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ECONOMIA

Raggiunta l'intesa sulla vertenza aziendale

Caso Electrolux, c'è l'accordo e Renzi firma. Salva la presenza dell'azienda in Italia

A siglare il documento a Palazzo Chigi anche i ministri Poletti, Guidi, i sindacati metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm e i presidenti delle 4
regioni coinvolte. L'accordo salvaguardia la presenza del gruppo svedese in italia  

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Electrolux
Roma
E' arrivata anche la firma del presidente del Consiglio. Matteo Renzi ha infatti siglato a palazzo Chigi l'accordo raggiunto sulla vertenza Electrolux. Dopo il premier, hanno firmato il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, i presidenti delle Regioni interessate e i i rappresentanti di sindacati e azienda. L'intesa, raggiunta nella notte tra lunedì e martedì tra azienda, sindacati e istituzioni, è stata "un accordo straordinario che premia l'impegno di istituzioni, lavoratori e azienda", ha detto il ministro Guidi. Prevede che Electrolux resterà in Italia e non delocalizzerà in Polonia. E poco dopo, il presidente del Consiglio ha lanciato il suo messaggio su Tweeter



150 milioni di investimenti
L'azienda, inoltre, investirà 150 milioni di euro  - nel quadro del piano strategico 2014-2017 - per mantenere competitivi tutti e quattro gli stabilimenti italiani di Porcìa (lavatrici), Susegana (frigoriferi), Solaro (lavastoviglie) e Forlì (piani cottura). I punti della trattativa Salvi, fino al 2017,  i 6.000 posti di lavoro con il ricorso a contratti di solidarietà rifinanziati dal governo per 15 milioni. Nessuna riduzione agli stipendi degli operai che però subiranno un taglio dei permessi sindacali del 60%.

Le tappe successive e il referendum dei lavoratori
L'accordo, raggiunto dopo quattro mesi di trattative e 150 ore di scioperi, dovrà ora essere sottoposto al referendum tra i lavoratori. Soddisfatti per l'accordo anche i sindacati. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini ha ricordato che ''sono state necessarie oltre 150 ore di sciopero''. ''I soldi pubblici - ha continuato Landini - si danno alle aziende che investono, non licenziano, non delocalizzano e non chiudono. Secondo il numero uno della Fiom questa intesa rappresenta un modello valido da seguire anche in futuro.