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MONDO

Nuova ondata di raid contro i jihadisti anche in Iraq

Siria, l'Isis arretra da Kobane dopo i nuovi raid della coalizione. Proteste in Turchia: 18 morti

Secondo l'Osservatorio Siriano i nuovi raid della coalizione hanno costretto i miliziani ad indietreggiare abbandonando alcune zone di Kobane, la città curda al confine con la Turchia. Intanto è salito a 18 morti e diversi feriti il bilancio degli scontri scoppiati in Turchia durante le proteste filocurde contro l'avanzata dell'Isis a Kobane

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Nuova ondata di raid aerei in Siria e in Iraq, condotti dagli Usa e i loro alleati contro l'Isis. Sono stati ben 14, di cui 6 nel nord della Siria nei pressi della città curda di Kobane assediata dai jihadisti, al confine con la Turchia. In tutto - informa il Comando centrale militare Usa - i raid sulla Siria sono stati 9 e quelli sull'Iraq 5. Questi ultimi hanno interessato la zona di Falluja e quella delle montagne del Sinjar.
 
Siria, i jihadisti abbandonano alcune zone di Kobane
Secondo l'Osservatorio Siriano i nuovi raid della coalizione hanno costretto i miliziani ad indietreggiare abbandonando alcune zone di Kobane, la città curda al confine con la Turchia da giorni sotto assedio dell'Isis. I jihadisti sarebbero riusciti a varcare però l'entrata sud della città e a impossessarsi di alcuni edifici. 
 
Onu: 172mila i rifugiati da Kobane
E mentre si continua a combattare, si fa sempre più difficile la situazione umanitaria. Sono 172.000 i rifugiati da Kobane registrati nei campi profughi turchi. Lo afferma l'agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, citata dall'agenzia Mena.  
 
Hollande sostiene zona cuscinetto tra Siria e Turchia
Intanto il presidente francese Francois Hollande si è detto d'accordo sulla creazione di una zona cuscinetto tra la Siria e la Turchia per proteggere le persone in fuga dai militanti dello Stato islamico. Lo fa sapere l'Eliseo, in seguito a colloqui telefonici con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. 

Critiche dagli Usa alla Turchia
Dagli Usa intanto piovono critiche verso la Turchia, accusata di "inventare scuse" per non intervenire contro i jihadisti dello Stato islamico. E' quanto scrive il New York Times, citando fonti dell'amministrazione Obama. “C'è crescente frustrazione verso la Turchia che indugia a intervenire per scongiurare un massacro a meno di un miglio dal proprio confine - ha detto un alto funzionario dell'amministrazione - dopo tutte le denunce sulla catastrofe umanitaria in Siria, si stanno inventando scuse per non agire per scongiurare un'altra catastrofe. Non è così che un alleato Nato si comporta quando scoppia l'inferno a breve distanza dal proprio confine".  
 
Sale il bilancio degli scontri in Turchia
Intanto è salito a 18 morti e diversi feriti il bilancio degli scontri scoppiati ieri in Turchia durante le proteste filocurde contro l'avanzata del cosiddetto Stato islamico e l’esitazione di Ankara a intervenire. Per la prima volta in vent'anni le autorità hanno imposto il coprifuoco nelle sei province del Paese a maggioranza curda, per tentare di riportare la calma.