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POLITICA

Dibattito infuocato

Riforme, nuovo scontro Grillo-Renzi. Il premier: "Colpo di Stato? No, colpo di sole"

Dopo l'attacco frontale del leader 5 Stelle a Napolitano, il presidente del Consiglio replica duramente e critica le opposizioni. "Si dice sole? No, si dice P2" risponde il leader dei 5 Stelle che in serata convoca una congiunta straordinaria per lunedì 28 luglio

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"Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole!". Scrive il premier Matteo Renzi su Twitter rigettando le accuse. Renzi - che accompagna il messaggio con gli hashtag: #noalibi, #sidicesole - apre al referendum. "Dopo 4 voti in Parlamento, faremo un referendum. Perché le opposizioni urlano? Di che cosa hanno paura? Del voto degli italiani? #noalibi", insiste sul social network Renzi.

"Si dice sole? No, si dice P2", replica Grillo che in serata convoca anche una riunione straordinaria con deputati e senatori per lunedì 28 luglio. Ad originare il botta e risposta è stata la pubblicazione di un post del leader dei 5 Stelle, con tanto di nuove accuse al Capo dello Stato. "Si chiama colpo di Stato. Mussolini ebbe più pudore, non lo chiamò 'riforme'. Il regista di questo scempio è Napolitano che dovrebbe almeno per pudore istituzionale dimettersi subito e con il quale le forze democratiche non dovrebbero avere più alcun rapporto" si legge sul blog. 

"Il M5S non terrà d'ora in poi alcun contatto con un uomo che ha abdicato al suo ruolo di garante della Costituzione. Si spera che anche altre forze politiche si associno e lo isolino prima che sia troppo tardi, prima del buio a mezzogiorno", si legge nel post, intitolato "Aridatece er puzzone" e introdotto da una foto di Benito Mussolini. "La via d'uscita da questa situazione è rappresentata da nuove elezioni, la legge c'è. E' quella emendata dalla Corte costituzionale, con le preferenze e senza un abnorme premio di maggioranza", scrive Grillo in un post in cui torna sulla giornata precedente al Senato. "Il M5S non ha paura di tornare alle urne per rilegittimare il Parlamento, anche domani se necessario. La minaccia di Renzie di nuove elezioni è una pistola scarica e lui lo sa", aggiunge. Tutto questo 24 ore dopo i flash delle macchine fotografiche dei turisti stranieri, i cellulari tenuti in alto per fare un video, le telecamere delle tv, i sorrisi sorpresi dei commercianti e tanta curiosità.

Non si era mai vista una cosa del genere prima: un centinaio di parlamentari per le strade del centro di Roma in marcia verso il Quirinale. E' stata la protesta delle opposizioni al ddl costituzionale sulle riforme. Sel, M5S, Lega ma anche alcuni componenti del gruppo misto al Senato hanno scelto questa strada per far sentire la loro voce dopo la decisione della maggioranza e di Forza Italia di imporre la "tagliola", ovvero un limite certo per il voto finale in Aula. Per la prima volta l'opposizione si è compattata e fa fronte comune contro il governo e la "strana maggioranza" che si è creata attorno alle riforme. In testa al corteo c'erano i senatori: i capigruppo Gianmarco Centinaio per la Lega, Vito Petrocelli per il M5S e Loredana De Petris di Sel. Ma a loro si sono uniti anche tanti deputati, che hanno raggiunto palazzo Madama.

E' lì che si è organizzata una sorta di raduno tra i parlamentari che si oppongono alla riforma costituzionale fra la curiosità generale dei passanti e degli stessi carabinieri di guardia. "Vogliamo far sentire al Colle la nostra voce. C'è stato uno strappo alle regole democratiche", dicono i leader della protesta. Ma, sottovoce, c'è anche chi dice di voler chiedere spiegazioni al Capo dello Stato per il suo "intervento a gamba tesa" sul dibattito. Da Montecitorio è arrivata la pattuglia più numerosa: erano i deputati cinquestelle. Strette di mano, saluti e, in qualche caso, anche un po' di imbarazzo per l'insolita alleanza. Si è aspettato qualche ritardatario e poi ci si è messi in marcia.