Nessuno aggiunge il numero dei dispersi alle vittime, ma chi conosce la montagna sa che solo un miracolo potrebbe restituire qualcuno ancora in vita. E che continuare le ricerche, visto che un blocco alto più di un palazzo è rimasto 'sospeso' e rischia il crollo, è molto rischioso. Il bilancio della tragedia al momento è di sette vittime e otto feriti, due dei quali in maniera grave. Mancano all'appello 13 persone, di cui tre straniere.
Stamattina le operazioni proseguono dall'alto con droni dotati di termocamere e un elicottero speciale della Guardia di finanza in grado di localizzare i segnali dei cellulari anche se sepolti sotto metri e metri di neve.
Sulla montagna hanno perso la vita Filippo Bari di Malo (VI) che ha inviato un selfie ai familiari pochi minuti prima del disastro. Tra i corpi identificati c'è anche quello di Davide Miotti, 51 anni, guida alpina di Tezze sul Brenta molto conosciuto anche perché titolare del negozio "Su e giù sport", scalatore di vette da oltre 25 anni, non è tornato giù dalla Marmolada. Con lui ieri c'era anche la moglie Erica Campagnaro, come lui grande appassionata scalatrice. La coppia, che viveva a Cittadella, in provincia di Padova, aveva due figli di 25 e 16 anni. Il corpo di Erica però non sarebbe stato ancora identificato. Tradito dal caldo nonostante la grande esperienza Paolo Dani di Valdagno, 52 anni, guida tra le più apprezzate. Tanti sui social i messaggi di addio delle persone a cui ha insegnato a scalare quella montagna da cui non è più sceso. Tra i corpi identificati anche quello di Tommaso Carollo di Thiene. Era sulla Marmolada con la sua compagna, rimasta ferita e ricoverata all'ospedale di Trento. Si è salvato invece ed è ricoverato all'ospedale Santa Chiara di Trento un altro escursionista vicentino, un ragazzo di 27 anni di Barbarano Mossano, ritrovato ancora vivo dai soccorritori.
Ora si continua a lavorare per riportare a casa i corpi sepolti sotto ghiaccio e roccia, un'impresa che ha dell'impossibile vista la situazione. Dopo un inverno quasi senza neve, una primavera e un inizio estate segnati dalla carenza di pioggia, maggio e giugno sono stati sconvolti da temperature record. Nell'ultimo mese, per 25 giorni lo zero termico in Marmolada è stato oltre quota tremila. Per sette volte la temperatura, ai 3343 metri di Punta Penia, ha superato i 10 gradi. Il 20 giugno il primato di 13 gradi in vetta: domenica 3 luglio, al momento del crollo, erano 10,7. “In poche settimane, ha dichiarato Gino Comelli, capo del Soccorso alpino Fassano per un quarto di secolo, sotto il ghiacciaio precipitato si è formato un accumulo immenso di acqua. Lo scioglimento che prima impiegava decenni è avvenuto in due mesi e non ha trovato una via d'uscita nei torrenti sotterranei che vediamo sgorgare ai piedi dei seracchi. La pressione dell'acqua, tra ghiaccio e roccia, si è rivelata una bomba: ha sollevato il ghiaccio fino a lanciarlo nel vuoto. Visti caldo e siccità, il processo non era solo evidente. Era visibile”.