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MONDO

Washington

La portavoce della Casa Bianca: "Trump non è stato eletto per cenare con i giornalisti"

Il presidente Usa rompe una lunga e solida tradizione con un post su Twitter. Poi va a cena con Nigel Farage

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La Casa Bianca difende Donald Trump nella sua "guerra" con i media. Il presidente non è stato eletto "per spendere il suo tempo con reporter e celebrities", ha detto alla Abc Sarah Huckabee Sanders, una portavoce presidenziale, dopo che il tycoon ha annunciato via Twitter che non andrà all'annuale cena dei corrispondenti della Casa Bianca del 29 aprile.

"Non c'è alcuna ragione per lui di andare, sedersi e fingere che sarà solo un altro sabato sera. Sarebbe ingenuo pensare che possiamo andare tutti in una sala per un paio d'ore e fare finta che non ci sia questa tensione", ha spiegato la portavoce.  

L'annuncio del presidente
"Non parteciperò alla cena dell'associazione dei corrispondenti della Casa Bianca quest'anno", aveva annunciato sabato sera il presidente su Twitter, augurando sarcasticamente a tutti una "buona serata".


Trump a cena con Farage
Dopo aver annunciato che diserterà la cena dei corrispondenti della Casa Bianca, una 'scortesia' senza precedenti da parte di un presidente americano verso il gotha della stampa Usa, Donald Trump se ne è andato a cena nel ristorante del suo albergo di Washington con il suo amico Nigel Farage. E ha lasciato il pool di giornalisti che seguono il presidente alla porta, a ribadire ancora una volta che lui ormai è in guerra aperta con i media americani. La cena con Farage era stata tenuta segreta, ma un giornalista, trovandosi nell'hotel, ha scattato una foto che ritrae i due riuniti a tavola insieme a Ivanka e al marito di lei. Foto naturalmente subito twittata da Farage. 

Trump rincara la dose contro le 'fake news'
Intanto, dopo la bufera per l'esclusione da un briefing ristretto della Casa Bianca del Nyt, della Cnn e di altre testate scomode per l'attuale amministrazione, il presidente ha rincarato la dose su Twitter contro i media 'fake news' che "consapevolmente non dicono la verità", ammonendo sul "grande pericolo per il nostro Paese" e deridendo il Nyt e la Cnn come una "barzelletta". Un esempio? "I media non hanno scritto che il debito nazionale nel mio primo mese è sceso di 12 miliardi di dollari contro un aumento di 200 miliardi nel primo mese di Obama", ha cinguettato ancora, senza però fornire alcuna prova.

La reazione dei media 
La reazione della stampa è stata sostanzialmente compatta, di sdegno, solidarietà e condanna, anche da parte di molte testate ammesse al briefing di Spicer, stritolato in una posizione sempre più imbarazzante. Il Washington Post lo ho messo alla berlina ricordando quanto da lui sostenuto solo due mesi fa, quando assicurò che la Casa Bianca non avrebbe mai bandito alcun giornale perché "questo è ciò che contraddistingue una democrazia da una dittatura". Uno scenario sul quale nei giorni scorsi aveva messo in guardia il senatore repubblicano John McCain: "I dittatori iniziano sopprimendo la libertà di stampa. Non sto dicendo che il presidente Trump sia un dittatore. Sto dicendo che dobbiamo imparare dalla storia".

New York Times: insulto agli ideali democratici
Anche il Nyt in un suo editoriale ha condannato il bando dei giornalisti come un "inequivocabile insulto" agli ideali democratici, stigmatizzando una mossa senza precedenti: "Nessun presidente di qualsiasi partito ha mai escluso una testata accreditata da un briefing della Casa Bianca, durante il Watergate, la vicenda Iran-contra, l'affaire Monica Lewinsky o qualsiasi dei numerosi scandali o crisi". "Il primo emendamento può essere scomodo per chiunque brami il potere senza controllo. Trump dovrebbe ripassare cosa significa e abituarsi ad esso", conclude il Nyt, davanti alla cui sede domani è prevista una manifestazione per la libertà di stampa.