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MONDO

750 i militari italiani ancora impegnati a Herat e Kabul

Renzi: se gli Usa restano, valutiamo se fermarci un altro anno in Afghanistan

Il presidente del Consiglio rivela: stiamo considerando la richiesta dei nostri alleati statunitensi di prolungare di un altro anno la nostra presenza militare in Afghanistan

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"Se l'impegno americano in Afghanistan prosegue penso sia giusto anche da parte nostra ci sia un impegno. Stiamo ragionando sull'ipotesi di proseguire". Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a proposito nella presenza militare italiana a Herat e Kabul.

A Venezia, per l’inaugurazione del nuovo Campus economico dell’università di Ca’ Foscari, il presidente del Consiglio ha aggiunto: "L'Italia è un grande paese, presente da molti anni in Afghanistan, stiamo valutando in queste ore la richiesta americana di proseguire per un altro anno". 

Il presidente del Consiglio parla all'indomani della difficile decisione di Obama di rinviare il rimpatrio dei soldati Usa da Kabul. Ieri, il Commander in Chief americano aveva dato a malincuore l'annuncio che i 9.800 soldati Usa attualmente di stanza in un Afghanistan ancora troppo lontano dalla pacificazione rimarranno nel paese fino a quasi tutto il 2016. Nel 2017, poi, quando Obama lascerà la Casa Bianca, sul terreno resteranno ancora 5.500 soldati.

E anche la missione italiana in Afghanistan, che sarebbe dovuta finire ad ottobre, poi a dicembre, sembra destinata a protrarsi ancora per molti mesi. La sorte del nostro contingente, fin dall'inizio di questa lunga missione, costata all'Italia in dieci anni 54 morti e molti feriti, è sempre stata legata alle mosse del principale alleato.

I militari italiani in Afghanistan sono oggi circa 750, di cui una sessantina nel quartier generale di Kabul di "Resolute Support" - il nome che dallo scorso gennaio ha assunto la missione Isaf, ora solo di addestramento e non più 'combat' - e il resto ad Herat, nell'ovest del Paese. Si tratta di un contingente costituito da una componente logistica, una task force per la sicurezza della base, una componente di elicotteri e un centinaio di addestratori: Carabinieri e uomini dell'Esercito che assistono le forze armate e di sicurezza afgane. 

Secondo i piani originari, il rimpatrio per fine missione sarebbe dovuto avvenire in questi giorni, ad ottobre. Ma già all'inizio dell'anno, quando cominciava a profilarsi una prima possibile 'extension' dell'impegno americano, anche l'Italia ha cominciato ad attrezzarsi. "Dobbiamo riflettere nell'impegno in Afghanistan oltre le scadenze che ci eravamo dati", aveva detto Renzi pochi giorni prima di incontrare Obama alla Casa Bianca. Un incontro che ha di fatto sancito la permanenza dei soldati italiani fino a dicembre, in sintonia con la decisione Usa di lasciare inalterato il proprio contingente di diecimila uomini per tutto il 2015, anziché dimezzarlo, come in un primo tempo era previsto. 

Con il passare dei mesi, però, lo scenario è ulteriormente cambiato. Le forze di sicurezza afgane sono ancora troppo deboli  per poter camminare da sole e i Paesi della Nato hanno cominciato a ragionare sulla possibilità di mantenere le loro truppe nel Paese. Qualche giorno fa, a Bruxelles, il ministro della Difesa Pinotti ha ricordato che alcune nazioni hanno già dato la loro disponibilitàe che l'Italia "valuterà". Valutazione che, stando alle parole di oggi di Renzi, è ormai giunta alle battute finali.

Per la missione militare italiana, attualmente finanziata con quasi 59 milioni fino al 31 dicembre, la fine non sembra più dietro l'angolo. La smobilitazione di Camp Arena per il momento viene sospesa e non sarà la brigata 'Aosta' di Messina - subentrata giusto un mese fa agli alpini della 'Julia', con un mandato che scade teoricamente a metà marzo - a consegnare le chiavi della grande base agli afgani.