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MONDO

Bangladesh

Strage a Dacca, omaggio alle vittime nell'Army Stadium. Polizia ferma tre sospetti

Il premier Sheikh Hasina ha deposto una corona di fiori. Nel governo bengalese cominciano intanto ad affiorare le prime divergenze sulla presenza di affiliati Isis in Bangladesh. Il rientro delle salme in Italia martedì pomeriggio

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Il premier Sheikh Hasina rende omaggio alle vittime

I venti ostaggi del caffè di Dacca sono stati uccisi nei primi venti minuti dai terroristi che hanno assaltato il locale venerdì sera. Lo riferisce il capo della polizia bengalese AKM Shahidul Haque, secondo quanto riporta il Dhaka Tribune. "Alcuni media stanno dicendo che abbiamo agito troppo tardi con il blitz, ma non è vero. Abbiamo portato a termine l'operazione in 12 ore, mentre in altri Paesi come il Kenya ci sono voluti 4 giorni per affrontare una situazione simile", ha aggiunto. 

Rientro salme in Italia domani pomeriggio
Le salme delle nove vittime italiane "rientreranno domani alle 18" a Ciampino. Lo conferma a LaPresse Alfredo Graziani, sindaco di Magliano Sabina (Rieti), città di nascita di Simona Monti, uccisa a Dacca venerdì scorso. Il primo cittadino riferisce che "la comunicazione è arrivata dalla Farnesina alla famiglia poche ore fa". I corpi saranno poi trasferiti all'istituto di medicina legale dell'ospedale Gemelli di Roma per gli esami autoptici. Graziani ha confermato che "al rientro del corpo di Simona il paese rispetterà il lutto cittadino". La notizia è stata poi confermata dal ministro degli Esteri. Gentiloni.

Pm Roma valuta rogatoria internazionale
La procura di Roma potrebbe chiedere a breve, tramite rogatoria internazionale, alle autorità del Bangladesh di avere copia degli atti dell'inchiesta sull'attacco terroristico in cui sono morti nove nostri connazionali. Contestualmente, il pm Francesco Scavo, titolare degli accertamenti, potrebbe chiedere di interrogare il terrorista arrestato. In assenza di un trattato di reciproca assistenza giudiziaria tra Italia e Bangladesh, la magistratura della capitale confiderebbe in quello che in gergo è chiamato "atto di cortesia".

Fermate tre persone
La polizia ha inoltre ha deciso il fermo di tre persone per la strage. Lo riferiscono fonti della sicurezza spiegando che ieri sera è stato fermato Hasnat Karim, il professore universitario che era nel locale per festeggiare un compleanno ma ripreso da alcune immagini fumare in terrazza con i membri del commando. E ancora altre due persone che si trovano in ospedale e di cui non è stata resa nota l'identità, sospettate di avere avuto un ruolo nella dinamica dell'attacco al ristorante. Ufficialmente Karim si trovava nel ristorante la sera dell'attacco per festeggiare un compleanno. Ma in alcune riprese fotografiche e video si vede un uomo calvo fumare una sigaretta al secondo piano del locale insieme a due membri del commando. Questo uomo, sospetta la polizia, sarebbe proprio Karim. A preoccupare gli inquirenti c'è anche il fatto che nel 2012 il fermato fu citato insieme ad altri tre professori della NSU che si sospettava avessero contatti con il movimento clandestino Hizb-ut-Tahrir.

L'omaggio alle vittime 
Intanto, il premier bangladese Sheikh Hasina ha reso omaggio questa mattina alle vittime della strage del ristorante di Dacca, fra le quali nove italiani, nello Stadio dell'esercito della capitale. Nel secondo giorno di lutto nazionale per l'attacco jihadista, nel quale hanno perso la vita 20 ostaggi, sei membri del commando e due poliziotti, la premier ha deposto una corona di fiori vicino ai feretri che erano coperti dalle bandiere dell'Italia, Giappone, India, Usa e Bangladesh. Lo stadio è poi stato aperto al pubblico, riporta il Daily Star Bangladesh.

Renzi: Italia e Giappone abbracciati nel dolore
"Ho sentito al telefono il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe. Anche nostri fratelli e sorelle giapponesi sono stati pesantemente colpiti a Dacca, con 7 vittime". Cosi' il premier Matteo Renzi, su facebook. "Ma i valori che i nostri popoli rappresentano e incarnano- aggiunge Renzi- sono piu' forti dell'odio e del terrore. Lavoreremo ancora piu' insieme in tutte le sedi internazionali per combattere l'estremismo e il fanatismo. Italia e Giappone in queste ore si abbracciano nel dolore. E credono che il modo migliore per ricordare le vittime di Dacca sara' difendere gli ideali e i valori delle nostre comunita'".

Farnesina, rischio altri atti ostili 
"In considerazione della presenza nel Paese di formazioni di ispirazione jihadista, non si può escludere il rischio di possibili ulteriori atti ostili". Lo sottolinea la Farnesina nel sito 'Viaggiare sicuri', raccomandando agli italiani a Dacca la "massima prudenza, in particolare nei luoghi abitualmente frequentati da stranieri e di limitare gli spostamenti, soprattutto a piedi, allo stretto necessario". 

I terroristi ricchi rampolli bengalesi
Che il commando fosse affiliato all'Isis è un'ipotesi che intanto va via via allontanandosi, mettendo sul piatto un altro inquietante elemento di analisi. La strage ha dato una violenta scossa a un governo che fino a tre giorni fa negava infiltrazioni della rete del terrore globale in Bangladesh. E mai prima d'ora una rivendicazione è stata vagliata con tanta attenzione.  A poche ore dalla strage al ristorante del quartiete diplomatico, è giunta la rivendicazione da parte dei seguaci del 'Califfo' Abu Bakr al-Baghdadi. Ma gli investigatori hanno potuto far luce sull'identità dei terroristi. Si tratta di giovani rampolli di ricche famiglie locali arruolatisi nelle file della jihad. "Per moda", secondo la versione del ministro dell'Interno.

Isis o non Isis. Nel governo affiorano le prime divergenze
Dal febbraio 2015, quando gli attacchi a intellettuali, blogger, stranieri ed esponenti di minoranze religiose si sono fatti sempre piu' frequenti, Isis e Al Qaeda se li sono sistematicamente attribuiti, collezionandone oltre una ventina ciascuno. Fino alla strage dell'altro ieri, che l'Isis ha fatto sua assicurando attraverso Amaq, l'agenzia di stampa del 'Califfato', che e' stata opera di un commando bengalese di cui si conoscono anche i nomi (oltre che i volti) dei cinque componenti: Akash, Badhon, Bikash, Don e Ripon. Erano seguiti da tempo dalle forze dall'intelligence locale, ha fatto sapere l'ispettore generale della polizia, AKM Shahidul Hoque. E stavolta, all'interno del governo, sono cominciate ad affiorare le prime divergenze.

Fino a qualche mese fa la premier Sheikh Hasina e i suoi ministri escludevano la presenza dell'Isis o di Al Qaeda nel Paese, ripetendo che i colpevoli degli attentati non erano altro che i membri dell'opposizione guidata dal Partito nazionalista bengalese (Bnp) della 'begum' Zia Khaleda, ed in particolare il suo alleato Jamaat Islami. Ieri, il piu' radicale nel continuare a negare la presenza di miliziani riconducibili all'Isis nel Paese e' stato il ministro dell'Interno, Asaduzzaman Khan, che ha insistito nel mantenere la questione entro i confini nazionali, attribuendo la responsabilita' dell'attacco a un gruppo jihadista indigeno, il Jumatul Mujaheddin Bangladesh. Gli autori del massacro sono "tutti istruiti, provenienti da famiglie benestanti, sono andati all'universita' e nessuno di loro ha mai frequentato una madrassa", ha dichiarato il ministro. E alla domanda sul perche' sarebbero diventati militanti islamici, Khan ha risposto secco: "E' diventata una moda".

Non la pensa proprio cosi' il numero due del ministero degli Esteri bengalese MD Shahidul Haque che, presentando all'ambasciatore d'Italia Mario Palma le condoglianze per le vittime italiane, ha sostenuto che "la gente qui e' scioccata e sorpresa perche' si chiede come mai dei giovani possano essersi radicalizzati cosi' tanto". Haque, a differenza del ministro dell'Interno, non ha respinto categoricamente che possa essersi davvero trattato di un'azione coordinata dall'Isis. Ma anche lui ha confermato che "gli autori non vengono dall'Iraq o dalla Siria, sono giovani bengalesi, molti dei quali colti, con buone prospettive e appartenenti alla classe media del Paese".

Un video amatoriale getta ombre sul blitz
Intanto, un video amatoriale del blitz dell'esercito- girato da un cittadino sud-coreano da una finestra che si affaccia sul ristorante attaccato dai terroristi - ha sorpreso gli esperti e gettato altri dubbi sulla versione ufficiale fornita dalla polizia bengalese. I portavoce ufficiali avevano infatti assicurato di aver liberato numerosi ostaggi grazie all'intervento armato. Ma le immagini sembrerebbero mostrare che vi sia stato un rilascio volontario di persone, probabilmente musulmani, fra cui bambini e donne velate, che si vedono camminare con calma attraversando un giardino prima dell'intervento dei blindati, impiegati dopo oltre 10 ore per mettere fine alla presa di ostaggi.

Nel frattempo, per non restare indietro all'Isis nella corsa per la leadership del terrore in Asia meridionale, il leader di al Qaeda nel subcontinente indiano (Aqis), Asim Umar, ha incitato i musulmani dell'India a "sollevarsi" e a lanciare attacchi alle autorita' e alla polizia indiane. E per questo ha evocato l'esempio dei "lupi solitari" in Europa.