoccupata" per le dichiarazioni "bellicose" della Turchia che ha definito "sconsiderate e pericolose".

E anche il Segretario di Stato americano Mike Pompeo dalla Grecia dove era in visita ieri prima di arrivare in Italia ha lanciato un appello all'Azerbaigian ed ai separatisti armeni a "porre fine alla violenza" ed a "riprendere i negoziati il più rapidamente possibile". "Le due parti devono porre fine alle violenze e lavorare con il gruppo di Minsk per riprendere quanto prima trattative sostanziali", ha dichiarato il capo della diplomazia americana.