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ECONOMIA

I danni della pandemia da Covid-19 sull'economia

Fmi: "All'Italia serve piano credibile per ridurre debito quando ripresa sarà consolidata"

Per i tecnici dell'istituto di Washington "una strategia credibile per ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil richiede riforme ben identificate per accelerare la crescita e aumentare l'efficienza e l'equità della spesa pubblica e del sistema fiscale"

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"Le spese necessarie per affrontare lo shock pandemico e assicurare la ripresa dovrebbero essere accompagnate da un piano credibile per ancorare una significativa, sebbene graduale, riduzione del debito una volta che la ripresa stessa sarà consolidata". Il giudizio è contenuto nella nota diffusa dallo staff del Fondo monetario internazionale al termine della missione annuale in Italia.

"Il settore pubblico", rileva il Fondo, "ha appropriatamente assorbito gran parte delle perdite di reddito provocate dalla pandemia, ma le politiche dovranno essere raffinate man mano che la ripresa avanza". Secondo i tecnici dell'istituto di Washington, "l'uscita dalle misure di sostegno dovrebbe procedere in tandem con la ripresa, ma gli aiuti dovranno rimanere disponibili fin quando la ripresa stessa non sarà pienamente stabilita".

In ogni caso, avverte il documento, "lo spazio fiscale deve essere usato con prudenza. Assicurare che il sistema sanitario e il programma di vaccinazione siano adeguatamente finanziati è la priorità assoluta".

Secondo l'Fmi, "se la domanda nei settori più colpiti dalla pandemia rimarrà debole anche quando la crisi sanitaria sarà passata, uno stimolo alla domanda mirato, ma temporaneo alla domanda potrebbe aiutare la ripartenza dell'attività sbloccando i risparmi accumulati, incoraggiando le attività a riaprire, riportando i dipendenti al lavoro, generando incassi fiscali addizionali e, in definitiva, riducendo le future cicatrici".

Per i tecnici dell'istituto di Washington, "una strategia credibile per ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil richiede riforme ben identificate per accelerare la crescita e aumentare l'efficienza e l'equità della spesa pubblica e del sistema fiscale".

Duro colpo, ma la risposta dell'Italia è efficace
La pandemia di coronavirus "ha assestato un duro colpo agli italiani e alla loro economia", ma "la tempestiva e decisa risposta delle autorità ha aiutato a fare da scudo". Il giudizio è contenuto nella nota finale diffusa dallo staff del Fondo monetario internazionale al termine della missione annuale nel nostro Paese.

Grazie alle misure messe in campo dal governo e dalle autorità europee, osserva il Fondo, "il reddito disponibile aggregato dei cittadini è diminuito solo modestamente e molte aziende hanno conservato una liquidità adeguata. Non di meno l'incertezza e le preoccupazioni senza precedenti sul futuro provate da cittadini e imprese si riflettono in modo evidente nell'alto tasso di risparmio e nei bassi investimenti".

Futuro
Gli stimoli messi in campo per affrontare la pandemia "saranno necessari anche dopo che la crisi sanitaria sarà passata per limitare le cicatrici del mercato del lavoro e nell'accumulazione di capitale e costruire un futuro più verde, più digitale e più equo".

Pil Italia +4,25% nel 2021
Il Pil italiano potrebbe crescere "di circa il 4,25%" nel 2021, "con un debole avvio seguito da un'accelerazione nell'ultima parte dell'anno". Il Fondo rileva che "le prospettive dell'economia italiana sono legate all'andamento della pandemia e delle politiche di sostegno" e rimangono "incerte". Secondo i tecnici di Washington, "il crescente numero di vaccini autorizzati e il programma di immunizzazione in corso forniranno un via di uscita dalla pandemia, sebbene le mutazioni che stanno emergendo potrebbero causare frenate".

Il documento sottolinea che "il ritorno alle condizioni pre-Covid nella maggior parte dell'economia, rinforzato dalle spese sostanziali previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrebbero far accelerare l'attività economica ben al di sopra della tendenza di medio periodo. Tuttavia", avverte l'Fmi, "molte imprese potrebbero dover far fronte a un eccesso di debito" e potrebbero essere costrette "a chiudere, causando un aumento della disoccupazione se i ricollocamenti e la nascita di nuove imprese sarà lenta".

Per il Fondo, tuttavia, una "considerevole incertezza circonda lo scenario di base". Nel breve termine, "una vittoria più veloce sul Covid attraverso un'accelerazione delle vaccinazioni, sia in Italia sia a livello internazionale, porterebbe avanti l'immunizzazione di gregge e potrebbe sostenere la domanda, con l'attività in grado di superare i suoi livelli pre-Covid già quest'anno.

L'ampio pacchetto fiscale degli Stati Uniti è un ulteriore sostegno verso l'alto. L'efficiente utilizzo delle risorse del Next generation Eu accompagnato da una realizzazione di successo di riforme strutturali orientate a rilanciare la crescita potrebbe generare una più ampia e persistente accelerazione dell'attività nel medio periodo".

D'altro canto, avverte l'Fmi, "una risoluzione più lenta dell'emergenza pandemica ritarderebbe la ripresa, farebbe aumentare il debito delle imprese e i licenziamenti di lavoratori e preserverebbe elevati tassi di risparmio. Se poi la qualità del credito dovesse deteriorarsi marcatamente, la capacità delle banche di finanziare la ripresa potrebbe ridursi".

Inoltre, "un incremento dei tassi d'interesse a lungo termine statunitensi potrebbe far crescere i tassi d'interesse reali in Europa e in Italia più velocemente di quanto dovrebbe essere garantito dall'inflazione sottostante e dal persistente eccesso di capacità".

Assicurarsi che banche mantengano flusso di credito
"La qualità dei prestiti bancari è destinata a indebolirsi quando le misure di aiuto temporaneo scadranno, ma mantenere un flusso un flusso di credito verso le aziende con buone prospettive è essenziale per sostenere la ripresa". I tecnici dell'istituto di Washington incoraggiano anche le autorità "ad agire tempestivamente per affrontare ogni singola banca in difficoltà" e a valutare "caso per caso" quando "permettere il pagamento dei dividendi per evitare di penalizzare gli istituti più capitalizzati e più in grado di generare profitti preservando allo stesso tempo il capitale delle banche più deboli".