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ITALIA

Bergamo

Caso Yara, Bossetti in carcere incontra il figlio

Nella casa circondariale visita del ragazzo, 13 anni, insieme alla moglie del muratore arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio

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Primo incontro tra Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno per l'omicidio di Yara Gambirasio, e il figlio maggiore, di 13 anni. Il ragazzo è stato accompagnato dalla madre Marita Comi nel carcere di Bergamo per un breve colloquio, al termine del quale il padre gli ha detto "Tornerò presto a casa". Forse riferendosi alla decisione attesa per il 14 ottobre dal Tribunale della libertà di Brescia al quale si sono appellati i suoi difensori. Udienza alla quale ha chiesto di essere presente.

I legali di Massimo Bossetti inoltre sono convinti di aver "demolito" almeno tre punti dell'ordinanza con la quale il gip di Bergamo ha tenuto in carcere il muratore: i risultati delle celle telefoniche, le tracce di calce nei bronchi di Yara e il racconto del fratellino della ragazza su quell'uomo "con la barbetta" e "cicciottello" di cui la sorella aveva paura. Sul quarto, quello più pregnante, cioè il dna trovato sul corpo di Yara, intendono comunque dare battaglia. Nel ricorso al Tribunale della libertà di Brescia, gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni intendono sottolineare gli aspetti che, a loro avviso, "non sono stati presi in considerazione dal gip". E vogliono che sia discusso l'elemento del Dna trovato sul corpo della ragazza e attribuito a Bossetti, dal momento che "è lo stesso Ris a dare atto di una situazione oggettivamente
deteriorata". 

Altro elemento riguardante le celle telefoniche è quel documento riservato 'Vodafone' che dimostra come l'ultima cella telefonica agganciata dal telefonino di Yara sia stata quella di Brembate e non quella di Mapello (paese in cui abita il muratore), come si era sempre creduto prima. I legali hanno anche sottolineato come tra il momento in cui il telefonino di Bossetti aggancia la cella di Mapello e quello in cui il cellulare di Yara non dà più segni di attività, intercorre un'ora e 10 minuti. Per quanto riguarda la calce nei bronchi di Yara, la relazione del medico anatomopatologo non ne fa cenno nella narrativa ma solo nelle conclusioni: una conclusione, quindi, senza una premessa.
 
Al di là della decisione dei giudici bresciani, che dovrà intervenire entro 20 giorni, la difesa dovrà, in vista del processo, affrontare le risultanze investigative emerse dopo l'arresto. Si è saputo, infatti, che era proprio quello di Bossetti l'autocarro cassonato ripreso dalla telecamere di una banca a Brembate, non distante dalla casa di Yara intorno alle 18 del 26 novembre del 2010, quando la tredicenne sparì. Per stabilirlo, i carabinieri del Ros sono ricorsi anche alla consulenza di personale della Iveco proprio addetto alla progettazione e realizzazione del Daily.

Le analisi effettuate dopo l'arresto di Bossetti avrebbero permesso di stabilire che il mezzo ritratto nelle immagini è appunto quello del muratore. La circostanza servirà per verificare dettagliatamente gli spostamenti di quel pomeriggio del muratore il quale aveva raccontato di essere stato in un cantiere di Palazzago la mattina e nel pomeriggio da un meccanico, poi dal commercialista e dal fratello. Un racconto lacunoso, anche perché gli accertamenti avrebbero stabilito che la fattura del meccanico sarebbe state emessa un mese prima rispetto a quanto sostenuto dal muratore.