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MONDO

Il conflitto

Libia, la Corte Penale Internazionale indaga su Haftar. Ripresi i combattimenti

La Corte Penale Internazionale ha aperto un’inchiesta dopo le denunce per le 11 fosse comuni scoperte a Tarhuna. 

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di Leonardo Sgura
Dopo una settimana di relativa calma, stamattina in Libia sono ripresi i combattimenti. Secondo le notizie diffuse dai media locali, rilanciate dall’emittente satellitare Al Arabiya, all’alba le forze del generale Haftar hanno fatto scattare attacchi aerei su un convoglio militare del Governo di Accordo Nazionale che stava attraversando la zona desertica di Al Shueiref, area desertica a sud ovest della città di Sirte, terminale strategico per il controllo dell’industria petrolifera del paese. Altre incursioni aeree sono state compiute contro truppe di Tripoli a est di Misurata, nella zona di Sadada.
 
E’ la risposta armata dell’Lna, l’esercito della Cirenaica, alle parole di Mohamed Gununu, portavoce per le operazioni militari del governo di Al Serraji, che ieri aveva indicato Sirte e Al Jufra come imminenti obiettivi delle milizie di Tripoli: “La loro liberazione dai mercenari russi, siriani e africani è diventata più urgente che mai e siamo determinati a realizzarla", si legge in un comunicato in cui il Gna ritiene “inaccettabile parlare di cessate il fuoco mentre mercenari stranieri, in combutta con i complici golpisti libici, controllano i nostri giacimenti petroliferi”. L’accusa è rivolta ai sostenitori di Haftar, Mosca e Abu Dhabi, ma in particolare all’Egitto, che protegge i golpisti, dice Tripoli, nel momento in cui minaccia di intervenire “se verrà oltrepassata la linea rossa che unisce Al Jufra a Sirte”.

Il nodo che in questo momento continua a impedire il dialogo resta dunque il controllo dell’industria petrolifera, unica risorsa del paese, bloccata dalla fine di gennaio dopo che le tribù locali e la milizia privata speciale che si occupa della sicurezza degli impianti hanno deciso di schierarsi con Haftar.

Serraji, grazie all’ingresso della Turchia nel conflitto, ha ripreso il controllo di quasi tutta la Tripolitania, ma i 6 miliardi di dollari perduti per lo stop all’export del petrolio creano difficoltà enormi al funzionamento delle istituzioni libiche.
 
L’offensiva diplomatica di questi giorni vede Tripoli impegnata a delegittimare Haftar come controparte di una possibile trattativa di pace, chiedendo alla comunità internazionale di riconoscerlo come “golpista e criminale di guerra”.

La Corte Penale Internazionale ha aperto un’inchiesta dopo le denunce per le 11 fosse comuni scoperte a Tarhuna. E Al Serraji ha scritto ai giudici dell’Aja, dicendosi pronto a collaborare con una missione del tribunale in Libia per indagare e accertare al più presto i crimini “nazisti” compiuti contro i civili. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, dopo la denuncia dei fatti di Tarhuna, ha approvato l’invio di una missione conoscitiva per accertare violazioni e abusi commessi negli ultimi quattro anni.

L'Unsmil, la missione delle Nazioni Unite in Libia, insieme alla ong Human Rights Watch accusano le truppe della cirenaica di aver provocato oltre cento, tra morti e feriti, con le trappole esplosive lasciate negli edifici della periferia della capitale mentre toglievano l’assedio. Squadre di sminatori turchi stanno lavorando per bonificare i quartieri colpiti. Tripoli ha chiesto anche al governo italiano l’invio di personale militare specializzato per le operazioni di bonifica, senza le quali migliaia di sfollati non possono tornare a vivere nelle loro case.
 
Il Sudan ha annunciato oggi di aver arrestato 122 persone, tra cui otto minori, assoldate come mercenari per andare a combattere in Libia, scrive l’agenzia di stampa Suna, secondo cui i miliziani erano tutti in partenza dalla regione del Darfur. Intanto, Khalifa Haftar ha incontrato stamattina a Bengasi il primo ministro Abdullah Al Thani e il Ministro degli Esteri Andel Hadi Al Hawij per esaminare una soluzione diplomatica del conflitto in sintonia con gli accordi di Berlino, ma anche per respingere “l’aggressione esterna” e “porre fine alle milizie” che hanno invaso la Libia, con un chiaro riferimento alla presenza Turca nel paese.