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ITALIA

Approdata a Catania nave della Ong con 421 migranti

Migranti. Sos Méditerranée accusa: fermati da Italia, equipaggio costretto a guardare impotente

L'episodio sarebbe avvenuto venerdì in acque internazionali.  I migranti - a bordo di due imbarcazioni in difficoltà - quasi tutti originari di Eritrea e Somalia, provenivano dall'area di Sabratha ed erano stati poi trasferiti nei pressi di Bani Walid

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"Non possiamo accettare di vedere essere umani morire in mare né di vederli ripartire verso la Libia quando la loro imbarcazione è intercettata dalla Guardia costiera libica. Nonostante le condizioni attuali particolarmente difficili in alto mare il nostro dovere è di restare presenti per soccorrere coloro che cercano di fuggire l’orrore dei campi libici, per proteggerli e per continuare a testimoniare la realtà vissuta da questi uomini, donne e bambini in cerca di protezione".

Così l'Ong SOS Méditerranée che ha soccorso un barcone a largo della Libia e che con la sua nave è attraccata questa mattina al porto di Catania. L'organizzazione non governativa in una nota racconta la drammatica esperienza.

"Dopo aver soccorso 387 persone il 22 e 23 novembre ed aver rinvenuto giovedì il corpo senza vita di una giovane donna a bordo di un gommone, l'equipaggio dell'Aquarius è stato venerdì testimone inerme dell'intercettazione di diverse imbarcazioni in acque internazionali da parte della Guardia costiera libica. Venerdì mattina all’alba l’Aquarius ha individuato una prima barca in pericolo in acque internazionali a 25 miglia nautiche dalla costa, est di Tripoli, e poi una seconda ma ha ricevuto l'ordine di restare in 'stand-by' poiché il coordinamento di queste due operazioni di soccorso era stato assunto dalla Guardia costiera e dalla Marina libiche. L’equipaggio dell’Aquarius è rimasto a distanza, rispettando le istruzioni ricevute dalle autorità italiane e per motivi di sicurezza vista la presenza di unità libiche, è stato così testimone in acque internazionali dell’intercettazione di queste due imbarcazioni in pericolo, mentre la sua proposta di assistenza veniva declinata dalla Guardia costiera libica". 

"Abbiamo individuato un gommone che sapevamo, considerate le condizioni meteo e le condizioni dell’imbarcazione stessa, poteva rompersi e affondare da un momento all’altro. Siamo rimasi pronti ad intervenire con il nostro team di soccorritori e il nostro equipaggiamento professionale. Durante le quattro ore di stand-by le condizioni meteo sono peggiorate aumentando così il rischio di naufragio. Eravamo pronti a lanciare le operazioni di soccorso in ogni momento. Questo drammatico avvenimento è stato estremamente duro per i nostri team, costretti ad osservare impotenti operazioni che conducono a rimandare in Libia persone che fuggono quello che i sopravvissuti descrivono come un vero inferno e che noi non abbiamo mai cessato di denunciare dall’inizio della nostra missione nel Mediterraneo. Il deputato di Mdp, Scotto, interviene sulla vicenda criticando l'accordo con la Libia.

Minniti: Italia non costruisce muri
"L'Italia non sta costruendo muri, non abbiamo fermato l'accoglienza, i nostri porti erano, sono e saranno aperti" per i migranti. Così il ministro dell'Interno, Marco Minniti, che a Roma è intervenuto alla presentazione del libro "State-Building in Libya", all'Istituto Affari Internazionali.

Oltre 400 persone approdate a Catania
I 421 migranti soccorsi sabato sono arrivati a bordo Aquarius oggi a Catania. Molti di loro, riferisce la ong in una nota diffusa ieri, "mostrano le cicatrici della violenza, segni di malnutrizione, disidratazione e di stanchezza estrema. Una donna incinta di nove mesi, che ha avvertito le prime contrazioni a bordo dell'imbarcazione di legno, è stata affidata alle cure dell'ostetrica di MSF a bordo della nave". Secondo le testimonianze raccolte a bordo dai volontari di SOS Méditerranée, i sopravvissuti soccorsi sabato 25 facevano parte di uno stesso gruppo detenuto per diversi mesi a Sabratha, poi di recente trasferito a Bani Walid, conosciuto per essere un centro nevralgico del traffico di esseri umani in Libia. "Eravamo tutti nella stessa prigione a Sabratha. Un mese fa, a causa della guerra, siamo stati separati in gruppi di 20 persone, caricati su dei furgoni e trasferiti a Bani Walid e poi ammassati in un'altra prigione dove abbiamo trascorso un mese. Ieri (venerdì: il giorno prima del soccorso) siamo stati trasferiti in un altro posto, una spiaggia dove siamo stati costretti ad aspettare in pieno sole, senza né acqua né cibo".


"L'imbarcazione ha lasciato la Libia attorno alle 6 del mattino", ha raccontato un ventiseienne eritreo ai volontari di SOS Méditerranée, come riferito dalla stessa ong. "Nelle prigioni venivamo picchiati con cavi elettrici. I libici non hanno umanità. Tutti noi eravamo proprietà dello stesso uomo, 'the boss', l'intero gruppo. Altre 600 persone appartenevano ad un altro boss. Nessuno paga lo stesso prezzo per il viaggio in mare. Alcuni hanno pagato 1.000 dollari mentre un altro mi ha detto di averne pagati 6.000", ha aggiunto lo stesso testimone.