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ITALIA

A Salerno sbarcano i profughi malati di scabbia

Migranti morti, ispezione a bordo: "Come nelle fosse comuni"

La polizia sul peschereccio con a bordo una trentina di cadaveri, tra cui almeno due minorenni, nel vano ghiacciaia del barcone. Arrivata a Pozzallo la nave San Giorgio con 566 sopravvissuti 

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E' in rada nel porto di Pozzallo il peschereccio con una trentina di cadaveri a bordo che è stato rimorchiato nel canale di Sicilia dalla nave San Giorgio. Sulla nave della marina militare ci sono 566 migranti. Da un'ispezione dei locali compiuti dalla squadra mobile della Questura, è emerso che i trenta corpi, tra cui quelli di almeno due minorenni, si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri. "Accatastati l'uno sull'altro, come all'interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz". E' la prima impressione del capo della squadra mobile della questura di Ragusa, Antonino Ciavola, dopo avere osservato da vicino i corpi dei migranti all'interno del peschereccio ormeggiato.

Il peschereccio è stato agganciato da una motovedetta della capitaneria di porto che lo ha trainato verso il porto. La nave militare Grecale rimane in rada. Si tratta di un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu e una striscia nera che lo attraversa da prua e poppa. E' il peschereccio della morte recuperato nel Canale di Sicilia. A bordo vi sono almeno trenta morti, migranti rimasti intrappolati nella sala motori, schiacciati da altri passeggeri, e che hanno respirato il monossido di carbonio emesso dalle macchine. Sul posto i medici legali e gli investigatori delegati alle indagini. La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l'omicidio volontario. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull'inchiesta per la morte dei migranti ha detto: "La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell'autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione". Intanto la questura di Ragusa sta coordinando il trasferimento di circa 350 persone dai centri della provincia con charter in partenza dall'aeroporto di Comiso. 

"Trattati come bestie dai libici" che hanno compiuto "violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa". E' la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei trenta migranti sul peschereccio che la nave Grecale ha rimorchiato nel porto di Pozzallo. Fra le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. "Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ricorda una di loro - abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti...". Tutti accusano i trafficanti libici: "E' stata tutta colpa loro - ricostruisce un migrante testimone dell'accaduto - ci hanno messo lì dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere".

"Abbiamo chiesto di potere tornare indietro - ha rivelato un migrante sopravvissuto - perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c'è stato alcunché da fare: ci hanno detto 'ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia'". E' approdata all'alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. I 235 migranti sono stati trasferiti sul molo del porto di Palermo con motovedette della Gdf e della capitaneria di porto che hanno fatto la spola con la petroliera Mare Atlantic su cui si trovavano le persone salvate nel canale di Sicilia. La Mare Atlantic era prima giunta a Trapani e poi dirottata su Palermo. Ed è giunto al porto di Trapani un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. I profughi erano stati prelevati dai loro barconi nel canale di Sicilia.

La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, che trasporta 1044 migranti soccorsi nel canale di Sicilia, è attraccata nel porto di Salerno. Imponente il servizio d'ordine predisposto dalla prefettura: sul posto circa trecento uomini della polizia di Stato, carabinieri, esercito, capitaneria di porto e Protezione civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo. Sono nove le postazioni dove i migranti dovranno lasciare le proprie generalità.