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MONDO

Bruxelles, Cheffou accusato di terrorismo e strage. Charleroi, Procura smentisce pista terroristica

Confermata la morte dell'italiana Patricia Rizzo. Ucciso agente di sicurezza della centrale Charleroi: la Procura smentisce la pista terroristica

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E' Faysal Cheffou, giornalista freelance, il terzo uomo che ha partecipato alla strage dell'aeroporto di Bruxelles martedì scorso. Si tratta dell'uomo con il cappello nero, che si vede  nelle immagini delle videocamere di sorveglianza dell'aeroporto. L'uomo è stato formalmente accusato di terrorismo e strage: lo scrive il quotidiano belga Le Soir.  Sarebbe stato fermato giovedì sera e il suo arresto è stato confermato ieri dopo un lungo interrogatorio. 

Cheffou è stato identificato grazie alla testimonianza chiave del tassista che martedì aveva accompagnato il commando a Zaventem. Il giudice istruttore ha disposto il mandato d'arresto e i capi di accusa riguardano l'attività terroristica. E' stato incriminato per appartenenza a banda terroristica, omicidio e tentato omicidio, ha reso noto la Procura federale belga. Nella perquisizione della sua abitazione non sono state trovate armi.

Faysal Cheffou, il 21 luglio 2014 aveva postato su youtube un servizio in cui denunciava maltrattamenti sui migranti clandestini musulmani detenuti nel centro 127 bis in Belgio. In quel video, realizzato - secondo il titolo di testa - alle 1:46 del 15 luglio 2014 dall'esterno del centro a Steenokkerzeel (villaggio a pochi chilometri a est di Bruxelles, nei pressi di Zaventem) si sentivano le grida degli internati e Faysal spiegava che essi protestavano perché "privati del cibo". Il giornalista spiegava che nel centro i pasti venivano serviti tre volte al giorno, l'ultima delle quali alle 19 troppo presto per i detenuti musulmani che - essendo nel regime di digiuno imposto dal Ramadan tra l'alba ed il tramonto - potevano mangiare solo dopo le 22, quando i pasti erano già stati ritirati. nel video Cheffou denunciava una "violazione dei diritti umani".


Gli altri arresti
La stampa belga ha pubblicato nuovi dettagli sugli altri arresti. Nella casa di Reda Kriket, l'uomo arrestato giovedì sera ad Argenteuil, nell'area parigina, sono state trovate armi e piccole quantità di acetone e acqua ossigenata, ingredienti usati per l'esplosivo Tatp. Reda Kriket, nato il 17 gennaio 1982, era ricercato dall'agosto 2015 per un mandato d'arresto europeo. Kriket, nel luglio 2015, era stato condannato in Belgio con Abdelhamid Abaaoud per un processo sulla filiera jihadista verso la Siria. Le notizie sono diffuse dalla tv belga francofona Rtbf.

L'uomo fermato ieri alla fermata del tram di Schaerbeek, rimane in carcere. Secondo L'Echo e Le Tijd, si tratta di Abderahmane Ameroud. Si tratta di un franco-algerino, già condannato in Afghanistan per complicità nell'omicidio del comandante Massoud. 

Mandato d'arresto anche per Aboubakar A. e Rabah N. Torna in libertà invece, Tawfik A.

La mappa dello Zaventem in casa di Abaaoud ad Atene
Disegni e una mappa dell'aeroporto di Bruxelles sono stati trovati su un computer e una chiavetta USB in un appartamento ad Atene, dove Abdelhamid Abaaoud, la "mente" degli attacchi di Parigi, ha soggiornato a gennaio 2015. Lo riporta il sito greco Skai.gr, citando fonti di polizia. Contattato da Derniere Heure, l'ufficio del procuratore federale non ha confermato le informazioni. Nell'articolo, si legge sul sito del quotidiano belga, viene descritto come "problematico" il modo di procedere delle autorità belghe durante lo scambio di informazioni con le autorità greche.

Parigi-Bruxelles: stessa cellula. Obiettivo: fare più morti possibili
Più passano le ore e meglio si definisce una trama del terrore unica, che dal Belgio si estende alla Francia, ma che presto potrebbe arrivare al capitolo finale. Ne è convinto il presidente francese Francois Hollande: la cellula terroristica che ha colpito negli attentati di Parigi e Bruxelles sta per essere "annientata", anche se potrebbero essercene altre. Poco importa, forse, che Salah Abdeslam abbia deciso di chiudersi nel silenzio dopo gli attentati di martedì. Le indagini nelle due capitali proseguono, si intrecciano, e continuano a dare frutti. Lo dicono gli arresti delle ultime 24 ore. Ad Argenteuil, nella banlieue parigina, è stato sventato un piano "in fase avanzata" e fermato il suo ideatore, legato a quell'Abbaoud che era la 'mente' del 13 novembre.

A Bruxelles, invece, sono stati arrestati sei sospetti in diversi raid, di cui uno a Schaerbeek durato diverse ore. L'uomo ferito e fermato ieri dalla polizia belga a una fermata del tram di Schaerbeek, a Bruxelles, aveva una sacca contenente "elementi esplosivi", secondo una notizia rilanciata in serata da vari media belgi, che citano fonti della polizia. Nei filmati che hanno fatto il giro del mondo, l'uomo, disteso a terra su un fianco sulla piattaforma della fermata del tram, tiene con la mano sinistra uno zainetto grigio che penzola dal cordolo della piattaforma. Disteso a terra per la ferita alla gamba, viene avvicinato da un robot sminatore. 

Le connessioni tra gli attentatori dei due Paesi sono sempre di più, ed è forse ciò che spinge Hollande ad un cauto ottimismo: il domino sta venendo giù, perché sono quasi tutti amici o parenti, coperti da una rete di 'quartiere' che va da Molenbeek a Schaerbeek o poco più in là. 

Ad esempio, l'attentatore fermato ad Argenteuil è Reda Kriket, reclutatore di jihadisti in Belgio, che mandò in Siria anche Abdelhamid Abaaoud. E assieme a lui è stato condannato dal tribunale di Bruxelles l'anno scorso, in contumacia, a dieci anni di carcere nel processo alla 'filiera siriana' che ha preso il nome dal suo leader spirituale, Zerkani, il 'cattivo maestro' che per la procura belga ha traviato un'intera generazione. Proseguendo con i legami, è di oggi la conferma che uno dei due kamikaze dell'aeroporto di Zaventem, Najim Laachraoui, è l'artificiere del gruppo ed ha preparato anche le cinture esplosive usate a Parigi. Il suo dna è stato ritrovato su un frammento di tessuto recuperato al Bataclan

Ucciso agente sicurezza della centrale di Charleroi: la procura smentisce la pista terroristica
La Procura di Charleroi ha smentito ufficialmente la pista terroristica per l'omicidio di Didier Prospero, un agente della sicurezza della centrale nucleare di Charleroi. L'uomo e il suo cane sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco giovedì sera nell'abitazione di Prospero a Froidchapelle. La Procura - si legge su Le Soir - smentisce anche che sia stato trafugato il suo badge. Il corpo di Prospero è stato ritrovato dai suoi tre figli, al loro ritorno da scuola.

La notizia era stata data dalla la Derniere heure, secondo cui l'omicidio, che si sarebbe verificato giovedì sera ma è passato completamente sotto silenzio, sarebbe stato un'ulteriore prova del fatto che fosse proprio un attacco agli impianti nucleari il vero obiettivo dei terroristi della cellula di Parigi e Bruxelles.

Già due giorni fa, il sito del quotidiano belga aveva rivelato che il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga era stato per lungo tempo spiato dai fratelli Ibrahim e Khalid el Brakraoiu. L'arresto di Salah Abdeslam avrebbe però accelerato i piani della cellula, costringendola a rinunciare all'obiettivo primario. Secondo le fonti de la Derniere heure, proprio il presunto furto del badge - smentito dalla Procura - immediatamente disattivato dopo il ritrovamento del corpo, avrebbe reso credibile la pista terroristica.

Spiato il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga
Non è un caso, scriveva mercoledì la Derniere heure, che, all'indomani delle stragi di Parigi del 13 novembre, le autorità di Bruxelles e Parigi abbiano annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza attorno alle centrali nucleari. E sempre la Derniere heure ha rivelato che l'indagine avviata a suo tempo in Belgio per rintracciare la cellula terroristica di Parigi abbia permesso di mettere le mani su prove reali del fatto che fosse proprio questo, un attacco agli impianti nucleari, il vero obiettivo dei terroristi, l'ambizione ultima del cosiddetto Stato islamico. Una minaccia più concreta che mai, una detonazione micidiale nel cuore del continente europeo. Secondo quanto riferito da diverse fonti, ha scritto ancora Derniere heure, tutto sarebbe emerso da uno dei blitz della polizia belga in appartamenti della capitale in seguito agli attacchi terroristici simultanei di Parigi che, come sappiamo, sono stati coordinati proprio da Bruxelles. Ma cosa hanno scoperto gli investigatori nel covo dei terroristi? Il quotidiano belga riferisce di una serie di video che ritraggono l'abitazione, nelle Fiandre, del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga.

Chi spiava lo studioso? I fratelli Bakraoui?
Dopo gli attacchi di martedì 22 marzo, ha riferito ancora la Derniere heure, la polizia ha scoperto chi erano quelle due persone: i due fratelli-kamikaze Ibrahim e Khalid el Brakraoiu. Sarebbero stati loro a prelevare la videocamera sistemata di fronte all'abitazione del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare, poco dopo gli attentati di Parigi. E fonti investigative hanno confermato, nei giorni scorsi, che l'arresto di Salah ha accelerato i piani della cellula, costringendola a rinunciare all'obiettivo primario, il programma nucleare, evitando così il peggio.
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