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ITALIA

L'ordinanza del tribunale di Reggio Calabria

Nelle intercettazioni, l'impegno di Scajola a favore di Matacena: "Ho verificato, si può fare.."

Dalle registrazioni effettuate dalla Procura emergerebbe il ruolo dell'ex ministro dello Sviluppo Economico nel favorire la latitanza dell'imprenditore reggino condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa

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di Silvia BalducciRoma
"Su quella cosa ti devo parlare a voce, non è opportuno..." e poco dopo "Ho verificato, si può fare, ma non ti voglio far rischiare..." . È il 2 agosto 2013 a parlare è l'ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, al telefono con la convivente di Matacena, Chiara Rizzo. Dalle intercettazioni - contenute nell'ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria - emerge l'impegno dell'ex ministro nel favorire la latitanza dell'imprenditore reggino, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. I pm parlano di "contatti costanti" tra Scajola e Matacena e tra l'ex ministro e la Rizzo. Scajola avrebbe operato con l'aiuto di Vincenzo Speziali, sposato con una donna libanese che secondo gli inquirenti sarebbe vicina a Gemayel, il presidente del partito libanese delle Falangi, lo stesso che avrebbe aiutato Dell'Utri a trasferirsi in Libano. Un complesso sistema internazionale, dunque, connesso all'ndrangheta calabrese. A condurre le indagini, infatti, è stata proprio la Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria.

I "contatti costanti" tra Scajola e Matacena
"Dall'acquisizione dei tabulati di traffico telefonico dell'utenza francese in uso al Matacena emergeva un consistente traffico con due utenze intestate, una al Ministero degli Interni - dipartimento di Pubblica Sicurezza, realmente in uso al cognato dell'indagato, appartenente al corpo della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Roma e l'altra in uso a Scajola Claudio. 


L'ex ministro "in possesso di infomazioni sulla latitanza"
Si parla poi di "svariati dialoghi di importanza investigativa tra la convivente del primo (ndr Matacena), Rizzo Chiara e lo Scajola.(...) Infatti dai dialoghi intercettati si apprezzavano conversazioni tra i due in cui il politico, ex ministro dello Sviluppo Economico, appariva in possesso di informazioni relative allo stato di latitanza del Matacena, delle cui condizioni e spostamenti in alcuni Stati esteri, funzionali per sottrarsi alla cattura, veniva costantemente aggiornato".   

Scajola al telefono con la convivente
Il 2 agosto Rizzo e Scajola si sentono per discutere di un "argomento riservato" riguardante sicuramente - scrive la procura - un impegno del politico a favore del Matacena. (C: Chiara Rizzo - S: Claudio Scajola)
S: Ecco si, allora si, ti sento...su quella cosa ti devo parlare a voce, non è opportuno...
C: Ma non si può fare giusto? Okay!
S: No, ho verificato, si può fare, ma non ti voglio far rischiare, poi ti spiego...(compaiono i primi riferimenti al suo impegno diretto a favore del Matacena - ndr)  

Nella stessa conversazione l'ex ministro dello Sviluppo economico risponde alla Rizzo preoccupata.
C: Si, Si benissimo...sono solo preoccupata ora, perchè questa cosa mi cambia un mondo...
S: Eh appunto, a chi lo dici, a chi lo dici! Bisogna...certo, lo capisco, io sto lavorando su questo infatti, per quello volevo chiamarti, perchè...questo è venuto da me, poi, oggi...vabbè, poi ti parlerò a voce
C: Forse era meglio che lo facevamo mercoledì, lo vedi?...Vedi, mannaggia...
S: Cosa vuoi che ti dica...io dalle altre normative, forse era meglio farlo subito...poi ti spiegherò tutto. (Appare evidente che sia direttamente impegnato nell'opera diretta a rinnovare il visto a favore del Matacena, per garantire la sua permanenza nelle Seychelles - ndr).

Gli sforzi per il trasferimento da Dubai al Libano
Le indagini sono particolarmente ricche di riferimenti anche diretti che vedono Scajola in pole position nell’individuare uno Stato estero che eviti per quanto possibile l’estradizione di Matacena o la renda più difficile. Gli sforzi di Scajola si intensificano a inizio 2014 perchè l'imprenditore reggino rischia di essere espulso da Dubai. 

Il paese che Scajola individua è il Libano e si impegna "con personaggi esteri di rango istituzionale per ottenere tale appoggio per tramite di importanti amicizie (Vincenzo Speziali). La necessità del Matacena – si legge – di trasferirsi dal territorio degli Emirati Arabi era generata dal timore che il 20 febbraio 2014 fosse emessa la sentenza del procedimento pendente a Dubai, cui sarebbe potuta conseguire l’espulsione da quel paese, con il rischio di essere tratto in arresto e trasferito in Italia per scontare la pena".