Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Iraq-rischio-golpe-premier-al-Maliki-contro-ilpresidente-schiera-truppe-a-Baghdad-cb9d48b1-e811-44f1-a0e8-38e95b51589c.html | rainews/live/ | true
MONDO

Nel nord continua avanzata jihadisti

Iraq, rischio golpe. Al Maliki contro il presidente. A Baghdad zona verde circondata da militari

Il premier uscente sciita non rinuncia al terzo mandato e chiede l'impeachment del presidente Masum. Sentenza della Corte Suprema dà ragione al premier: ha la maggioranza. Da Usa e Onu sostegno al presidente. Militari fedeli ad al Maliki circondano zona verde della capitale.  Stati Uniti: "Stiamo inviando armi ai curdi"

Condividi
(Ap)
Iraq
Precipita nel caos l'Iraq, il Paese rischia un golpe. Il premier uscente Nouri al Maliki, nonostante le pressioni internazionali non vuole rinunciare al terzo mandato. Accusa il presidente iracheno, il curdo Fuad Masum di aver violato la Costituzione e chiede la messa in stato d'accusa per il ritardo nel conferirgli l'incarico per formare il nuovo governo. Le sue truppe sono schierate nella Capitale: i militari circondano la zona verde dove si trovano ambasciate e palazzi governativi. Nello scontro politico interviene la Corte Suprema che dà ragiona ad al Maliki: il suo partito, lo Stato del Diritto, è il vincitore delle ultime elezioni, e quindi lo stesso Maliki può ottenere nuovamente l'incarico.

"Al-Ibadi candidato premier"
Intanto, la Coalizione 'Stato di Diritto'-Alleanza Irachena Unita - principale forza politica sciita in Iraq - ha indicato come nuovo primo ministro non il proprio leader - il premier uscente al-Maliki - ma Haider al-Abadi, neo-vice presidente del Consiglio dei Rappresentanti, il Parlamento uscito dalle elezioni legislative del 30 aprile scorso.

Usa e Nazioni Unite si schierano con il presidente
Arriva il sostegno degli Stati Uniti al presidente iracheno: "Noi sosteniamo lealmente il Presidente Masum che ha la responsabilità di sostenere la Costituzione irachena", sono le parole del Segretario di Stato Usa John Kerry condivise dall'Onu. L'inviato delle Nazioni Unite a Baghdad, Nicolay Mladenov, ha dichiarato che Masum lascerà il Parlamento nominare un primo ministro che formi "un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società".

Intanto Marie Harf - portavoce del Dipartimento di Stato Usa, parlando con la Cnn - ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno inviando armi e munizioni alle forze curde in Iraq che si oppongono all'avanzata dello Stato Islamico.

Prosegue avanzata Isis
I miliziani dello Stato islamico si sono impadroniti della città di Jalawla, nella provincia di Diyala, 130 chilometri a nord-est di Baghdad, minacciando così i confini meridionali della regione autonoma del Kurdistan. Una nuova sconfitta per i peshmerga nonostante i bombardamenti aerei americani a tappeto sulle posizioni dello Stato Islamico, che hanno comunque alleggerito la pressione sui combattenti curdi. Proprio per la minaccia degli jihadisti che avanzano verso il Kurdistan, gli Stati Uniti hanno ritirato "temporaneamente" parte del personale del consolato di Erbil.

Lega araba condanna jihadisti
La Lega Araba bolla come crimini contro l'umanità le violenze compiute dai miliziani dello Stato Islamico, in particolare ai danni delle minoranze come quella degli Yazidi nel nord e dei cristiani a Mosul. La Lega chiede a tutti i Paesi nella regione e a livello internazionale di "impegnarsi per aiutare l'Iraq a uscire dalla crisi".

Yazidi, donne e bambini sepolti vivi
Centinaia di yazidi uccisi e sepolti nelle fosse comuni, in alcuni casi ancora vivi, tra questi mamme e bambini. 300 donne fatte schiave. È questo lo scenario d'orrore nel nord del Paese. La Ue ha definito "crimini contro l'umanita'" gli atti commessi dagi jihadisti contro la comunità. La prima a lanciare l'allarme era stata la deputata Vian Dakhil, appartenenete alla comunità che in lacrime aveva denunciato le atroci crudeltà. Intanto 20.000 delle almeno 40.000 persone appartenenti alla minoranza religiosa, intrappolate da giorni sui monti di Sinjar, sono riuscite a scappare. Il varco è stato aperto dall'intervento americano, che avrebbe dato modo a metà degli sfollati di attraversare la Siria e e poi rientrare nel Kurdistan. Intanto le forze curde dei Peshmerga hanno riconquistato due città in posizione strategica.