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ITALIA

l'undicesima udienza nell'aula bunker di Rebibbia

Carminati amava raccontare il suo passato criminale

Nelle conversazioni del presunto capo dell'organizzazione i riferimenti al periodo di militanza nei nar, i rapporti con la Banda della Magliana. Prossima udienza il 22 dicembre

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di Silvia Balducci
Sono le interruzioni continue degli avvocati a scatenare la reazione infuriata del pubblico ministero Giuseppe Cascini. Interruzioni e rallentamenti che hanno segnato sin dall'inizio questa undicesima udienza del processo al mondo di mezzo. La procura ha chiesto al primo teste, il maggiore del Ros Rosario di Gangi che ha coordinato le indagini del reparto anticrimine dal giugno 2013, di tratteggiare il prestigio criminale di Carminati. Prestigio che Carminati sfrutta in alcuni dei dialoghi con i suoi interlocutori. 
 
 Carminati insomma amava parlare di se' e del suo passato delinquenziale quando conversava con gli amici in auto, al bar di Vigna Stelluti o al distributore di Corso Francia, base operativa del gruppo di 'Mafia Capitale'. Era solito raccontare con orgoglio dei suoi rapporti con il mondo che ruotava attorno alla banda della Magliana e, in particolare, con quello che considerava il vero capo del sodalizio criminoso, quel Franco Giuseppucci, detto 'er negro', che aveva conosciuto bene perche' era un vicino di casa. 
 
In queste conversazioni - ha spiegato Di Gangi - Carminati diceva di non avere un rapporto organico e permanente con la banda della Magliana. C'era un legame di forte collaborazione con Giuseppucci. Morto lui, Carminati decise di mantenere rapporti con 'tutti 'sti cialtroni' che diceva di disprezzare perche' facevano i soldi vendendo la droga, cosa che a lui non ha mai interessato. Carminati, che rapinava le banche, si definiva un criminale politico".
 
Dettagli che emergono in alcuni passaggi delle intercettazioni, quasi cinque mila per oltre 600 ore che i periti stanno trascrivendo e che dovranno depositare in tribunale, imprevisti permettendo, per meta' febbraio.
 
Nel corso dell'udienza anche una nota di colore, Matteo Calvio - recluso a Rebibbia- ha precisato nel corso di una dichiarazione spontanea di rigettare il soprannome che gli viene attribuito dalla stampa "spezzapollici" e ha detto di farsi chiamare "bojo".
 
L'udienza si e' aperta nel segno dell'ostruzionismo. I legali di quattro imputati - Testa, Brugia, Ruggero e Rotolo - non si sono presentati , senza nominare sostituiti. Tutti e 4 - per i primi Giosue' Bruno Naso (lo stesso che difende Carminati per il quale ha nominato come sostituto la figlia Ippolita) poi De Federicis e Giannini - avevano opposto legittimo impedimento chiedendo che si passasse direttamente all'udienza del 21 dicembre. Istanza pero' rigettata dalla presidente del collegio giudicante Rosaria Ianniello che dooo l'appello e' stata costretta ad aspettare 4 difensori d'ufficio prima di dare il via all'esame del testimone.