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ITALIA

Clima avvelenato nella Procura di Roma

Perquisita l'abitazione del Pm Luca Palamara

Il personale della Guardia di Finanza nell'abitazione romana del Pm su delega dell'autorità giudiziaria di Perugia. Si cercano le prove dell'esistenza di una rete di rapporti tra il lobbista Fabrizio Centofanti ed esponenti della magistratura tra cui Palamara

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La Guardia di Finanza sta perquisendo proprio in queste ore l’abitazione del pubblico ministero Luca Palamara indagato per corruzione dalla procura di Perugia. Il magistrato in servizio a Roma è finito sotto inchiesta perché avrebbe ricevuto regali dall’imprenditore Fabrizio Centofanti e adesso è al centro di un'inchiesta avviata per verificare pressioni e dossieraggi che sarebbero stati effettuati per condizionare la nomina del nuovo procuratore di Roma dopo l’uscita di Giuseppe Pignatone. Secondo quanto si è appreso, la delega agli investigatori è stata data dall'autorità giudiziaria umbra.

Palamara nei guai per i legami con un lobbista già agli arresti
C'è uno scontro tra toghe senza precedenti dietro alla corsa per la successione a Giuseppe Pignatone, appena andato in pensione, al vertice della Procura di Roma. Una guerra a suon di esposti che fa tremare anche il Csm, l'organo di autogoverno dei giudici, dove proprio in questi giorni si sta giocando la partita sulla nomina del nuovo procuratore capo e dei suoi aggiunti. Nomine che ora rischiano di slittare a dopo l'estate. A scombinare gli equilibri delle varie correnti del Csm c'è un'indagine sul pm Luca Palamara, ex presidente dell'Anm e leader di Unicost, che più volte ha polemizzato con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia, competente a giudicare i magistrati della capitale. Inchiesta sulla quale la Procura generale della Cassazione aprirà una pre-istruttoria disciplinare. La vicenda  vedrebbe Palamara, in corsa per una delle due poltrone di aggiunto, tirato in ballo in un'informativa della Finanza a causa della sua amicizia con Fabrizio Centofanti, un lobbista arrestato per reati fiscali nel febbraio del 2018 e ritenuto vicino a Piero Amara, l'avvocato che ha patteggiato una condanna a tre anni in un processo per alcune sentenze aggiustate al Consiglio di Stato. È perquisendo Centofanti che i pm di Roma hanno cominciato a sospettare dell'esistenza di una ramificata rete di rapporti tra l'indagato e esponenti della magistratura, tra cui Palamara.  

La replica: "Accusa infamante"
«Accuse infamanti» per l'ex presidente dell'Anm, che ha chiesto ai colleghi umbri di essere interrogato al più presto per chiarire la sua posizione. Palamara ha anche respinto il sospetto, avanzato da alcuni quotidiani, di aver lavorato di concerto con un altro magistrato, Cosimo Maria Ferri, deputato Pd per anni leader di Magistratura indipendente, la corrente di sinistra delle toghe, per spingere il nome di Marcello Viola, attuale Pg di Firenze, a scapito di Franco Lo Voi, il capo della Procura di Palermo, che inizialmente sembrava destinato ad essere l'erede naturale di Pignatone perché ritenuto capace di porsi come garante di una continuità nella gestione degli uffici. «Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte ed in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti», ha replicato Palamara. Anche la prima commissione del Csm aprirà una pratica sul suo caso.

Altre grane per la Procura di Roma
Ma Palazzo dei Marescialli si occuperà allo stesso tempo di un'altra vicenda che sta scuotendo la Procura di Roma, nata dall'esposto di un altro magistrato, il pm Stefano Rocco Fava, che avrebbe denunciato un presunto conflitto di interessi tra l'attività inquirente dello stesso Pignatone e del procuratore aggiunto Paolo Ielo con quella professionale dei rispettivi fratelli, entrambi avvocati. Questioni di incarichi, legittimi, ottenuti da persone poi finite al centro di inchieste della Procura, e di mancate astensioni.