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Coronavirus

Iniziate le celebrazioni della Settimana Santa

Coronavirus. Papa: "Dramma della pandemia ci faccia pensare a bene che possiamo fare"

Il Santo Padre: "Le certezze si sgretolano ma Dio ci dice coraggio". Poi rivolto ai giovani: "Gli eroi autentici non sono i ricchi e quelli che hanno una vita splendida, ma "chi non ha paura di spendersi per gli altri". Sono questi gli eroi "veri che in questi giorni vengono alla luce"

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"Il dramma che stiamo attraversando ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore". Così Papa Francesco, durante la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, in streaming dalla Basilica di San Pietro deserta per l'emergenza Covid-19. "Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane", ha aggiunto. Poi rivolgendosi espressamente ai giovani (nella 35esima Giornata mondiale a loro dedicata), il Santo Padre sottolinea che gli eroi autentici non sono i ricchi e quelli che hanno una vita splendida, ma "chi non ha paura di spendersi per gli altri". Sono questi gli eroi "veri che in questi giorni vengono alla luce".

Papa Francesco prosegue: "In questi giorni santi a casa, stiamo davanti al Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare". 

"Quante  falsità, ipocrisie e doppiezze"
"Guardiamoci dentro. Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà. Quante falsità, ipocrisie e doppiezze! Quante buone intenzioni tradite! Quante promesse non mantenute! Quanti propositi lasciati svanire!". Il Pontefice attinge dalle parole dell'apostolo Paolo nei giorni santi, "dove la Parola di Dio, come un ritornello, - spiega -mostra Gesù come servo: Giovedì santo è il servo che lava i piedi ai discepoli; Venerdì santo è presentato come il servo sofferente e vittorioso; e già domani Isaia profetizza di Lui: "Ecco il mio servo che io sostengo". Dio ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo. E difficile amare senza essere amati. Ed è ancora più difficile servire se non ci lasciamo servire da Dio". 

"Ma in che modo ci ha servito il Signore? Dando la sua vita per noi.- spiega Francesco-. Gli siamo cari e gli siamo costati cari. Il suo amore lo ha portato a sacrificarsi per noi, a prendere su di sé tutto il nostro male. E una cosa che lascia a bocca aperta: Dio ci ha salvati lasciando che il nostro male si accanisse su di Lui. Senza reagire, solo con l'umiltà, la pazienza e l'obbedienza del servo, esclusivamente con la forza dell'amore. E il Padre ha sostenuto il servizio di Gesù: non ha sbaragliato il male che si abbatteva su di Lui, ma ha sorretto la sua sofferenza, perché il nostro male fosse vinto solo con il bene, perché fosse attraversato fino in fondo dall'amore. Fino in fondo".

"Il Signore - dice il Pontefice - ci ha serviti fino a provare le situazioni più dolorose per chi ama: il tradimento e l'abbandono. Pensiamo ai piccoli o grandi tradimenti che abbiamo subito nella vita. E terribile quando si scopre che la fiducia ben riposta viene ingannata. Nasce in fondo al cuore una delusione tale, per cui la vita sembra non avere più senso. Questo succede perché siamo nati per essere amati e per amare, e la cosa più dolorosa è venire traditi da chi ha promesso di esserci leale e vicino. Non possiamo nemmeno immaginare come sia stato doloroso per Dio, che è amore. Guardiamoci dentro. Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà". 

Il Pontefice invita a non perdersi mai d'animo, anche nei momenti più duri non siamo soli: "Quando ci sentiamo con le spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli. Gesù ha provato l'abbandono totale, la situazione a Lui più estranea, per essere in tutto solidale con noi. L'ha fatto per me, per te, per dirti: 'Non temere, non sei solo. Ho provato tutta la tua desolazione per essere sempre al tuo fianco'. Ecco fin dove ci ha serviti Gesù, calandosi nell'abisso delle nostre sofferenze più atroci, fino al tradimento e all'abbandono".