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ITALIA

Palermo

Polizia, Cortese l'acchiappa boss: "Ora Messina Denaro"

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Renato Cortese (Ansa/Luca Zennaro)
Il terrore delle mafie e dei suoi boss. L'11 aprile 2006 catturò colui che appariva ed era descritto come un imprendibile, quasi un fantasma, il padrino di Cosa nostra Bernardo Provenzano, per 43 anni in 'fuga' e infine catturato nella sua Corleone, nella masseria di Montagna dei Cavalli. Fu Renato Cortese, a capo di una formidabile squadra, a porre fine alla sua latitanza. E oggi torna a Palermo da questore.

Adesso, in cima ai suoi pensieri, ma non l'unico, è la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro: "L'obiettivo importante è quello di mettere fine alla sua latitanza", ha detto oggi ai giornalisti, avvertendo che "Cosa nostra non è quella di una volta, quando voleva attaccare il cuore dello Stato. Non manifesta più un carattere eversivo, ma ci sono dei segnali da analizzare: vi sono personaggi importanti che sono stati scarcerati, dinamiche e fenomeni che rappresentano nel loro insieme segnali che stiamo studiando complessivamente. Senza trascurare il mondo carcerario considerando che i capi storici sono tuttora
detenuti".

Nato a Catanzaro il 12 ottobre 1964, Cortese nel 1991 accede al ruolo direttivo della Polizia di Stato con la qualifica di vice commissario. Assegnato alla questura di Palermo, dopo due esperienze trascorse presso l'Ufficio Prevenzione generale e presso un commissariato, nel 1994 approda alla Sezione Catturandi della Squadra Mobile, prima come vice dirigente e dal 1998 come dirigente. Nel 1996 concorre alla cattura di Giovanni Brusca, indicato come esecutore della strage di Capaci. Nel 1997 ottiene la promozione per merito straordinario al grado di commissario capo per aver catturato Pietro Aglieri, indicato come mandante della strage di via d'Amelio, quale componente della Commissione di Cosa nostra. Nello stesso anno conduce le attività investigative che portano alla cattura di Salvatore Grigoli - killer di padre Pino Puglisi - nonchè di Gaspare Spatuzza, uno dei responsabili delle stragi di Roma e Firenze del 1993. Nel 1998 è l'artefice della cattura di Vito Vitale, l'erede dell'ala stragista di Cosa nostra, iniziata con Riina e Bagarella, e di Giuseppe Guastella, capo mandamento di Resuttana-San Lorenzo-Tommaso Natale. Nel 2001 dirige le indagini culminate con la cattura di Benedetto Spera, capo mandamento di Belmonte Mezzagno. Nel gennaio 2003 è assegnato al Servizio centrale operativo. Per aver catturato nell'aprile del 2006 Provenzano, accede al ruolo dirigenziale. Dopo un breve periodo come consigliere ministeriale alla Direzione centrale anticrimine - Servizio centrale operativo di Roma, viene trasferito al Servizio Controllo del territorio, ricoprendo, per circa sei mesi, il ruolo di direttore di Divisione. Nel giugno 2007 assume la dirigenza della Squadra mobile di Reggio Calabria permanendovi fino a marzo 2012, individuando centinaia di appartenenti alle cosche locali.

Da segnalare la cattura dei responsabili della strage di Duisburg, assicurando tra gli altri alla giustizia il latitante Giovanni Strangio, catturato ad Amsterdam, mandante ed esecutore della strage. Inoltre avvia e porta a conclusione le complesse indagini che consentono l'arresto del boss Giovanni Tegano, latitante dal 1993. Coordina l'operazione denominata "Crimine", conclusa con l'arresto di circa 300 esponenti del gruppo criminale operante tra Reggio Calabria e Milano, importante attività investigativa che ha messo in luce la struttura verticistica della 'ndrangheta e scoperto le sue ramificazione nel nord Italia, in paesi europei ed oltre oceano. Da maggio 2012 al 29 marzo 2015 dirige la Squadra mobile di Roma: centinaia gli appartenenti alla criminalità romana individuati e molte le indagini nei confronti di affiliati a Cosa nostra, alla 'ndrangheta e alla camorra che hanno investito ingenti capitali in attività commerciali nel centro città. Da segnalare l'arresto de due pericolosi latitanti rifugiatasi nella città di Barcellona Alessandro Fasciani, appartenente all'omonima cosca mafiosa operante nel litorale romano, e Leandro Bennato ricercato in quanto responsabile di traffico di sostanze stupefacenti, nonch l'operazione di Polizia denominata "Nuova Alba", conclusasi con l'arresto di circa 50 esponenti dei clan dei Fasciani, Triassi, Spada, D'Agati, egemoni nel quartiere di Ostia e nelle zone limitrofe. Di rilievo pure l'operazione "Fiore Calabro", conclusasi con l'arresto e il conseguente sequestro preventivo di beni mobili ed immobili di appartenenti alle storiche cosche di 'ndrangheta Scriva, Morabito, Mollica. Dirige le attività investigative scaturite a seguito dell'omicidio di Vincenzo Femia ritenuto il referente nella capitale della famiglia di 'ndrangheta dei Nirta di San Luca, denominata "Codice San Luca", che consentono di acclarare l'apertura di una locale di 'ndrangheta nella Capitale d'Italia. Avvia le complesse indagini che consentono l'arresto di taluni appartenenti al clan Ciccarelli egemone nella zona di Parco Verde a Caivano, federato al più noto clan Moccia di Afragola, nonchè quelle in ordine all'omicidio di Fanella Silvio, già tratto in arresto e condannato a 9 anni di reclusione poichè considerato tra gli autori della truffa che ha visto coinvolti alcuni ex dirigenti delle società Telecom Italia, Sparkle e Fastweb, individuando ed arrestando gli esecutori materiali del delitto. Inoltre avvia e porta a conclusione le indagini sulla nota famiglia dei Casamonica, gruppo romano tradizionalmente dedito all'usura, all'estorsione, alla truffa, al riciclaggio, alla ricettazione di auto e al traffico internazionale di stupefacenti, che detiene la supremazia nei quartieri Appio, Tuscolano, Anagnina, Tor Bella Monaca e Romanina. Promosso dirigente superiore, il 30 marzo 2015 assume l'incarico di direttore del Servizio centrale operativo. Adesso torna a Palermo da questore.