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MONDO

L'udienza per la scarcerazione dello studente egiziano

Caso Zaky, oggi la decisione del tribunale egiziano, lui si mette la mano sul cuore

Ierii all'udienza anche i diplomatici di 4 Paesi europei, Zaki ha ringraziato con la mano sul cuore.Oggi la decisione del Tribunale del Cairo che intanto ha bloccato i beni dei direttori dell’Ong con la quale lo studente collaborava. I legali: detenzione immotivata 

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Si è conclusa alla terza sessione del Tribunale per l'antiterrorismo del Cairo l'udienza per decidere del rinnovo della detenzione di 45 giorni per Patrick Zaky, ma “il verdetto” si conoscerà solo in giornata. Patrick, in carcere dal 7 febbraio scorso, è accusato di propaganda sovversiva: ieri era in aula. Davanti ai giudici lo studente ha dichiarato che le accuse contro di lui sono "infondate" e ha denunciato di aver già trascorso dieci mesi in carcere.

La legale di Patrick Zaky Hoda Nasrallah ha detto di sperare nella scarcerazione dello studente ma al contempo ha avvisato che una frase pronunciata dal giudice nell'udienza odierna lascia prevedere un prolungamento della detenzione: "Spero che venga rilasciato ma non lo prevedo perché è stato sollevato il problema dei libri e il giudice ha risposto 'mi presenti una domanda. Questo significa che Patrick rimarrà in prigione", ha detto.

All'udienza erano presenti diplomatici di quattro Paesi: Italia, Germania, Olanda e Canada, secondo quanto si è appreso davanti al tribunale nella capitale egiziana. I Paesi europei, essendo presenti nell'ambito del Programma di monitoraggio processuale, rappresentavano tutta l'Unione. Si trattava del primo monitoraggio di questo tipo dall'inizio dell'emergenza Covid. Il rappresentante diplomatico italiano è riuscito anche ad interloquire brevemente con Patrick. Lo studente egiziano dell'università di Bologna ha ringraziato l'Italia mettendosi la mano sul cuore e ha sollevato il pollice ad indicare che sta bene. 
 
Le reazioni delle Ong
"La Corte ha ascoltato Patrick e i suoi avvocati che hanno argomentato come non esistano motivi per continui rinvii" della scarcerazione. Inoltre "hanno chiesto un rilascio immediato" dello studente egiziano. Lo riferisce un tweet della ong per cui Patrick Zaky era ricercatore in studi di genere, l'Eipr. "Gli avvocati hanno fatto riferimento a una precedente denuncia su una tortura subita da Patrick al quartier generale della Sicurezza nazionale", aggiunge il tweet. Amnesty international (Ai), in base a quanto riferito dai suoi avvocati, sostenne che la mattina del 7 febbraio scorso agenti dell'Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa, i servizi segreti interni) arrestarono Patrick e lo tennero bendato e ammanettato per 17 ore durante il un interrogatorio all'aeroporto. Il giovane "in quelle ore sarebbe stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche", scrisse Amnesty sul proprio sito. 

“Sarà un'altra notte di angoscia per lui, i familiari, gli amici e le tantissime persone che da dieci mesi si battono per la sua scarcerazione. Purtroppo – ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international - non c'è molto da prevedere: speriamo che questa detenzione, durata oltre  300 giorni, abbia fine e che possa essere rilasciato".



Bloccati i beni dei direttori di Eipr
Intanto il Tribunale del Cairo per l'antiterrorismo ha congelato i beni dei tre direttori dell'Eipr, l'Ong con la quale collaborava Patrick Zaky. Il provvedimento, riguarda solo i beni di Mohamed Basheer, Karim Ennarah e Gasser Abdel Razek, usciti  dal carcere di Tora giovedì 3 dicembre. La notizia è stata data su Twitter dalla stessa  Egyptian initiative for personal rights.
 
Il tribunale ha preso la decisione, viene sottolineato, senza permettere alla difesa di prendere la parola in aula o consultare gli atti. Una fonte di Eipr ha aggiunto "Abbiamo chiesto di parlare e ci è stato negato. Non è stata presentata nessuna prova e neanche una prova dell'ordine di congelamento dei beni. Abbiamo chiesto di leggerlo e non c'è stato consentito".