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MONDO

Il Presidente Ghani è negli Emirati Arabi Uniti

Feriti nella calca all'aeroporto di Kabul. Jalalabad, spari su manifestanti: vittime. Ghani: tornerò

A Jalalabad i Talebani sparano sulla gente in piazza con la bandiera nazionale. morti e feriti. "Nessuna democrazia, seguiremo la Sharia" avvisano gli islamisti. Catturata la leader della resistenza hazara
I talebani hanno predisposto dei checkpoint sulle strade che portano all'aeroporto di Kabul. Atteso il G7 degli Esteri.  Biden: "Non c'era modo di evitare il caos"

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La crisi umanitaria in Afghanistan assume di giorno in giorni proporzioni più drammatiche mentre le cancellerie di tutto il mondo sono al lavoro per mitigare il caos che regna nel paese.

Centinaia di giovani sono scesi in piazza a Jalalabad sventolando la bandiera nazionale afgana contro la presa di potere dei talebani. Secondo un'agenzia di stampa afgana, i talebani hanno sparato in aria e poi contro i manifestanti. Due sarebbero le vittime.

Manifestazioni anche a Khost e spari contro la popolazione anche all'aeroporto di Kabul, dove una folla di persone si è radunata nella speranza di lasciare il paese.

12 i morti all'aeroporto
Da domenica sono 12 le persone che hanno perso la vita all'interno e all'esterno dell'aeroporto di Kabul: lo riferisce l'agenzia Reuters citando una fonte dei talebani. La fonte precisa che queste persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco o sono morte nei fuggi fuggi.

L'aeroporto e' ancora controllato dai militari statunitensi, ma le strade intorno sono presidiate dai telebani. Secondo alcuni testimoni, gruppi armati impediscono l'accesso all'aeroporto, anche a coloro che hanno i documenti.  I talebani hanno predisposto dei checkpoint sulle strade che portano all'aeroporto di Kabul. Lo riporta la Bbc, sottolineando che i talebani starebbero facendo passare solo gli stranieri.

Bambini oltre il filo spinato
Intanto arrivano nuove conferme della drammaticità della situazione che sta vivendo Kabul in queste ore. "E' stato orribile, le donne hanno lanciato i loro bambini oltre il filo spinato" all'aeroporto"chiedendo ai soldati di prenderli", racconta Skynews un alto ufficiale afgano. "Alcuni bimbi sono rimasti impigliati nel filo spinato".

Biden: "Non c'era modo di evitare il caos"
E nella prima intervista tv, sulla Abc, dopo quanto accaduto il presidente americano continua a difendere la sua scelta,anche se per la prima volta ammette: "Non c'era modo di ritirare le truppe Usa dall'Afghanistan senza che ne seguisse il caos".



Fmi sospende fondi, troppa incertezza
Il Fondo Monetario Internazionale sospende i fondi per il paese asiatico in mano ai talebani, anche l'Onu evacua il suo personale. Parte andrà in Kazakistan per poter continuare ad aiutare la popolazione afghana. Intanto membri del congresso Usa chiedono un indagine sul ritito delle truppe. Biden si difende:non c'era modo di farlo "senza che ne seguisse il caos".

Capo Pentagono: nessuna azione ostile da talebani 
"Nessuna azione ostile finora da parte dei talebani": lo ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin in un briefing con i giornalisti, assicurando che la linea di comunicazione con i talebani "resta aperta". I talebani non stanno interferendo con le operazioni Usa di evacuazione a Kabul: lo ha detto il capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley, Gli Usa "stanno lavorando con i talebani" per garantire l'accesso sicuro degli americani all'aeroporto di Kabul, ha dichiarato il capo del Pentagono Lloyd Austin, aggiungendo che gli Usa non hanno ora la capacità di estendere il perimetro dello scalo né di andare a prendere un grande numero di americani fuori dall'aeroporto. - Ci sono circa 4.500 militari Usa a Kabul per difendere le evacuazioni e finora "non ci sono state interazioni ostili con i talebani" ha concluso Lloyd Austin. 

Conversazione telefonica Draghi-Johnson
"Nel quadro dei contatti internazionali in corso sulla crisi in Afghanistan, il Presidente del Consiglio ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson. Nel corso del colloquio sono state approfondite le possibili iniziative delle rispettive Presidenze del G7 e del G20 a favore della stabilità dell’Afghanistan e a difesa dei diritti umani e della libertà fondamentali nel Paese. La conversazione ha anche permesso uno scambio di vedute sulle prospettive in ambito G20 e CoP 26 in materia di lotta al cambiamento climatico". È quanto si apprende da una nota di Palazzo Chigi. Domani alle 14.30, in collegamento dalla Farnesina, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parteciperà alla Ministeriale G7, riunita in formato virtuale, sull'Afghanistan. 


Ponte aereo per riportare in Italia collaboratori afghani
Dopo il primo volo che ha portato in Italia 85 tra ex collaboratori afgani e loro familiari e una cooperante italiana, altri due velivoli C130J sono decollati dal Kuwait alla volta di Kabul per imbarcare altre 103 persone che verranno poi trasportate in Italia con un KC 767 dell'Aeronautica Militare. A comunicarlo è il ministero della Difesa. 

L'Onu avvia l'evacuazione del personale
Nazioni Unite hanno iniziato ad evacuare il proprio personale dall'Afghanistan, pur ribadendo la propria volontà di "rimanere e operare a sostegno del popolo afgano in un momento di necessità". "Si tratta di una misura temporanea che intende permettere all'Onu di continuare a fornire l'assistenza necessaria riducendo nel contempo i rischi per il personale", ha spiegato il portavoce Stephane Durjarric.

Spari su manifestanti con bandiera afghana a Jalalabad: morti  
"Centinaia, se non migliaia" di persone hanno protestato a Jalalabad, in Afghanistan,  contro l'abolizione della bandiera nazionale afghana, sostituita ovunque dai talebani vittoriosi con la loro. Lo scrive Al Jazeera. Ci sono stati scontri con almeno tre morti e oltre 10 feriti. "Da quando abbiamo visto l'arrivo dei Talebani, tutte le bandiere sono state un po' alla volta rimosse e rimpiazzate dalle loro. Lo abbiamo visto a Kabul. A molta gente questo non piace, ma molti hanno dovuto rassegnarsi. Ma a Jalalabad non si sono rassegnati e qui c'è stata la resistenza di una buona fetta della comunità", scrive Rob McBride dell'emittente qatariota. 

La dichiarazione di Ghani dagli Emirati
L'ex presidente afghano Ashraf Ghani  ha rilasciato una dichiarazione nella serata di mercoledì: "Sono negli Emirati, tornerò presto, in corso consultazioni per il mio ritorno". Sono "senza fondamento" le accuse  secondo cui avrebbe lasciato il Paese portando via con sé decine di milioni di dollari ha detto Ghani in un video messaggio alla nazione dopo la conferma del suo arrivo negli Emirati, assicurando di aver lasciato il Paese "a mani vuote". "Sono stato costretto a lasciare l'Afghanistan", era l'unico modo per evitare uno spargimento di sangue e che "Kabul diventasse un nuovo Yemen o una nuova Siria" ha aggiunto secondo quanto riporta al-AJazeera. Ha aggiunto di aver lasciato il Paese perché costretto dalla sua sicurezza, lasciando le proprie proprietà e "documenti confidenziali".

"Favorevole a colloqui tra Karzai e talebani"
Il presidente afghano in esilio, Ashraf Ghani, ha dichiarato di essere favorevole ai colloqui in corso tra i talebani e l'ex presidente Hamid Karzai e altri funzionari di Kabul. Ghani ha parlato dagli Emirati Arabi Uniti, dove è fuggito nel corso dell'avanzata degli estremisti islamici su Kabul. Ashraf Ghani, che ha lasciato la presidenza afghana domenica con l'arrivo dei Talebani a Kabul, è dunque negli Emirati Arabi Uniti come precedentemente riportato dalla Cnn che aveva ricevuto conferma con una nota del ministero degli Esteri emiratino. Il dicastero precisa che "gli Emirati hanno accolto Ashraf Ghani e la sua famiglia nel Paese per motivi umanitari". L'ambasciata afghana in Tagikistan aveva inoltrato stamane la richiesta all'Interpol per l'arresto del presidente Ashraf Ghani, fuggito dopo l'entrata dei talebani a Kabul, di Hamdallah Moheb e Fazl Mahmoud Fazli. L'accusa è sottrazione di fondi pubblici, scrive Tolonews. Ashraf Ghani, secondo quanto sostiene l'ambasciatore dell'Afghanistan in Tagikistan, citato da Dushanbe da vari media internazionali tra cui la Bbc, avrebbe lasciato il Paese portando con sé l'equivalente di 169 milioni di dollari sottratti alle casse dello Stato. Il diplomatico ha accusato Ghani d'aver compiuto un atto di "tradimento della patria".

Ue: "Rischio aumento pressione migratoria"
L'instabilità in Afghanistan porterà probabilmente ad un'accresciuta pressione migratoria, ci stiamo  preparando quindi per tutti gli scenari". Lo ha detto la commissaria  europea agli Affari interni, Ylva Johansson, durante la riunione in  video conferenza dei ministri dell'Interno dell'Ue, sottolineando come "non si debba aspettare che le persone arrivino alle frontiere esterne dell'Ue: non è questa la soluzione". Secondo la commissaria, "dovremmo impedire alle gente di dirigersi verso l'Ue attraverso rotte non  sicure, irregolari e incontrollate gestite dai trafficanti". "Non dobbiamo aspettare che le persone arrivino alle frontiere esterne dell'Ue. Questa non è una soluzione. Dovremmo impedire alle persone di dirigersi verso l'Unione europea attraverso rotte insicure, irregolari e incontrollate gestite da trafficanti". Così la commissaria Ue,Ylva Johansson, durante la videoconferenza straordinaria dei ministri dell'Interno. "Allo stesso tempo, non possiamo abbandonare le persone in pericolo immediato in Afghanistan.Dovremmo lavorare a stretto contatto con i Paesi della regione ed essere pronti a fornire loro l'assistenza umanitaria e allo sviluppo necessaria".  "Ho invitato gli Stati membri a intensificare il loro impegno sul reinsediamento, ad aumentare le quote per aiutare coloro che necessitano di protezione internazionale e ad offrire percorsi legali complementari". Così la commissaria Ue, Ylva Johansson. "Per me - ha detto - è molto chiaro che le donne e le ragazze afgane si trovano in una situazione particolarmente pericolosa: dare la priorità al reinsediamento rispetto ai percorsi irregolari ha anche una chiara dimensione di genere. La Commissione è pronta ad aiutare nel coordinamento tra gli Stati e fornire il necessario sostegno finanziario aggiuntivo". 
 
La diplomazia al lavoro 
A livello interno, si cerca una transizione pacifica e il tentativo di mediazione è nelle mani dell'ex presidente Hamid Karzai - rimasto a Kabul - che ha creato, insieme al vicepresidente Abdullah Abdullah e all'ex capo dei mujaheddin, Hekmatyar, un gruppo di coordinamento per trattare con Amur Khan Mutaqi, il comandante talebano. Un G7 virtuale è stato convocato per la prossima settimana dal presidente Usa Joe Biden e dal premier britannico Boris Johnson per concordare una strategia comune di fronte al caos in Afghanistan. Gli Stati Uniti minacciano sanzioni se mancherà il rispetto dei diritti umani e civili ma restano aperti al dialogo con i talebani. L'intelligence, secondo i media, avvisò dei pericoli. Tre commissioni a guida dem chiedono un'indagine al Senato. Il Canada annuncia che non riconosce il governo talebano. Per Cina e Russia, invece, ci sono segnali positivi. La Cina sollecita i talebani a unirsi nel dialogo a tutte le fazioni in Afghanistan per costruire un regime "aperto e inclusivo" e mettere in atto una politica interna ed estera "moderata e stabile" che protegga istituzioni e cittadini stranieri nel Paese. Ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, in risposta alle dichiarazioni della prima conferenza stampa tenuta ieri dagli insorti al potere a Kabul. 

Ue-Usa-Gb: profondamente preoccupati per donne afghane
"Siamo profondamente preoccupati per le donne e le ragazze afgane, i loro diritti all'istruzione,al lavoro e alla libertà di movimento. Chiediamo a coloro che occupano posizioni di potere e autorità in tutto l'Afghanistan di garantire la loro protezione". Si legge in una dichiarazione firmata da Ue, Usa, Albania, Argentina, Australia, Brasile,Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Salvador, Honduras,Guatemala, Macedonia del Nord, Nuova Zelanda, Norvegia,Paraguay, Senegal, Svizzera e Regno Unito. 

Johnson promette piano umanitario. Il premier Gb: "Giudicate i talebani per le loro azioni"
Il Regno Unito si impegna a "fare tutto il possible per prevenire una crisi umanitaria" in Afghanistan dopo l'avanzata dei Talebani seguita al ritiro della Nato e a "sostenere" gli afgani in fuga che negli ultimi anni hanno collaborato con l'Occidente. Lo ha detto il premier Boris Johnson aprendo un dibattito straordinario alla Camera dei Comuni, richiamata per un giorno dalle ferie estive. Johnson ha poi insistito che i 20 anni di missione militare sono stati "un successo malgrado le tante difficoltà" rispetto all'obiettivo cruciale del dopo l'11 settembre 2001 di "estirpare al Qaida e fare il possibile per stabilizzare il Paese". Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha detto esortato a giudicare i talebani per le loro azioni, mettendo in guardia la comunità internazionale dal riconoscere "prematuramente o bilateralmente" gli estremisti islamisti che hanno preso il potere in Afghanistan. "Giudicheremo questo regime in base alle scelte che fa e dalle sue azioni piuttosto che dalle sue parole, dai suoi atteggiamenti nei confronti del terrorismo, della criminalità e della droga, nonché dell'accesso umanitario e del diritto delle ragazze a ricevere un'istruzione", ha detto riferendo in Parlamento. 

Pechino: "Segnali positivi, ora dipende da loro"
La Cina parla di "segnali positivi" arrivati  negli ultimi giorni dai Talebani, 'nuovi padroni' dell'Afghanistan, ma al contempo ribadisce la sua linea rossa, "rompere con tutte le forze  terroristiche". "I leader dei Talebani hanno inviato segnali positivi  al mondo affermando che affronteranno i problemi della popolazione e  risponderanno ai suoi desideri", si legge in una nota del ministero  degli Esteri di Pechino diffusa all'indomani di un colloquio  telefonico tra il ministro Wang Yi e il capo della diplomazia turca,  Mevlut Cavusoglu, su iniziativa di quest'ultimo. Il comunicato fa  riferimento anche alle promesse riguardo "la sicurezza delle  ambasciate", le relazioni con "tutti i Paesi", la sicurezza del  territorio. Wang auspica che "questi impegni si traducano in politiche e azioni concrete".  Per Pechino sono "segnali nella giusta direzione" anche le promesse su un governo "inclusivo" e sullo stop alla produzione di  oppio. A fine luglio Wang ha incontrato a Tianjin il mullah Baradar, e ora, si legge nella nota, ha rilevato come "ciò che accadrà" in  Afghanistan "dipenderà dalla politica dei Talebani", ai quali la Cina  chiede di tagliare con "tutte le forze terroristiche", con esplicito  riferimento al movimento islamico del Turkestan orientale, considerato una minaccia per la sicurezza del gigante asiatico. Per Pechino, "la  chiave ora è trovare un percorso di ricostruzione adatto alle  condizioni nazionali dell'Afghanistan".

Iran: collaboreremo con Russia e Cina per pace in Afghanistan
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha avuto oggi un colloquio con i suoi corrispettivi russo e cinese, dando la disponibilità di Teheran a collaborare con le due potenze per instaurare "stabilità e pace" in Afghanistan."L'Iran è pronta a cooperare con la Cina per stabilire la sicurezza, la stabilità e la pace in Afghanistan e a impegnarsi per lo sviluppo, il progresso e la prosperità del suo popolo", ha detto Raisi parlando con il presidente cinese Xi Jinping in una telefonata arrivata da Pechino, secondo il suo sito internet. In un'altra chiamata, ripresa dall'agenzia di stampa France Presse, Raisi ha detto al presidente russo Vladimir Putin di essere aperto a "ogni collaborazione per stabilite pace e tranquillità in Afghanistan". Teheran ha avuto pessime relazioni coi talebani durante il periodo in cui questi sono stati al potere a Kabul. Non ha mai riconosciuto il governo talebano, ma recentemente ha definito il gruppo come "parte della soluzione" in Afghanistan.

I talebani: "Nessuna vendetta"
Durante la prima conferenza stampa dopo la conquista di Kabul i talebani hanno assicurato: "Nessuna vendetta nei confronti dei collaboratori". Le donne "parteciperanno alla vita sociale, potranno andare a scuola", ma - hanno precisato - sempre nel rispetto della legge islamica, della Sharia. I talebani hanno perdonato tutti, sulla base di ordini dei loro leader, e non nutrono inimicizia nei confronti di nessuno, ha affermato il portavoce, Zabihullah Mujahid, in una conferenza stampa. Mujahid ha dichiarato che "presto sarà raggiunto un accordo con cui verrà insediato un governo islamico nel Paese". "Dopo 20 anni di lotta abbiamo liberato il paese ed espulso gli stranieri. E' un momento di orgoglio per l'intera nazione", ha detto. L'emirato islamico dell'Afghanistan promette a tutti i paesi del mondo che l'Afghanistan non sarà una minaccia per nessun paese, ha detto il portavoce dei talebani. 

Massoud: "Pronti a resistenza armata, Occidente ci aiuti"
"Scrivo dalla valle del Panjshir oggi, pronto a seguire i passi di mio padre, con i combattenti mujaheddin pronti a combattere di nuovo contro i talebani. Abbiamo scorte di munizioni e armi che abbiamo pazientemente raccolto dai tempi di mio padre, perché sapevamo che questo giorno sarebbe potuto arrivare". Lo ha scritto sul Washington Post Ahmad Massoud, figlio del guerrigliero e leader dell'Alleanza del Nord Ahmad Shah Massoud, ucciso dai talebani nel 2001 dopo che la milizia si alleò contro i talebani combattendo a fianco degli Usa. Massoud ha lanciato un appello, chiedendo armi ai Paesi 'occidentali': "Sappiamo però che le nostre forze militari e logistiche non basteranno", "abbiamo bisogno di più armi, munizioni e strumenti", "c'è molto che" gli amici occidentali "possono fare per aiutare la causa della libertà. Siete la nostra unica speranza rimasta".