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MONDO

Vaticano

Papa Francesco: "Triste vedere sacerdoti e vescovi attaccati ai soldi"

Dure parole del Pontefice durante l'omelia a Santa Marta: "Chiesa chiamata a servire non a diventare affarista". In un'intervista ad un giornale olandese mette in guardia dalla tentazione della corruzione: "Credente non può parlare di povertà e fare vita da faraone"

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"Nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. È triste dirlo, no?". Papa Francesco usa parole dure, durante l'omelia della messa a Santa Marta, per condannare la corruzione. 

Dopo lo scandalo Vatileaks 2 arriva il monito di Papa Francesco: Vescovi e sacerdoti vincano la tentazione di una "doppia vita",  la Chiesa è chiamata a servire, non a diventare "affarista". "Quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte" non è "al servizio, bensì si serve degli altri", ha aggiunto il Papa invocando il Signore che ci dia "quel punto d'onore di andare sempre avanti, rinunciando alle proprie comodità tante volte e ci salvi dalle tentazioni".

"Credente non può parlare di povertà e fare vita da faraone"
Di corruzione e tentazione il Pontefice ha parlato anche in un'intervista al giornale di strada olandese Straatnieuws. "Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare". Mette in guardia dalla "tentazione della corruzione" che c'è sempre nella vita pubblica, "sia politica, sia religiosa". 

Pericolo della corruzione
Papa Francesco afferma che con i governi "si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Per esempio: noi gestiamo questo palazzo, ma i conti sono tutti controllati, per evitare la corruzione. Perché - afferma - c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica". Il Pontefice racconta di aver parlato tempo fa di questo con un ministro dell’Argentina, un "uomo onesto. Uno che ha lasciato l’incarico perché non poteva andare d’accordo con alcune cose un po’oscure. Gli ho fatto la domanda: 'Quando voi inviate aiuti, sia pasti, siano vestiti, siano soldi, ai poveri e agli indigenti: di quello che inviate, quanto arriva là, sia in denaro sia in spesa?'. Mi ha detto: 'Il 35 per cento'. Significa che il 65 per cento si perde. È la corruzione: un pezzo per me, un altro pezzo per me".

"Beni della Chiesa servono per scuole e ospedali"
Il Pontefice richiama all'essenzialità e sui beni della Chiesa dice che servono per mantenere "le strutture" della Chiesa stessa, ma anche che per "tante opere che si fanno nei Paesi bisognosi: ospedali, scuole"; anche le opere artistiche come la Pietà di Michelangelo non possono essere vendute perché sono "tesori dell’umanità". E "questo vale per tutti i tesori della Chiesa. Ma abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date".