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MONDO

Presidente Usa chiama Putin, Merkel, Hollande e Shinzo Abe

Stop ai rifugiati, caos negli aeroporti. Un Giudice di New York contro Trump: "No alle espulsioni"

Il presidente statunitense in un tweet:"Il nostro paese ha bisogno di confini forti e di controlli rigidi, adesso. Guardate a quello che sta succedendo in Europa e, anzi, in tutto il mondo - un caos orribile!"

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Donald Trump stringe i freni e in molti Paesi si fanno sentire le conseguenze del suo ordine esecutivo che mette al bando gli immigrati da 7 paesi musulmani. Proteste, ricorsi legali e caos negli aeroporti dopo il congelamento per tre mesi degli arrivi da sette paesi a maggioranza islamica e per quattro mesi del programma dei rifugiati. Immediata la replica dell'Onu: l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato Onu per i rifugiati hanno chiesto agli Usa di rispettare "la lunga tradizione di proteggere coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni". 

"Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e controlli estremi, ADESSO. Guardate cosa sta succedendo in tutta Europa e, anche, nel mondo, un caos orribile!". Così il presidente Usa Donald Trump torna a difendere in un tweet il decreto.


Lotta comune all'Isis, crisi ucraina e ripresa delle relazioni, anche economiche, "da pari a pari" sono stati invece i temi principali della telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. Fermezza da parte del presidente francese Francois Hollande, che ha ricordato a Trump "il rispetto dei principi della democrazia, in particolare l'accoglienza dei rifugiati", le "conseguenze economiche e politiche del protezionismo", la necessita' di una soluzione sulla Siria "sotto l'egida dell'Onu" e della "piena attuazione degli accordi di Minsk" per poter togliere le sanzioni alla Russia.


Contro i provvedimenti di Trump hanno preso posizione diversi leader europei. Dopo il presidente francese Hollande a criticare duramente il decreto del presidente americano Donald Trump che limita gli ingressi dei migranti negli Stati Uniti è la cancelliera tedesca Angela Merkel. Questi i tweet del presidente del Consiglio italiano Gentiloni e del Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso.






Un giudice a New York: "No a espulsioni rifugiati paesi islamici"
La pioggia di ricorsi legali contro la decisione di Trump ha portato a un primo verdetto: Ann donnelly, giudice federale
di New York, ha emesso un'ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i
rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all'ordine esecutivo emanato dal presidente. 

Staff Casa Bianca: nessun caos, solo 20 fermati
La Casa Bianca difende l'ordine esecutivo del presidente. "Non è caos", ha detto alla Nbc il capo dello staff Reince Priebus, aggiungendo che ieri 325 mila viaggiatori sono entrati negli Usa e solo 109 sono stati fermati. "Gran parte di loro sono usciti. Abbiamo ancora una ventina di persone che restano detenute", ha sostenuto, prevedendo che saranno presto rilasciate se sono in regola.

Ricorsi e proteste negli aeroporti Usa
Vari rifugiati e migranti sono stati fermati al loro arrivo negli aeroporti degli Stati Uniti, in applicazione dell'ordine firmato dal presidente Donald Trump che impedisce l'ingresso negli Usa ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana. Lo hanno riferito i media locali. Gli avvocati di due iracheni, trattenuti nell'aeroporto di New York, hanno presentato ricorsi davanti ai giudici per ottenere la liberazione. 

Attualmente non è noto quanti siano i rifugiati che sono stati fermati nelle ultime ore negli Usa. È noto però che un iracheno fermato nello scalo JFK di New York lavora per il governo americano nel suo Paese da dieci anni, hanno spiegato i suoi avvocati. Un altro iracheno viaggiava per riunirsi con la moglie e il figlio, rifugiati dopo aver collaborato con l'esercito americano. Secondo le carte presentate in tribunale, i due avevano tutte le carte in regola per essere ammessi e nessun motivo che giustifichi la detenzione. 

Gli avvocati denunciano anche che non è stato loro consentito incontrare i loro assistiti e che quando hanno domandato agli agenti di frontiera a chi dovessero parlare per discutere il caso è stato loro risposto: "Al presidente, chiamate il signor Trump".


Taxi aeroporto Jfk scioperano contro stop ingressi
Anche i tassisti di New York sono in campo contro la decisione di Trump di bloccare gli ingressi da alcuni Paesi a maggioranza musulmana. Con uno sciopero di un'ora che ha lasciato, ieri sera dalle 6 alle 7, vuoti i parcheggi dell'aeroporto Jfk. Lo riportano molti media internazionali.  "Non possiamo non reagire a questo divieto inumano e anticostituzionale", hanno twittato i tassisti, molti dei quali sono immigrati appartenenti alla comunità islamica.

Ammesso un iracheno. Si può decidere caso per caso 
È stato rilasciato Hameed Khalid Darweesh, uno dei due cittadini iracheni in possesso di visto per entrare negli Stati Uniti, arrestati al loro arrivo a New York in seguito al decreto di Trump. Lo scrive la Cnn online. L'uomo, che ha lavorato come interprete per conto del governo Usa in Iraq per 10 anni, ha avviato insieme all'altro iracheno fermato un'azione legale contro il presidente americano, poiché in possesso di visti validi. "L'America è la terra della libertà", ha detto ai giornalisti Darweesh in aeroporto poco dopo la sua liberazione. "L'America è la più grande nazione". Una fonte a conoscenza del caso ha confermato che a Darweesh sarà consentito entrare negli Stati Uniti in base alle disposizioni di Trump che permettono ai dipartimenti di Stato e alla Homeland Security di ammettere gli individui negli Stati Uniti sulla base di una procedura caso per caso.

L'ordine esecutivo di Trump
Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo "per tenere i terroristi dell'Islam radicale fuori dagli Usa". Si tratta dell'annunciato decreto sui "controlli accurati" per i rifugiati che arrivano da Paesi considerati a rischio. La firma è avvenuta al dipartimento della Difesa, dove si è svolta la cerimonia formale del giuramento del nuovo capo del Pentagono, James Mattis. "Non vogliamo terroristi nel nostro Paese - ha detto Trump - non dimenticheremo la lezione dell'11 settembre, non solo a parole ma anche con azioni". L'ordine esecutivo è stato denominato "Protezione della nazione dall'ingresso di terroristi stranieri negli Stati Uniti". 

Divieto riguarda anche persone con doppia nazionalità
Il divieto all'ingresso negli Usa per i cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana riguarda anche coloro che hanno doppio passaporto. Lo ha riferito il Wall Street Journal, citando un comunicato che dovrebbe essere pubblicato dal dipartimento di Stato. La misura andrebbe oltre il divieto imposto a Iraq, Iran, Somalia, Sudan, Siria, Libia e Yemen. Il divieto temporaneo riguarderebbe qualsiasi cittadino originario di tali Paesi, anche se in possesso di passaporto di un'altra nazione. Per esempio, un iracheno con seconda nazionalità britannica non potrà entrare negli Usa utilizzando il passaporto del Regno Unito, che sinora permetteva di viaggiare senza visto. Invece, la misura non si applicherà ai cittadini statunitensi che abbiano anche la nazionalità di uno dei sette Paesi.

L'Iran: "Grande regalo agli estremisti"
Il cambio della guardia alla Casa Bianca segna un'inversione a U in molti campi della politica americana. Non ultimo lo storicamente travagliato rapporto con l'Iran, con il quale faticosamente l'Amministrazione Obama aveva intessuto un dialogo culminato nella sigla dell'accordo con il quale Teheran si impegnava ad accantonare il programma nucleare per scopi militari. Ed è proprio da Teheran - inserita tra i 7 paesi msulmani messi all'indice dall'ordine esecutivo di Donald Trump - che in queste ore arrivano le reazioni più stizzite. E un avvertimento autorevole.  La decisione del presidente americano Donald Trump di vietare l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi musulmani, tra cui l'Iran, è "un grande regalo agli estremisti", ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.




"#MuslimBan sarà ricordato nei libri di storia come un grande regalo agli estremisti e ai loro sostenitori", perchè "la discriminazione collettiva aiuta il reclutamento dei terroristi, approfondendo le divisioni sfruttate dai demagoghi estremisti per accrescere i propri ranghi", mentre "la comunità internazionale ha bisogno di dialogo e cooperazione per affrontare alla radice la violenza e l'estremismo in maniera globale e inclusiva", ha scritto Zarif. Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha sospeso per 120 giorni l'ingresso nel Paese di tutti i rifugiati, ha vietato a tempo indefinito l'ingresso ai rifugiati siriani e ha bloccato per 90 giorni l'arrivo dei cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.  

Merkel: "Il divieto imposto dagli USA non è giustificato"
La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene "non giustificato" il bando imposto dal presidente americano
Donald Trump all'ingresso di cittadini e rifugiati provenienti da sette paesi musulmani . Lo ha detto il suo portavoce, Steffen Seibert.      La cancelliera "è convinta che la necessaria lotta risoluta contro il terrorismo non giustifichi un generale sospetto contro persone con un certo retroterra e o una certa fede", ha affermato Seibert a Berlino.

La telefonata con Vladimir Putin
Il presidente americano Donald Trump ha telefonato al presidente della Russia Vladimir Putin. Lo rendono noto fonti dell'amministrazione americana. Si è trattato del primo colloquio tra i due dopo l'insediamento di Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio.

Siria: Russia, noi e Usa per "reale coordinamento" contro Isis
Il Cremlino a proposito della telefonata fa sapere che i presidenti di Russia ed Usa, Vladimir Putin e Donald Trump, sono intenzionati a perseguire l'obiettivo di un "autentico coordinamento" in Siria per sradicare l'Isis.

Telefonata con la Merkel
Il presidente americano Donald Trump ha telefonato alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Secondo il portavoce della Casa Bianca, la conversazione fra i due leader è durata almeno 45 minuti. Trump ha accettato l'invito di Angela Merkel a partecipare al G-20 in programma ad Amburgo in luglio e ha detto che non vede l'ora di ricevere presto il cancelliere tedesco a Washington: lo riferisce la Casa Bianca.

Contatto telefonico Hollande-Trump
Oggi il neo presidente Usa ha chiamato anche il premier nipponico Shinzo Abe e nel pomeriggio Francois Hollande. Il presidente francese ha sottolineato la convinzione della Francia che "la battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie  sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l'accoglienza dei rifugiati". Lo riferisce l'Eliseo aggiungendo che "di fronte a un mondo instabile e incerto, ripiegarsi su se stessi è un atteggiamento senza sbocco".