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Emgenza coronavirus

Bonafede: "Falso dire che governo scarcera boss. In Cdm stasera possibile Dl che prevede parere Dda"

Il ministro della Giustizia - nel corso del Question Time -  ha ricordato: "La magistratura è autonoma, il governo non può imporre decisioni". Poi ha aggiunto: "A parte le proroghe, ci sono circa 100 detenuti sottoposti al regime di 41 bis, in virtù della mia firma" "a parte le proroghe, ci sono circa 100 detenuti sottoposti al regime di 41 bis, in virtù della mia firma"

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"Il messaggio per cui il governo starebbe scarcerando i mafiosi non è semplicemente fuorviante: è totalmente e inequivocabilmente falso". Lo ha detto il Guardasigilli Alfonso Bonafede al question time alla Camera. Nel decreto legge Cura Italia, ha aggiunto, "i mafiosi vengono esplicitamente esclusi dall'accesso alla detenzione domiciliare". E aggiunge: "A parte le proroghe, ci sono circa 100 detenuti sottoposti al regime di 41 bis, in virtù  della mia firma". 

Il ministro ha rilevato che "si è invece sviluppato un dibattito pubblico che, denotando in alcuni casi l'assenza totale di conoscenza dell'Abc della Costituzione, mira a strumentalizzare fatti gravi per attaccare il governo e alimentare una violenta polemica politica, gravemente irresponsabile per il tema trattato e ancor più in questo momento di emergenza". Dunque, Bonafede ha ricordato che "i principi e le norme della nostra Costituzione sono univocamente orientati ad affermare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Ciò vuol dire che non c'è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici, in questo caso dei giudici di sorveglianza. Questo non è un principio liberamente interpretabile o su cui ci si può girare intorno; la Costituzione non lascia spazio ad ipotesi in cui la circolare di un direttore generale di un dipartimento di un ministero possa dettare la decisione di un magistrato. Le scarcerazioni richiamate sono decisioni giurisdizionali di natura discrezionale impugnabili secondo la relativa disciplina".

"Il Consiglio dei ministri, con molta probabilità questa sera, approverà un decreto legge che stabilisce per questo tipo di scarcerazioni che debbano essere obbligatoriamente acquisiti il parere della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e delle direzioni distrettuali Antimafia e Antiterrorismo" ha detto ancora Bonafede.

Cosa prevede la bozza
​Sui permessi o gli arresti domiciliari ai boss mafiosi dovrà essere prima sentita la Procura nazionale antimafia. E' quanto prevede la bozza di decreto Bonafede che arriva questa sera in Consiglio dei ministri.

Nel caso di detenuti condannati per associazione a delinquere, si legge, "l'autorità competente, prima di pronunciarsi, chiede altresì il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto ove ha sede il tribunale che ha emesso la sentenza e, nel caso di detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis, anche quello del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo". "Salvo ricorrano esigenze di eccezionale urgenza, il permesso non può essere concesso prima di ventiquattro ore dalla richiesta dei predetti pareri", si legge ancora.

Non è sfiducia nei confronti dei giudici di sorveglianza
"Il governo risponde con i fatti - ha aggiunto - e sia chiaro che non si tratta di sfiducia nei confronti dei giudici di sorveglianza che meritano rispetto e che in generale stanno facendo un lavoro importantissimo con grande sacrificio personale e impiego di energie. Si fa semplicemente in modo che il giudice abbia un quadro chiaro e completo della pericolosità del soggetto".

Accertamenti in corso sulle scarcerazioni
Sulle scarcerazioni inoltre spiega il ministro: "Riguardo alle mie competenze vi sono tutta una serie di accertamenti in corso, a seguito dei quali verranno prese tutte le determinazioni opportune e necessarie". Le polemiche erano seguite alla scarcerazione di esponenti mafiosi, come Francesco Bonura e Pino Sansone, di Vincenzino Iannazzo, 'ndrangheta, ma soprattutto di Pasquale Zagaria, detto 'Bin Laden', considerato la mente economica del clan dei casalesi e Francesco 'Ciccio' La Rocca, 'padrino' indiscusso di Caltagirone.