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MONDO

Mosca rispetta il voto di ieri, mentre l'Occidente e Kiev non lo riconoscono

Ucraina, nuove sanzioni dell'Ue contro Mosca

Le nuove misure colpiscono 13 persone, tra russi e ucraini, e 2 imprese della Crimea. Intanto i filorussi cantano vittoria dopo il referendum di domenica nell'est e avvertono: le elezioni presidenziali non avranno luogo nelle due regioni separatiste. Ma mentre Donetsk chiede a Mosca l'annessione alla Russia, Lugansk spinge per la federalizzazione dell'Ucraina

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Il referendum nell'est (Epa)
Ucraina
Nuova raffica di sanzioni dell'Unione europea contro Mosca, all'indomani del referendum per l'indipendenza nell'est dell'Ucraina. Il sì vince con un plebiscito, ma la comunità internazionale non riconosce il risultato. I ministri degli Esteri dei 28 Paesi dell'Ue, riunitisi a Bruxelles, hanno varato misure nei confronti di 13 persone - tra russi e ucraini dell'est - e 2 imprese della Crimea. Le nuove sanzioni si aggiungono a quelle previste per 48 personalità russe e ucraine già colpite dal divieto di viaggio e dal congelamento dei beni. E da Kiev, il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy, avverte: "L'Ue è pronta ad adottare sanzioni ancora di "più vasta portata" se la Russia non contribuirà concretamente ad allentare la tensione nella crisi Ucraina".

L’esito del referendum
Secondo i dati diffusi dai ribelli separatisti, il sì all'indipendenza ha ottenuto l'89% dei consensi nella regione di Donetsk e il 90% in quella di Lugansk.

Le regioni separatiste dell’est: “no” alle presidenziali del 25 maggio
Il capo degli insorti filorussi dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha dichiarato che le elezioni presidenziali ucraine del prossimo 25 maggio "non avranno luogo" nella regione di Donetsk. Pushilin ha quindi affermato che per la settimana prossima non è previsto alcun referendum per l'annessione alla Russia ipotizzato da alcuni osservatori. Sulla stessa linea anche i separatisti della regione di Lugansk. Un loro portavoce ha infatti annunciato che il 25 maggio non si terranno le presidenziali ucraine visto l'esito plebiscitario del referendum di ieri.

Donetsk chiede a Mosca di valutare l'annessione alla Russia. Lugansk spinge per la federalizzazione dell'Ucraina
Se all'indomani del voto separatista le regioni di Donetsk e Lugansk sono allineate sul "no" alle elezioni presidenziali, appaiono divise sugli scenari post referendum. Mentre Donetsk ha chiesto esplicitamente a Mosca di entrare a far parte della Federazione Russa, i 'cugini' separatisti di Lugansk" invitano il governo di Kiev all'immediata federalizzazione dell'Ucraina.

L’Occidente e Kiev non riconoscono il referendum separatista
I capi della diplomazia europea considerano illegale e illegittimo il referendum che si è svolto nell'Ucraina orientale. Stessa posizione è stata espressa dagli Usa. La portavoce del Dipartimento di Stato americano ha detto: "Gli Stati Uniti non riconoscono il referendum illegale tenutosi nell'Ucraina dell'est, che non è altro che uno sforzo per creare ulteriori divisioni". Dal canto suo, il presidente ad interim ucraino, Aleksandr Turcinov, ha liquidato la consultazione come una "farsa propagandistica senza conseguenze giuridiche".
 
Mosca: rispetto per il referendum

Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere che rispetterà la "volontà del popolo". Secondo il presidente dell'Osce, Didier Burkhalter, la Russia intende esprimere "rispetto" per il referendum separatista ma non un "riconoscimento".
In seguito, lo stesso Burkhalter ha detto che "Putin sostiene - si legge in una nota - laroadmap e l'impegno dell'Osce in Ucraina".

Intanto, il ministero degli Esteri di Mosca afferma che i referendum organizzati ieri nelle regioni di Donetsk e Luhansk "mostrano in maniera convincente il vero stato d'animo dei cittadini" nell'est del Paese. "L'attuazione pratica dei referendum dovrebbe procedere in modo civile senza alcun ricorso alla violenza, attraverso un dialogo tra rappresentanti di Kiev, Donetsk e Luhansk", si legge in un comunicato.

Continua l'operazione di Kiev nell'est
Le forze armate ucraine proseguiranno le operazioni militari nelle regioni orientali e russofone di Donetsk a Lugansk. Lo fa sapere il ministro dell'interno di Kiev. "L'operazione anti-terrosimo nell'est del Paese non è stata fermata, né esiste ragione alcuna per fermarla mentre i terroristi (i filo-russi) stanno minacciando la popolazione nella regione di Donetsk e Lugansk" ha detto.

La diplomazia lavora per un dialogo tra le parti
Intanto si tenta ogni sforzo per tenere aperto il dialogo diretto tra Kiev e gli insorti. Ma il clima è molto difficile, e la Russia - in particolare - è pessimista: "Un altro incontro quadrilaterale ora non avrebbe prospettive" ha detto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, riferendosi a nuovi colloqui tra Russia, Ue, Usa e Ucraina. "Senza la partecipazione dei separatisti al dialogo diretto sull'uscita dalla crisi non ci sarà alcun progresso" ha detto. Il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier volerà a Kiev per "colloqui con rappresentanti del governo ucraino" e poi si trasferirà nell'est della repubblica ex sovietica. 

Mosca minaccia taglio del gas all'Ucraina
Mosca ha minacciato di tagliare le forniture di gas all'Ucraina a partire dal 3 giugno se, come richiesto, Kiev non inizierà a saldare il suo debito pregresso e a pagare in anticipo le forniture.

A rischio gli aiuti del Fmi
Il Fondo Monetario Internazionale ha fatto sapere di "monitorare la situazione" nel Paese dopo i referendum delle due regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Questo perché la concessione dei 17 miliardi di dollari di aiuti in due anni, decisi a fine aprile dall'Fmi, sarebbe stata ricalibrata - aveva avvertito il Fondo -  se Kiev avesse perso il controllo delle regioni orientali, quelle a più forte industrializzazione.