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ECONOMIA

crac banche

Scontro sulle banche tra il governo italiano e la Commissione Ue

Il ministero dell'Economia: dopo la lettera della Commissione Ue non c'era altra scelta. E Bruxelles boccia il salvataggio di Banca Tercas

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Nuova puntata dello scontro verbale sul crac delle banche tra il ministero dell'Economia italiano e la Commissione Ue. A riscaldare l'atmosfera c'è prima la diffusione della lettera con cui l'Europa ha bocciato l'ipotesi di intervento del Fondo interbancario per i salvataggi bancari, poi, quasi come conseguenza diretta, la bocciatura dell'operazione di salvataggio della 'quinta' banca in difficoltà, l'abruzzese Tercas.

Il previsto intervento del Fondo per l'istituto bancario è considerato infatti aiuto di Stato. La reazione di Via XX Settembre arriva appena un quarto d'ora dopo il no di Bruxelles, con una nota in cui assicura che il 'piano B' per Tercas è già pronto grazie all'intervento volontario di privati con un fondo creato ad hoc e che ha già ricevuto l'adesione del 98% del sistema. Fonti del ministero mettono subito in evidenza come la soluzione adottata per le 4 banche in crisi in realtà, a dispetto delle critiche, non avesse alternative. "Se il governo avesse scelto quella strada - viene sottolineato - avrebbe comunque dovuto farla precedere dalla risoluzione" degli istituti "e quindi dall'azzeramento per azionisti e obbligazionisti subordinati". Non si poteva usare il Fondo, è in sostanza la posizione del Tesoro, che lo spiega nella nota stessa: "La Commissione europea, modificando il proprio orientamento, ha parificato l'intervento del FITD a una misura di supporto pubblico. Infatti la Commissione europea ha ritenuto, nonostante il FITD sia costituito da risorse private, che i suoi interventi siano imputabili allo Stato italiano in ragione dell'approvazione ex post da parte della Banca d'Italia delle decisioni che li dispongono e dell'obbligatorietà dell'adesione al Fondo".  

Del resto l'Ue era stata chiara: "Riteniamo non ci sia contraddizione tra le direttive" per la risoluzione delle banche e quella per la tutela dei depositi, si legge nella lettera dei commissari Hill e Vestager al ministro Padoan, secondo cui l'uso del fondo di garanzia dei depositi rientra appunto nella materia degli aiuti di Stato e fa scattare la risoluzione. La Commissione europea non ha mai detto all'Italia cosa fare o non fare a proposito delle 4 banche in crisi, ma ha solo chiarito quali sono le regole comunitarie in materia. Lo ha chiarito un portavoce dell'esecutivo comunitario in riferimento alla lettera citata. Per Bruxelles, dunque, l'Italia ha deciso da sola "di risolvere le quattro banche utilizzando il fondo di risoluzione".

Resta ora da vedere come verrà orchestrato nel dettaglio il nuovo piano di salvataggio per la Tercas, nel frattempo rilevata dalla Popolare di Bari. Gli istituti di credito, intanto, sembrano già pronti per il piano alternativo. Secondo quanto riferiscono diverse fonti i quasi 300 milioni dell'intervento arriveranno dal fondo volontario costituito dalle banche consorziate. "Allo schema volontario - si puntualizza - ha aderito la quasi totalità del sistema bancario italiano, rappresentante oltre il 98% del totale dei depositi protetti". Attraverso questo piano, il Fondo effettuerà nelle prossime settimane un nuovo intervento a favore di Banca Tercas, "realizzando una sostanziale corrispondenza di effetti rispetto all'intervento originario, pur nella diversità dello schema giuridico".