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MONDO

Il ministro della Difesa, Trenta: "No a prove di forza nel governo"

Libia, Conte: c'è serio rischio di crisi umanitaria e ondata migratoria

"Haftar mi ha chiesto via libera, ho risposto no derive militari" dice il premier a Il Fatto Quotidiano. A Palazzo Chigi gabinetto ad hoc sulla crisi. Contatti con Usa-Francia.  Parigi nega coinvolgimenti con l'offensiva lanciata da Haftar contro Tripoli: "Mai stati avvisati". Nuovo raid aereo su Ain zara

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"Mi è stata consegnata una lettera personale del generale Haftar, a conferma della fiducia che ha nei miei confronti. Io ho chiesto ai suoi emissari aggiornamenti sulla situazione sul terreno. Loro affermano di voler liberare il Paese dalle formazioni terroristiche e operare una unificazione delle forze armate e di sicurezza. Io ho ribadito la mia ferma opposizione a una deriva militare che farebbe ulteriormente soffrire la popolazione civile già provata". Lo fa sapere il premier Giuseppe Conte, in un'intervista al Fatto Quotidiano.   

"Ho ribadito - aggiunge Conte - la mia disponibilità a mantenere aperto ogni tipo di dialogo utile a pervenire a una soluzione politica".   Secondo il premier "c'è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria che finirebbe per sfinire una popolazione già provata da otto anni di instabilità. In caso di conflitto armato, potrebbero interrompersi le rotte libiche interne di migranti provenienti da altri Paesi, in particolare dell'Africa subsahariana. Ma da Paese per lo più di transito, la Libia diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni. Questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che non funziona ancora a livello europeo".  A questo proposito ieri il premier ha convocato un vertice a Palazzo Chigi annunciando l'istituzione di un Gabinetto di crisi ad hoc attivo fino alla fine dell'emergenza per coordinare al meglio tutti i ministeri.

Trenta: no a prove di forza, governo resti unito. Serve dialogo
"La situazione libica è in un momento di crisi. È bene che il governo rimanga unito e tutti i ministri si muovano con intelligenza e compostezza". Lo dice il ministro della Difesa Elisabetta Trenta in un'intervista al Corriere della Sera. "Stiamo monitorando la situazione - fa sapere Trenta- e dialoghiamo con tutti i protagonisti sul campo, così come con i partner internazionali. Per questo ripeto che non servono prove di forza, non serve fare i duri come vedo fare a qualcuno per avere qualche titolo sui giornali. Serve intelligenza,compostezza, dialogo. E serve avere testa, non la testa dura".   

"Parigi è un nostro partner - aggiunge il ministro - e mi aspetto correttezza". "Con una guerra - osserva pure - è possibile una nuova ondata di migranti. Perciò dico che bisogna metterci la testa", si deve "avviare un vero processo di riconciliazione nazionale".   Sulla possibilità di inviare nuovi reparti in Libia dopo che gli italiani sono già a Misurata, Trenta risponde: "Per il momento no. E se qualcuno pensa a un intervento militare in Libia, posso già dire che non esiste. Non saranno ripetuti gli errori del passato. E non sosterremo alcun ipotetico impegno di altri Paesi. Questo deve essere molto chiaro. Siamo vigili nel monitorare la sicurezza delle nostre aziende, vigili nel coordinare i nostri uomini a Misurata che con l'ospedale da campo offrono sostegno importante alla popolazione locale, ma una Libia bis non esiste".

Le ombre su Parigi e l'indiscrezione del Wall street journal
Secondo il Wall Street Journal, l'Arabia Saudita avrebbe promesso decine di milioni di dollari ad Haftar per proseguire la sua offensiva su Tripoli. E sul sostegno all'uomo forte della Cirenaica, in queste ore, è la Francia a finire nel mirino. Parigi ha infatti inizialmente bloccato la dichiarazione Ue per il cessate il fuoco in quanto conteneva un riferimento diretto ad Haftar. Oggi, invece, indiscrezioni pubblicate da Repubblica raccontavano che poco prima che partisse l'offensiva dell'Esercito nazionale libico su Tripoli, emissari del generale sarebbero volati a Parigi per avere il placet dell'Eliseo sull'attacco. Ipotesi, questa, che la Francia nega con forza. "Come i nostri partner, parliamo con tutte le parti del conflitto in Libia, al fine di ottenere un cessate il fuoco", ha detto un portavoce del Quai d'Orsay. "Non siamo mai stati avvisati di un'offensiva su Tripoli, che abbiamo condannato fin dal suo inizio", è la smentita del ministero degli Esteri francese.

Con la cancelleria Angela Merkel Conte ha avuto un colloquio telefonico. Sin dall'inizio della crisi, l'Italia condivide una certa neutralità, nonché la convinzione che quella politica sia la sola soluzione percorribile. Certo, come ieri accennava lo stesso Conte, pesano le "influenze esterne". Influenze che, in questi giorni, hanno anche infiammato la maggioranza giallo-verde, con il vicepremier Matteo Salvini pronto a lanciarsi in un'offensiva verbale contro Parigi.

Ancora scontri, raid contro le milizie che difendono la capitale
Caccia militari hanno solcato i cieli libici: per la prima volta i raid delle forze di Haftar hanno colpito l'area di Tajoura, a est, a metà strada tra Tripoli e Misurata. Ma anche Zuwara, a ovest, nei pressi del confine tunisino. L'Eni, che nell'area è impegnata a Mellitah, ha assicurato che "le attività proseguono regolarmente. Le azioni militari di cui si è parlato sono avvenute a più di 25 chilometri di distanza dalle strutture operative ed erano dirette ad una vecchia caserma delle milizie".    Sulla linea del fronte nei pressi della capitale si è registrata invece una sostanziale calma. Ain Zara, il sobborgo a circa 15 km a sudest dal centro di Tripoli teatro nei giorni scorsi di furiose battaglie, è sotto il controllo delle forze governative. A ridosso della periferia ovest della cittadina, dove pure ci sono stati violenti combattimenti negli ultimi giorni, le milizie fedeli a Sarraj hanno disposto un checkpoint oltre il quale non si può passare. Ovunque mucchi di arenaria lungo la strada che vengono utilizzati come bastioni difensivi improvvisati. Mentre lungo la direttrice di Salahelddin, a ovest di Ain Zara, le forze governative sono attestate oltre la moschea di Khallet Alforjan. A quanto si apprende, i militari di Khalifa Haftar sarebbero posizionati circa 15 km a sud.   L'esodo, intanto, continua: almeno 9.500 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case dall'inizio del conflitto armato a Tripoli e dintorni, secondo dati dell'Onu. Solo nelle ultime 24 ore, gli sfollati sono stati 3.500.

Nuovo raid aereo su Ain Zara
Le forze del maresciallo Khalifa Haftar hanno compiuto un raid aereo contro un compound delle forze fedeli al governo di unità nazionale nei pressi di Ain Zara, 15 km a sudovest di Tripoli. Lo riferiscono all'agenzia Ansa fonti nella capitale, secondo cui i caccia non hanno centrato l'obiettivo, colpendo una scuola elementare, oggi chiusa.

L'Onu chiede una "pausa umanitaria"
Le Nazioni Unite chiedono una "pausa umanitaria" nei combattimenti vicino a Tripoli, per facilitare la partenza dei civili e fornire assistenza a coloro che rimangono. Lo ha detto il portavoce dell'Onu, Stéphane Dujarric.  "I combattimenti continuano e c'è in realtà un aumento nell'uso dell'artiglieria pesante che può avere un impatto devastante, specialmente nelle aree urbane", ha detto il portavoce dell'organizzazione, sottolineando che "i combattimenti impediscono alle persone di fuggire e vengono prese di mira anche squadre mediche e ambulanze, il che è assolutamente inaccettabile".