Il prezzo della guerra

Le mosse di Putin nello scacchiere bellico: tra sanzioni e ricatti restano le alleanze

Sembrano solo coincidenze, ma grazie alla capacità del Cremlino di dribblare sui divieti, minuto per minuto, le sanzioni alla Russia sembrano allentate. Gas e petrolio pesano ancora

Le mosse di Putin nello scacchiere bellico: tra sanzioni e ricatti restano le alleanze
(Ap)
Vladimir Putin alla parata del Giorno della Vittoria a Mosca, 9 maggio 2022

Sta cambiando qualcosa sugli effetti delle sanzioni occidentali nei confronti di Mosca. E' indubbio che la strategia del terrore da parte russa è costante, ne è prova l'attacco di ieri al porto di Odessa avvenuto solo poche ore dopo l'accordo di Istanbul sullo sblocco del grano ucraino nel Mar Nero e gli attacchi in altre città del paese. Mosca vuole mostrare i muscoli anche quando sembra magnanima, succede quando si ha a che fare con le dittature.

Ma nonostante le antipatie, sul piano internazionale Vladimir Putin ha lanciato una vasta campagna di potenziamento delle alleanze e dell'influenza sotterranea: gli ultimi incontri con Iran, Turchia, paesi arabi e Cina, e i legami sotterranei vecchi e nuovi vengono rinsaldati e rifinanziati soprattutto con i leader e movimenti populisti che stanno tentando di sovvertire gli equilibri politici in Europa. 

Oggi il ministro degli esteri Sergei Lavrov è arrivato in Africa per un tour di visite programmate nel paese. Si comincia dal Cairo in Egitto da dove il capo della diplomazia russo non esita a definire alcune delle sanzioni imposte alla Russia "illegittime" e a mettere in discussione il patto del grano siglato a Istanbul. Lavrov spiega che a ostacolare la piena attuazione dell'accordo sullo sblocco delle esportazioni del grano ucraino sono proprio le sanzioni sulle compagnie assicurative, quelle per l'accesso ai porti stranieri di navi russe e di navi straniere nei porti russi. E così, dal Cairo di fronte al presidente Al Sisi, chiede al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di facilitare il più possibile la parziale revoca di queste misure restrittive e dice: "Il segretario generale delle Nazioni Unite si è offerto volontario per ottenere la sospensione di queste restrizioni illegittime e speriamo che ci riesca".  

Nei giorni scorsi la visita di Putin in Iran, dove assieme all'alleato di tutti e di nessuno Recep Tayyip Erdogan e a Khamenei, si è deciso di fermare l'offensiva contro il Pkk nel Nord della Siria, cosa che ha fruttato l'accordo sul grano di Istanbul in cui il sultano è apparso eccellente mediatore.  Poi il successivo colloquio telefonico tra il leader russo e il Principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, come risposta non soltanto al recente viaggio in medio Oriente del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, quanto piuttosto per garantirsi la messa in sicurezza dei livelli di produzione ed esportazione del petrolio nei confronti di Cina e India, il consolidamento dell'interscambio economico ed il tentativo di bypassare con triangolazioni varie il cappio delle sanzioni che Europa e occidente sta stringendo al collo della Russia.

Allora sembrano solo coincidenze, ma grazie alla capacità del Cremlino di persuadere, questi riesce a dribblare sui divieti, minuto dopo minuto, facendo in modo che le sanzioni vengano allentate. Ne è prova la consegna della necessaria turbina alla russa Gazprom per la quale la Germania ha dovuto sospendere le sanzioni pena non riuscire a ottenere il gas necessario all'Europa. La riapertura dei rubinetti di Nord Stream giovedì scorso, dopo 10 giorni di manutenzione, ha indubbiamente rinvigorito i conti russi, perché rende più agevoli i pagamenti per le compagnie assicurative e altri operatori quando le russe Gazprom e Rosneft vendono gas e petrolio in Paesi terzi.  Dulcis in fundo due giorni fa l'accordo sul grano che di fatto sbloccando il grano ucraino verso i paesi bisognosi ed evitando che la fame prenda il sopravvento, sblocca però anche la vendita del frumento e dei fertilizzanti russi.

Restano i contraccolpi diretti e indiretti dell'inflazione sull'economia globale, che per altro stanno contraendo consumi e domanda e rallentano l'economia del paese che sta per ora, a guardare: la Cina. Una recessione che provoca a sua volta la riduzione della domanda di greggio e di gas da parte di Pechino e New Delhi e innesca ulteriore recessione e surplus di produzione industriale. In fondo, nulla dura per sempre. Mosca non potrà dribblare in eterno.