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MONDO

Trump nell'occhio del ciclone

Russiagate: l'ex direttore dell'FBI Comey rende testimonianza davanti al Senato americano

"Non c'e' alcun dubbio che la Russia abbia interferito nelle elezioni americane": lo ha detto l'ex capo dell'Fbi, James Comey, testimoniando davanti al Senato americano. 

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Comey ha iniziato la sua testimonianza davanti alla commissione Intelligence del Senato. L'ex direttore dell'Fbi
è chiamato a dare la propria versione dei fatti nell'ambito delle indagini sul cosiddetto Russiagate, ovvero le possibile
ingerenze della Russia nelle elezioni presidenziali statunitensi dello scorso novembre e sulla possibile collusione tra lo staff del presidente Donald Trump e il Cremlino. 

Il 27 gennaio, alla richiesta di "lealtà" avanzata da Trump, Comey ha raccontato di aver risposto: "Da me avrai sempre onestà", confermando le indiscrezioni di stampa delle settimane passate. Stando alla testimonianza, dopo le parole pronunciate da Trump ("Ho bisogno di lealtà. Mi aspetto lealtà"), Comey non si mosse, né parlò o cambiò espressione del suo volto "durante il silenzio imbarazzante che seguì. Ci guardammo in silenzio. Poi la conversazione si spostò su altro ma [Trump] tornò sulla questione alla fine della nostra cena".

Nell'incontro del 14 febbraio, Trump difese Flynn, dimessosi il giorno precedente. Stando alla ricostruzione di Comey, il
presidente disse che l'ex generale "non aveva fatto nulla di sbagliato nel parlare con i russi, ma che aveva dovuto lasciarlo andare perché aveva fuorviato il vicepresidente". Per Trump, Flynn era "un bravo ragazzo". È in questo contesto che Trump disse a Comey: "Spero che tu possa vedere il modo con cui lasciar cadere la cosa. È un bravo ragazzo. Spero tu possa lasciar cadere la cosa". L'allora direttore dell'Fbi replicò solo con un "è un bravo ragazzo", senza dire che il caso sarebbe stato chiuso.

In una telefonata del 30 marzo, infine, il presidente descrisse l'indagine sulla Russia come una "nuvola" che gli stava impedendo di agire e chiese a Comey, secondo il racconto dell'ex direttore dell'Fbi, cosa potesse fare per "rimuovere la nuvola". Comey rispose che stavano "indagando il più velocemente possibile". Facendo riferimento a un'audizione congressuale della settimana precedente, Comey precisò di aver comunicato ai parlamentari competenti quali individui fossero sotto inchiesta e che "non stavamo indagando sul presidente". "Lui mi ha detto ripetutamente che dovevamo far uscire fuori" che lui non era indagato, ma Comey non lo fece per rispettare i protocolli e girò la richiesta di Trump al ministero della Giustizia.