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MONDO

Migranti, Corte Ue boccia ricorso anti-ricollocamento

Bocciata la richiesta di Slovacchia e Ungheria che si opponeva al piano del Consiglio Ue di ricollocare 120mila richiedenti asilo

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 La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha respinto integralmente i ricorsi proposti da Slovacchia e Ungheria contro la decisione del Consiglio Ue di  ricollocare per due anni 120 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia agli altri Stati membri dell'Unione. Slovacchia e Ungheria, che insieme con Repubblica Ceca e Romania avevano votato in Consiglio Ue contro la decisione, chiedevano alla Corte di Giustizia di annullarla "deducendo, da un lato, motivi intesi a dimostrare che la sua adozione e' viziata da errori di ordine procedurale o legati alla scelta di una base giuridica inappropriata e, dall'altro, che essa non e' idonea a rispondere alla crisi migratoria ne' necessaria a tal fine", spiega la stessa Corte in una nota.
 
Nel corso del procedimento la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell'Ungheria, mentre il Belgio, la Germania, la Grecia, la Francia, l'Italia, il Lussemburgo, la Svezia e la Commissione Europea sono intervenuti a sostegno del Consiglio Ue.
 
La Corte dichiara anche che "il Consiglio non era tenuto ad adottare la decisione impugnata all'unanimita' anche se, in vista dell'adozione delle suddette modifiche, si e' dovuto discostare dalla proposta iniziale della Commissione". Infatti, la Corte rileva che "la proposta modificata e' stata approvata dalla Commissione tramite due dei suoi membri che erano autorizzati dal collegio a tal fine".
La Corte considera d'altronde che "il meccanismo di ricollocazione previsto dalla decisione impugnata non costituisce una misura manifestamente inadatta a contribuire al raggiungimento del suo obiettivo, ossia aiutare la Grecia e l'Italia ad affrontare le conseguenze della crisi migratoria del 2015". Infine la Corte osserva che "il numero poco elevato di ricollocazioni effettuate a tutt'oggi in applicazione della decisione impugnata puo' spiegarsi con un insieme di elementi che il Consiglio non poteva prevedere al momento dell'adozione di quest'ultima, tra cui, segnatamente, la mancanza di cooperazione di alcuni Stati membri".