Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/brexit-Michel-Londra-rispetti-accordo-recesso-questione-di-credibilita-a3200a94-0482-4617-ad88-a4434ab94e9f.html | rainews/live/ | true
EUROPA

Consiglio europeo

Brexit, Michel: "Londra rispetti l'accordo di recesso, è questione di credibilità"

Queste le conclusioni della prima giornata del summit in corso a Bruxelles

Condividi

"Per quanto riguarda l'accordo di recesso e i suoi protocolli, devono essere attuati appieno. Punto. È questione di credibilità internazionale per il Regno Unito". Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in conferenza stampa dopo il primo giorno di vertice Ue.

"In parallelo, incrementeremo il nostro lavoro a tutti i livelli, anche in caso di mancato accordo. Vogliamo mobilitarci perché sia possibile un accordo con il Regno Unito, nel contempo continuiamo a difendere i punti che ci stanno a cuore, parità di condizioni, pesca e governance", ha proseguito, "siamo pronti a continuare i negoziati, abbiamo avuto occasione di esprimere la posizione europea in modo calmo e tranquillo e in questa cornice speriamo sia possibile fare progressi".

La Gran Bretagna esprime "delusione" in un tweet del negoziatore britannico, David Frost.

"Delusi dalle conclusioni del Consiglio europeo sui negoziati Gb-Ue. Sopresi che l'Ue non sia più impegnata a lavorare 'intensamente' per raggiungere una futura partnership, come concordato con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen il 3 ottobre" scrive Frost. "Il premier Boris Johnson stabilirà le reazioni e l'approccio del Regno Unito domani, alla luce della sua dichiarazione del 7 settembre. Sorpresi dall'affermazione che per ottenere un accordo tutte le mosse future debbano provenire dal Regno Unito. È un approccio inusuale a condurre un negoziato".

Monito Ue: "Johnson si muova se vuole un accordo"
"Con il Regno Unito vogliamo un accordo, ma non sarà a qualsiasi costo". E' il mantra recitato dai leader dell'Ue sfilati uno dopo l'altro sul tappeto rosso del Palazzo Europa per raggiungere la sala del vertice, dove il tema bollente sul tavolo è stato ancora una volta la trattativa con Londra sulle relazioni commerciali future.

Gli ultimatum e i colpi di mano di Boris Johnson delle scorse settimane hanno approfondito il fossato della diffidenza, e ora l'Unione chiede al partner d'Oltremanica di fare "i gesti necessari" per raggiungere un'intesa, e al tempo stesso rafforza i preparativi per un eventuale scenario di 'no deal', valutando "misure d'emergenza unilaterali e temporanee", soprattutto nella sfera dei trasporti.

L'Ue però non ha gettato la spugna. "Siamo assolutamente determinati a trovare un'intesa, faremo tutto il possibile, ma non a qualsiasi costo", ha chiarito il negoziatore Michel Barnier, dando la sua disponibilità ad andare a Londra la settimana prossima per "accelerare" ed "intensificare i negoziati" sulle questioni spinose che ancora restano aperte: i diritti di sfruttamento per la pesca delle reciproche acque territoriali, su cui l'Ue ora è disposta a fare qualche concessione; il cosiddetto 'level playing field', ovvero un insieme di regole a protezione del mercato unico che evitino dumping e concorrenza sleale; e un meccanismo di governance che permetta una risoluzione delle controversie.

Tutti punti che a poco più di settanta giorni dal 31 dicembre non permettono ancora di dire che un accordo sia in vista.  Londra non sembra averla presa troppo bene. Il capo negoziatore David Frost si è detto "deluso" perché dal testo di conclusioni dell'Ue è sparito l'impegno a "intensificare" le trattative, intenzione proferita solo verbalmente da Barnier (l'aggettivo compariva nella bozza di conclusioni precedente). Mentre un portavoce ha spiegato che Boris Johnson non ha ancora deciso se proseguire col negoziato oppure optare per una hard Brexit, visto che per lui quella del 15 ottobre rappresentava una vera e propria scadenza (il britannico aveva ribadito l'ultimatum anche mercoledì sera nella telefonata con i presidenti von der Leyen e Michel).

Sul fronte europeo è rimasta l'unità dei 27 ma il più agguerrito è apparso Emmanuel Macron che, sempre più infastidito dalle linee rosse imposte dal dirimpettaio, ha avvertito: "Se non si raggiungono le giuste condizioni" per un accordo, la Francia può andare avanti anche senza. I più concilianti sono stati l'olandese Mark Rutte ("ancora cautamente ottimista") e lo spagnolo Pedro Sanchez, che ha definito "l'accordo fondamentale". Giuseppe Conte, così come Ursula von der Leyen, hanno evidenziato che il tempo stringe, mentre Angela Merkel e Charles Michel hanno richiamato l'assoluta necessità di un'intesa equilibrata. I pronostici della presidente della Bce Christine Lagarde sono positivi: la quadra alla fine si troverà, c'è tempo fino a tre minuti prima della mezzanotte del 31 dicembre, ha ricordato.