Amianto

Marco e mamma Rosa, morta di mesotelioma: “La mia vita non è più la stessa”

La donna non ha mai lavorato all'Eternit, ma per anni ne ha respirato le fibre. Nel 2005 la scomparsa. Da allora il figlio non ha mai smesso di chiedere giustizia, ma sul processo c'è l'ombra della prescrizione

"Una brutta sera di dicembre mia madre, che non disturbava mai, mi telefona e mi dice 'ho male a un fianco'. Da lì è iniziato il nostro calvario". Rosa Grangia riceve la diagnosi di mesotelioma nel gennaio 2005. Dopo pochi mesi muore. Da allora suo figlio, Marco Scagliotti, non ha mai smesso di chiedere giustizia. Abitavano a pochi chilometri dall'Eternit, di cui oggi è rimasta solo una vecchia palazzina. Come tante vittime dell'amianto, la donna non ha mai lavorato in fabbrica, ma ha respirato le fibre che per decenni hanno avvelenato anche l'aria.

Come cambia una vita

Da quando è successo il fatto di mia mamma la vita non è stata più la stessa”, racconta Scagliotti ai nostri microfoni, "perché nella testa rimane il dubbio: toccherà a me? E quando? Alla fine è solo questione di tempo. Vivere con questo dubbio è tremendo, cambia la percezione della vita". Rosa Grangia è tra le 392 vittime del processo Eternit bis. Se il reato di omicidio volontario contestato a Stephan Schmidheiny dovesse essere derubricato a omicidio colposo, il suo caso è uno di quelli che cadrebbe immediatamente in prescrizione

Servizio di Marco Procopio
Riprese di Guido Cravero
Montaggio di Benedetto Mallevadore