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ITALIA

Inchiesta "Ambiente Svenduto"

Processo Ilva: l'accusa chiede 28 anni per Fabio Riva e 5 per Nichi Vendola

Chiesti 28 anni anche per Luigi Capogrosso, all'epoca dei fatti, direttore del siderurgico e 25 anni per Nicola Riva. Oltre 900 le parti civili, 47 gli imputati di cui 3 sono società del gruppo Riva

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Il pubblico ministero Mariano Buccoliero, al termine della requisitoria al processo in corso davanti alla Corte di Assise di Taranto, presieduta da Stefania D'Errico, giudice a latere Fulvia Misserini, e denominato "Ambiente Svenduto" , relativo al presunto disastro ambientale provocato dallo stabilimento siderurgico ex Ilva, ha chiesto la condanna di Fabio Riva, figlio dell'ex patron dell'azienda Emilio Riva, e di Luigi Capogrosso, ex direttore della fabbrica a una pena di 28 anni e per Nicola Riva, fratello di Fabio, a 25. Inoltre per l'ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è stata chiesta una condanna a una pena di 5 anni.

Le altre richieste
Il pm Mariano Buccoliero ha chiesto 28 anni di carcere nel processo per il presunto disastro ambientale causato dall'Ilva nei confronti dell'ex responsabile delle relazione istituzionali Girolamo Archinà. Sollecitata inoltre la confisca degli impianti dell'area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012. Chiesti 20 anni per il dirigente Adolfo Buffo e per cinque imputati (Lafranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino e Enrico Bessone) che avevano il ruolo di 'fiduciari' aziendali, cioè un gruppo di persone non alle dipendenze dirette dell'Ilva che però in fabbrica, secondo l'accusa, avrebbe costituito un 'governo-ombra' che prendeva ordini dalla famiglia Riva. La condanna a 17 anni è stata sollecitata per l'ex presidente di Ilva ed ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante, l'ex capo area parchi, Marco Andelmi, l'ex capo area agglomerato, Angelo Cavallo, l'ex capo area Cokerie, Ivan Dimaggio, l'ex capo area altoforno, Salvatore De Felice e l'ex capo area acciaieria 1 e 2 e capo area Grf, Salvatore D'Alò e l'ex consulente della procura ,Lorenzo Liberti. E' di 7 anni la richiesta di condanna per l'avvocato Francesco Perli, legale dell'azienda. Quanto alle 3 società imputate, il pm hanno chiesto sanzione pecuniaria e interdizione di un anno per Ilva spa, commissariamento giudiziale di un anno per Riva Fire e e interdizione dell'attività di un anno per Riva Forni Elettrici. Il pm ha chiesto una condanna a 8 mesi anche per Nicola Fratoianni, deputato, attuale segretario di Sinistra italiana e all'epoca dei fatti assessore regionale pugliese. 

Reati prescritti per 9 imputati
I pm della procura di Taranto hanno chiesto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, nei confronti di 9 dei 44 imputati nel processo 'Ambiente svenduto' sulla gestione dell'ex Ilva del capoluogo ionico.

Stando ai conteggi della procura, i reati contestati sono stati estinti per effetto del trascorrere del tempo. È il caso dell'ex sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, accusato di omissione in atti d'ufficio per non aver  adottato iniziative in difesa della salute dei cittadini di Taranto, e di alcuni tecnici ministeriali, tra i quali il presidente della commissione Aia, e l'ex capo della segreteria tecnica dell'ex ministro dell'Ambiente, entrambi accusati di aver avuto contatti con i vertici Ilva e di averli informati dei lavori in commissione benché si trattasse di notizie non divulgabili.

Il processo
Al centro del processo, l'inquinamento ambientale che nel corso degli anni sarebbe stato provocato dallo stabilimento siderurgico Ilva. Sono imputate 44 persone fisiche e tre società del gruppo Riva (Ilva, Riva Fire, che dal dicembre 2016 si chiama Partecipazioni Industriali, e Riva Forni Elettrici).

L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata, a vario titolo, al disastro ambientale colposo e doloso, all'avvelenamento di sostanze alimentari, all'omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, al danneggiamento aggravato di beni pubblici, al getto e sversamento di sostanze pericolose, all'inquinamento atmosferico.

Sotto accusa (con ipotesi di reato di corruzione, falso e abuso di ufficio) anche i presunti tentativi effettuati per ammorbidire i controlli o falsarne i risultati. Nel processo sono confluiti anche due morti sul lavoro (ipotesi di omicidio colposo). Sono circa 900 le parti civili.

Il processo è ormai in corso da quasi cinque anni (in realtà di più, perché ci fu una 'falsa' partenza a ottobre 2015. La requisitoria è iniziata il 1° febbraio scorso e va avanti da 9 sedute. Oltre a Buccoliero, che è il magistrato che ha occupato la scena più a lungo, sono intervenuti in questi giorni anche gli altri pubblici ministeri della Procura, Remo Epifani, Giovanna Cannalire e Raffaele Graziano. Quest'ultimo sta intervenendo ancora in questi momenti e si sta occupando di alcuni omicidi colposi (morti sul lavoro) che si sono verificati nell'azienda e che vengono contestati ad alcuni imputati.

La calendarizzazione prevede nei prossimi giorni, fino alla fine di febbraio, gli interventi degli avvocati delle parti civili. A marzo, le arringhe delle difese degli imputati fino a metà aprile. Intorno al 20 aprile sono state fissate le eventuali repliche e infine la camera di consiglio cui seguirà la sentenza.

Vendola: "Sereno, ma deluso"
"Sono sereno, nonostante la delusione che provo per la richiesta dell'accusa". Lo afferma Nichi Vendola dopo la richiesta di cinque anni di reclusione per concussione aggravata richiesta dalla procura di Taranto nell'ambito del processo 'Ambiente svenduto'.

"Sono sereno - prosegue l'ex presidente della Regione Puglia - perché ho sempre operato nel rispetto della legge. Sono sereno e con serenità attendo la sentenza. Credo fermamente - conclude Vendola - che la giustizia non possa essere nemica della verità".