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POLITICA

Napolitano sulla legge elettorale: "Lasciamo lavorare il Parlamento"

L'Italicum oggi alla Camera, varrà solo per Montecitorio

In Aula il nuovo testo varato dopo l'accordo di ieri. Da definire i dettagli: la novità è che la norma varrà solo per la Camera dei Deputati. Il Senato, in attesa di essere abolito, verrà eletto col Porcellum modificato. Soddisfatti Renzi ed Alfano, ok di Berlusconi ma con "grave disappunto"

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Matteo Renzi a Tunisi
Dopo l’accordo tocca all’Aula. Trovata ieri la quadra tra Matteo Renzi, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, valida in questa nuova versione solo per la Camera dei Deputati, questa mattina l’Italicum è all'esame dell'Aula di Montecitorio. Interpellato sulla questione, il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha risposto: "Lasciamo lavorare la Camera". Stralciato intanto l'emendamento sulla parità di genere nelle candidature, perché non c'è accordo tra le forze politiche.

Nuovo accordo e modifiche dell’Italicum
Il nuovo accordo cambia in profondità lo schema di governo di Renzi, il quale puntava ad una legge elettorale immediatamente applicabile in entrambe le Camere. Ma lo schema rischiava di deteriorare i rapporti con Ncd e gli altri partner di governo che spingevano per una riforma che garantisse a tutti la durata della legislatura. In mattinata la quadra è stata trovata su un emendamento inizialmente presentato da due esponenti della minoranza interna del Pd, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre, e riproposto da tutti i partiti minori. L’emendamento sopprime l’intero articolo 2 della riforma, quello che regolava l’elezione del Senato. L’Italicum quindi si applicherà solo alla Camera mentre al Senato si voterebbe, salvo abolizione della attuale Camera Alta, con il cosiddetto “Consultellum”, cioè il proporzionale puro figlio della sentenza della Consulta. Un sistema che, visto l’esistente tripolarismo, condannerebbe alle larghe intese (si commenta in Parlamento) mentre alla Camera ci sarebbe un vincitore. L’accordo è stato sancito da un comunicato di Silvio Berlusconi, al termine di una riunione di Forza Italia: oltre alla “disponibilità” sull’emendamento, è stato espresso “grave disappunto per la difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”.
 
Dopo il via libera allo stralcio dal testo delle norme che riguardano il Senato, restano ancora alcuni punti da definire. Nel testo finale ci saranno un premio di maggioranza al 37% e una soglia di sbarramento al 4,5% per i partiti in coalizione. Confermato anche l'emendamento per delegare al governo l'individuazione dei collegi. Sì anche alle candidature multiple, che dovrebbero essere consentite in un massimo di otto collegi. Potrebbe invece essere archiviato, e non comparire dunque nel testo finale, l'emendamento cosiddetto "Salva Lega" presentato da Forza Italia, ma chi sta conducendo le ultime trattative spiega che la questione deve ancora essere decisa in maniera definitiva.
 
Il Pd ritira (quasi) tutti gli emendamenti
All’assemblea dei deputati del Pd, il capogruppo Roberto Speranza ha chiesto ai suoi di ritirare tutti gli emendamenti, tranne quelli dell’accordo ed uno sulla parità di genere nelle liste. Speranza è stato accontentato,ma i parlamentari della minoranza hanno insistito sulla preferenza, su cui ci sono diversi emendamenti di M5s, di Sel e di Ndc, sui quali si voterà a scrutinio segreto. E il lettiano Marco Meloni non ha voluto ritirare il suo su questo tema.
 
Le reazioni
Angelino Alfano è ovviamente il più soddisfatto dell’accordo e in un tweet ha scritto: "Dobbiamo superare il Senato. Quindi legge elettorale solo per la Camera. Noi non siamo delusi da Renzi. Patti chiari, riforme certe #avantitutta". Altro clima in casa Forza Italia dove l’accordo è stato vissuto diversamente, al limite dell’imposizione. Ieri, un Silvio Berlusconi descritto come tutt’altro che soddisfatto, aveva riunito a palazzo Grazioli i suoi fedelissimi e solo dopo diverse ore ha dato il via libera alla riforma, sottolineando comunque la sua delusione e “il grave disappunto” nei confronti dell’interlocutore Renzi. Nel Pd infine ha salutato con soddisfazione l’accordo Gianni Cuperlo che parla di "un bel passo avanti". "Stralciare le norme sul Senato e agganciare con più chiarezza la legge elettorale alla riforma costituzionale - prosegue - va nella direzione di dare al Paese una legge elettorale efficace e seria". Mentre di tutt’altro tono sono i commenti di Pippo Civati: "Ma si è mai visto un sistema politico bicamerale con due leggi diverse per ognuna delle due Camere? Mi appello a Napolitano per sapere se va tutto bene". Minaccia invece problemi Scelta Civica. "Chiediamo al presidente Renzi di chiarire il senso politico e istituzionale del cosiddetto accordo Pd-Fi sulla limitazione alla sola Camera dei deputati della nuova legge elettorale, senza differimento della sua entrata in vigore sino alla riforma del Senato", afferma in una nota Renato Balduzzi, responsabile riforme di Sc che reputa quindi importante "a questo punto un incontro di maggioranza che chiarisca la prospettiva istituzionale del nostro Paese".
 
I rischi di una legge diversa per le due Camere
La decisione di applicare l’Italicum alla sola Camera dei Deputati è una decisione figlia della mediazione, della volontà di mettere d’accordo parti molto distanti con interessi altrettanto lontani. Ma se questo compresso è forse indispensabile per ottenere il via libera alla riforma, porta però in dote un rischio non trascurabile. Se infatti tutto andrà come ritiene e come si augura il presidente del Consiglio, dopo il via libera all’Italicum, arriverà la cancellazione del Senato della Repubblica e, solo dopo, si tornerà al voto. In questo caso non ci sarà nessun problema e, almeno dal punto di vista delle riforme si potrà dire che è andato tutto bene. Ma se invece si dovesse tornare alle urne dopo l’approvazione della nuova legge elettorale e prima del superamento del bicameralismo perfetto, allora l’Italia si troverebbe a scegliere i propri rappresentanti con due differenti leggi. Cosa perfettamente legale e possibile dal punto di vista costituzionale ma cosa che potrebbe dare come risultato due differenti maggioranze, una alla Camera e una al Senato, con buona pace della governabilità e della semplificazione.

Il Tweet del Presidente Grasso: "Con riforma, trovare equilibrio tra le due Camere"
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha detto che passerebbe "volentieri alla storia come ultimo presidente di Palazzo Madama", salvo poi rimarcare l'esigenza di equilibrio nella riforma del bicameralismo perfetto. Riforma che si intreccia e rientra nell'accordo tra le forze politiche per l'Italicum.