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Coronavirus

Il mondo sommerso del lavoro irregolare

Regolarizzazioni, Caritas: "Agire subito, conseguenze più pericolose del coronavirus"

"Badanti, colf e braccianti sono una risorsa. In questo momento 600mila stranieri sono invisibili: rischiano di essere vittime di sfruttamento. Dare loro un permesso di soggiorno aiuterebbe a controllare la pandemia del Covid-19. Sono lavoratori di cui c'è bisogno nelle famiglie e nelle campagne". Lo sottolinea la Caritas rilanciando l'appello di Papa Francesco per garantire dignità al lavoro

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Parte da Caritas Internationalis una riflessione globale sugli effetti nefasti che la pandemia da Coronavirus sta avendo sugli ultimi, sugli emarginati. "Se non agiamo immediatamente, le conseguenze del coronavirus uccideranno più persone della pandemia stessa". E' l'appello lanciato da Caritas Internationalis che sottolinea: "Le conseguenze della pandemia stanno dando prova di poter essere ancor più pericolose e mortali dell'impatto del virus stesso, specialmente per le comunità maggiormente vulnerabili che vivono nei Paesi più poveri. A rischio ci sono 230 milioni di persone nel mondo". E questa riflessione si inserisce di diritto nel pieno della discussione politica in corso in Italia sulla necessità di regolarizzare i lavoratori in nero soprattutto del settore agricolo. Quelli più esposti al rischio malavita e sfruttamento e in questo periodo anche i più esposti al rischio Covid-19.

La presa di posizione della Caritas Italiana
"Sarebbe auspicabile una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri nell'immediato. Ma anche iniziare dall'agricoltura e dalla collaborazione domestica, e poi finire in autunno con il resto del sommerso sarebbe comunque una operazione di grande civiltà, di cui il nostro Paese ha enorme bisogno". Così Oliviero Forti, responsabile dell'area immigrazione di Caritas italiana, commenta al Sir il dibattito sulla regolarizzazione di circa 600.000 lavoratori stranieri irregolari da inserire nel "Decreto maggio" che in settimana potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri. Nelle intenzioni della ministra dell'Interno Lamorgese la priorità sono i braccianti agricoli (circa 200 mila) e le colf e badanti.

Servono misure a sostegno
"Vista la situazione complicata dal coronavirus - spiega Forti intervistato dal Servizio informazione religiosa (Sir) - chiediamo di permettere almeno a chi è impegnato nell'agricoltura di regolarizzare la propria posizione. Questo può andare a beneficio della filiera alimentare e avviare un processo che sia maggiormente compreso dall'opinione pubblica". "E' chiaro - precisa - che non abbandoneremo l'idea di una regolarizzazione su più ampia scala, che però richiede il coinvolgimento di altri attori in tema di orientamento, formazione, accompagnamento per le pratiche. Perché la procedura di regolarizzazione non avviene in un giorno. Servono anche una serie di misure a sostegno, a partire dal superamento dei ghetti. La regolarizzazione sarebbe solo un primo passo di una serie di azioni che andranno fatte per sistemare un settore abbandonato a se stesso, come politiche abitative territoriali e altre misure di sostegno per dare a queste persone una dignità a 360°. Creare le condizioni per un confronto ad ampio spettro sarebbe davvero una ripartenza con il piede giusto".

L'effetto sarebbe abbattere criminalità e sfruttamento
"Azzerare l'irregolarità nel nostro Paese significa dare sicurezza a tutti", prosegue Forti: "Sarebbe un bel contributo per combattere la criminalità e le altre forme di sfruttamento e abusi perché sappiamo che la criminalità si muove sempre nel torbido. Fino a quando non garantiamo trasparenza, sicurezza e regolarità la criminalità spadroneggia". Anche la figura del caporale, osserva il rappresentante Caritas, "non scomparirà del tutto perché è una figura fortemente radicata in certi contesti, però sarà molto meno importante e condizionante rispetto alla vita di queste persone. Perché chi non ha poteri contrattuali non può rivendicare i propri diritti".