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POLITICA

Botta e risposta sul ddl del Governo

Renzi: "Sul Senato no allo status quo". Grasso: "Se la riforma non cambia non ci sono i numeri"

Scambi verbali a distanza tra il presidente del Senato e il premier. Il segretario del Pd: "Rispetto ma bisogna cambiare". L'inquilino di Palazzo Madama: "Con monocameralismo a rischio democrazia"

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Roma
Sulla riforma del Senato è botta e risposta tra il primo inquilino di Palazzo Madama, Piero Grasso, e il premier, Matteo Renzi.

Il primo a sollevare il dubbio è l'ex procuratore nazionale antimafia. Intervistato da 'La Repubblica', Grasso si dice preoccupato dalla tenuta degli spazi costituzionali e da una possibile riduzione della democrazia diretta. "Non si può incidere sulla forma dello Stato solo con la tagliola della calcolatrice" sono le parole del presidente del Senato che propone anche una combinazione tra rappresentanti delle autonomie e componenti eletti dai cittadini, con i senatori eletti "contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all'interno degli stessi consigli", senza dare la fiducia al governo o votare leggi attuative o finanziarie, occupandosi invece di questioni territoriali, di leggi costituzionali o di revisione, trattati internazionali e leggi che riguardano i diritti fondamentali. 

Alla critica di Grasso non si fa attendere la risposta del presidente del Consiglio che ribadisce: "Rispetto il Senato, ma dico no al mantenimento dello status quo. Capisco le resistenze di tutti, ma la musica deve cambiare. I politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro. Mai più bicameralismo perfetto". E scandisce: "Il modello che proponiamo rispetta la Costituzione".

Grasso non ci sta a passare come conservatore e dallo studio di 'In mezz'ora replica: "Sono il primo rottamatore del Senato, il primo che vuole eliminare questo tipo di Senato. Ma la riforma monocamerale mette a rischio la democrazia". Ci tiene a sottolineare il presidente del Senato che questa è una sua opinione, anche se molti senatori potrebbero essere d'accordo con lui. E proprio da questi Renzi potrebbe avere una sorpresa se la bozza di riforma non cambia: "Voglio aiutare Renzi a non incontrare quegli ostacoli che potrebbero esserci se le riforme non sono appoggiate dal numero dei senatori" perche', se cosi' rimangono le cose, "i numeri non ci saranno".

Un aiuto che Grasso conferma di aver cercato di dare anche attraverso il ministro delle Rifrome, Maria Elena Boschi: "Le avevo parlato di queste mie perplessità. Ho prospettato quelle che sono le mie idee. Si dice è una bozza e 'accettiamo dei contributi' ma vedo che questo non è avvenuto". 

Una diatriba tra il presidente del Senato e il premier, sulla quale alla fine interviene anche il vicesegretario del Pd, Deborah Serracchiani, difendendo le riforme dell'esecutivo e attaccando Grasso: "E' un presidente di garanzia ma credo anche che, essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni".

Domani al Consiglio dei ministri il ddl costituzionale
Il Senato dovrebbe diventare - nella proposta che il governo invierà alle Camere - un'assemblea non elettiva con al massimo 150 membri. In Aula siederebbero i presidenti delle Regioni e altri tra sindaci e consiglieri regionali. Nessuno di loro, godendo già delle indennità di carica, percepirebbe un compenso. A Palazzo Madama sarebbero poi attribuite competenze su materie specifiche su autonomie locali e territorio. Nel ddl costituzionale, inoltre, sarebbero contenuti anche i progetti di riforma del Titolo V della Carta - e cioè la suddivisione di competenze tra Stato ed enti locali - e l'abolizione del Cnel (Il consiglio nazionale dell'economia e lavoro).

Alcuni senatori Pd con Grasso
Un gruppo di senatori Pd, tra cui Francesco Russo, dice sì alle riforme, ma non vuole essere "mero esecutore" di quanto si deciderà domani al Cdm. "Renzi ascolti le tante voci - si legge in una nota - e non ponga ultimatum". "La posizione di Grasso - dicono i senatori - è condivisibile. Senato sia camera compensazione tra governo e autonomie".