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ECONOMIA

Lavoro e crescita

L'alzata di scudi dei sindacati, dopo la strigliata di Visco

Il governatore di Bankitalia: "Le rigidità del paese frenano lo sviluppo". Replicano i leader di Cgil e Cisl. Per Camusso: "Visco ripropone ricette fallite". Bonanni: "Parole a vanvera" 

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Alzata di scudi dei leader sindacali dopo le dichiarazioni di Ignazio Visco durante il convegno per i cento anni dalla nascita dell'economista Guido Carli. Il governatore della Banca d'Italia punta il dito contro i fattori che contribuiscono alla rigidità del paese, "lacci e lacciuoli", tra questi corporazioni, imprese e i sindacati. "Parole a vanvera" replica il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Per il numero uno della Cgil, Susanna Camusso: "Ricette che hanno già mostrato il loro fallimento". 

Camusso: ricette che sono già fallite
"Mi sembra un riproporre ricette che hanno già mostrato il loro fallimento" dice il segretario della Cgil Susanna Camusso alludendo alla citazione del governatore di Bankitalia. Nel fare riferimento a Carli "ha riprodotto il vecchio concetto dei lacci e lacciuoli. Se non erro era esattamente la stagione nella quale il Paese ha cominciato a disinvestire sul lavoro e a precarizzarlo, determinando così un lungo percorso" nel quale sono stati ridotti gli investimenti e i salari dei lavoratori. "Non mi pare che questo abbia prodotto una qualità dello sviluppo del nostro Paese, senno non avremmo una crisi italiana dentro la crisi finanziaria mondiale".

Bonanni: parole a vanvera sulla rigidità
"Ci sono alte autorità che spesso parlano a vanvera" dice il segretario generale della Cisl Bonanni aggiungendo che non si può fare di ogni erba un fascio. "Ci sono sindacati e sindacati, imprese e imprese, e associazioni imprenditoriali e associazioni imprenditoriali. Vero è che le massime autorità debbono stare molto attente a come parlano perché stanno diventando loro un problema, stanno gridando allo sfascio e stanno diventando loro gli untori del populismo italiano" spiega.

Visco: ​rigidità frena il paese
"Rigidità legislative, burocratiche corporative, imprenditoriali, sindacali, sono sempre la remora principale allo sviluppo del nostro Paese" spiega nel suo intervento rifacendosi proprio alle parole di Carli. Le conseguenze infatti "sono diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l'inflazione, oggi è il ristagno". Il rischio dell'immobilismo politico sociale, avverte, "non è più l'inflazione ma il ristagno".